Pubblicato Lunedì, 16 Agosto 2021
Scritto da Santino Verna

Un uomo di grande cultura e di profonda fede cattolica

UNA CATECHESI VISIVA SULLA MORTE DI PINO PERFETTI 

Ad un anno dalla dipartita, ricordiamo Pino Perfetti, fondatore della sezione atriana di “Italia Nostra” e storico componente dell’AC di Atri. Pino nasceva al Cielo il 21 agosto 2020, in una stanza di quell’ospedale dove era stato per tanti anni autorevole funzionario.

E’ stato sepolto, sulla nuda terra, nel camposanto di Atri, non accanto ai genitori, in una cappella non molto distante, dove ha stilato, attraverso il marmo, una catechesi sulla morte.

Pino, uomo profondamente cattolico, aveva vissuto la stagione di AC nella sua Atri. Quando il “Movimento dei Movimenti”, come lo chiamava con un pizzico di fierezza, chiuse i battenti, all’indomani del Concilio, ne continuò lo spirito, con gli amici di una vita. Ogni estate, avveniva la rimpatriata, organizzata da Piergiorgio Cipollini, Fausto Astolfi e Nicola Zenobio. Si arrivava a 300 presenze, con la S. Messa celebrata in Cattedrale da Don Giuseppe Di Filippo, storico collaboratore di Mons. Cesare Pagani alle ACLI, con lo scherzosa raccomandazione dei partecipanti di dettare un’omelia breve. Poi, il pranzo, solitamente da “Gregorio”, rigorosamente a base di carne e la foto di gruppo nelle vicinanze.

La consuetudine finì negli anni ’90, con la dipartita di vari sodali, ma si trasformò in un’altra rimpatriata, organizzata da Giovanni Verna, con un gruppo molto più ristretto, in un Santuario, con il pranzo nelle vicinanze. La soluzione piacque a tutti, e dopo il 2000, sempre con Giovanni Verna, furono ideati i week-end spirituali, questa volta fuori Abruzzo.  Per armonizzare gli arrivi, la prassi fu inaugurata dal Protocenobio di Camaldoli, e doverosa fu la sosta alla Verna.

Per il sepolcro dei genitori, Enrico e Isabella Di Febbo, Pino, di grande estro artistico (pittore della domenica e autodidatta della tastiera), ha voluto un triangolo, simbolo della SS. Trinità che unisce i due coniugi, deceduti a breve distanza l’uno dall’altro, quando il figlio era molto giovane.

Il papà di Pino, era ebanista e apparteneva ad una famiglia di artigiani-artisti, residenti nella casa di Vico Troli, all’ombra di S. Caterina. Al sepolcro dei genitori è presente una piccolissima Pietà di Michelangelo, acquistata a Firenze, dove Pino ogni tanto si recava per le rimpatriate con gli inseparabili Giovanni Verna, Costanzo Marcone e Giovanni Palma. Al nucleo atriano si aggiunsero il calabrese Francesco Carlomagno e il salentino Salvatore Portaluri, recentemente scomparso. Ovviamente la visita nella capitale dell’arte aveva la solerte guida di Costanzo.

Pino aveva forte devozione mariana, cementata nella sua Parrocchia, la Cattedrale di S. Maria, e la Chiesa di S. Francesco, dove si recava per tante celebrazioni, accompagnate dalla schola-cantorum, con il nome del Santo Poverello di Assisi. Captava con il registratore le voci dei cantori, quasi tutti passati all’altra riva o comunque non più operanti nel coro ora della Cattedrale, per l’avanzare dell’età.

Pino è stato pellegrino in tanti Santuari mariani, come Lourdes, dove si era recato in pullmann. Le trasferte straniere non erano solo all’insegna dei luoghi della fede, ma anche della cultura e dell’impegno sociale. Era un cristiano granitico con quel buon pizzico di anticonformismo maturato nella spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari (nella sua casa si sono tenuti diversi incontri del gruppo atriano) e della Pro Civitate  Christiana di Assisi.

Era un uomo di cultura. La stanza dove passava più ore non era tanto un salotto, quanto uno studio con divano e poltrone. Sempre aggiornato sulle novità librarie, soprattutto abruzzesi, sapeva parlare di abruzzesistica senza scivolare nel provincialismo. Anche quando gli occhi non potevano più leggere, perché restituivano solo ombre, era aiutato dall’amico Nino Bindi, ogni pomeriggio presente in quello stabile dove il sottofondo più gradito sono le campane della Cattedrale.

Se ne è andato il giorno della festa di un Papa forse non troppo simpatico a lui, S. Pio X. Amava tutti i Sommi Pontefici, ma aveva un debole per Papa Giovanni, il Vicario di Cristo della sua giovinezza. Come aveva un debole per S. Francesco. Con la Daff o la Volvo si recava ad Assisi e oltre alla preghiera, ammirava le opere d’arte. Ha amato le cose belle della vita, e Atri ha perso un meraviglioso concittadino che viveva a pieni polmoni la cultura e l’amicizia.

SANTINO VERNA