Pubblicato Lunedì, 19 Luglio 2021
Scritto da Santino Verna

LA DIPARTITA DI CLAUDIO PALMA

STORICO PRESIDE DI PESCARA CHE
INVITAVA GLI ALUNNI A SOGNARE

Il 17 luglio, giornata non molto calda con qualche stilla di pioggia nella città di Pescara, ha concluso la giornata terrena, il Prof. Claudio Palma, storico preside del liceo “G. D’Annunzio” nella città natale dell’Orbo Veggente. Nel giro di neanche di due anni, sono decedute tre figure istituzionali del liceo di Via Venezia, il Prof. Mario Fiesoletti, vice-preside, docente di matematica e promotore dell’informatica al classico, Gino Parone, bidello e ultimo custode della scuola e adesso il preside Palma.

Nato nel 1937 a Gissi, paesino del Vastese conosciuto soprattutto perché ha dato i natali al Ministro Remo Gaspari, il Prof. Palma approdò nella città dannunziana nel 1951, proprio per cominciare il ginnasio nella scuola dove un giorno sarebbe diventato preside. Tra i compagni la Prof.ssa Maria Adele Bucciante, poi docente di Storia dell’Arte al liceo, da non molto in pensione, moglie del Prof. Zopito Di Tillio, pietra miliare del liceo, insigne grecista e docente di latino e greco nella sezione A.

Il Prof. Palma, docente di lettere, dopo la feconda carriera nell’insegnamento, divenne preside allo Scientifico, sempre a Pescara, prima di ricoprire lo stessa funzione al classico. Subentrò al Prof. Francesco Desiderio, nel 1990, ed era già l’epoca di significativi cambiamenti nella scuola superiore.

Uno di questi, nel 1994, l’abolizione degli esami di riparazione, a settembre, per gli alunni che non avevano raggiunto la sufficienza in questa o quella materia. Vennero sostituiti da corsi di sostegno, nel corso dell’anno scolastico, e attivati lungo tutto il pomeriggio. E poi da quelli di recupero, con la promozione già in tasca, ma con rientro anticipato tra i banchi. Un anticipo quasi ridicolo, perché se per i più bravi la scuola si riapriva la terza decade di settembre, per i meno bravi, era in gioco la prima. Per entrambi i casi, si potevano passare luglio e agosto sotto l’ombrellone, con la sbiadita differenza di alcuni testi di ripasso, studiati senza l’ansia degli esami, semmai con la noia di quel rientro nei primi giorni di settembre e con il rammarico della promozione con riserva, segnalata dall’asterisco sui quadri, con lo stesso valore d’incidenza all’esame di Stato, dei temuti esami di riparazione.

Il preside Palma ha saputo gestire con sapienza questo importante periodo storico. Militante comunista, impegnato nel sindacato dei docenti, ha democratizzato il liceo di Via Venezia, dove per tanto tempo andavano prevalentemente i figli della borghesia pescarese e dei luoghi limitrofi, perché dal classico si poteva accedere a tutte le facoltà, a differenza dello scientifico, dove un tempo era interdetta l’iscrizione a medicina e chirurgia, in quanto priva della lingua greca (molti termini medici, vengono dal greco).

Scherzosamente da alcuni studenti il classico statale di Pescara era detto “liceo rosso”, non solo per il preside Palma, ma anche per altri docenti iscritti al PCI, come il compianto Michele Ciafardini, proveniente dalla terra di Ovidio, entrato poi direttamente nell’agone politico. Era anche il liceo di occupazioni e autogestioni, nei primi mesi dell’anno scolastico, con l’indimenticabile Denis Jaromil Rojo, dotato di altoparlante artigianale, con l’esposizione degli ideali di libertà, giustizia e promozione umana.

Il preside era fermo e riservato, vicino agli alunni in difficoltà, sempre con discrezione. Consegnava personalmente le pagelle del primo quadrimestre, all’inizio di febbraio, e quando i voti erano al di sotto del 6, rimproverava senza umiliare. Durante la sua presidenza aumentarono gli iscritti, provenienti da luoghi anche lontani da Pescara. Fu istituita la sezione H, e ricordiamo alunni che, tra andata e ritorno, si sottoponevano al percorso di un centinaio di kilometri al giorno, pur di andare in una scuola che non offriva soltanto sapere, ma granitico calore umano.

La legge dell’età costrinse nel 2004 il preside al pensionamento. Continuò a scrivere, a studiare e a lavorare.  Aveva un’ottima biblioteca in casa, in Via Arapietra, non lontana dal centro di Pescara. Aveva una fede nascosta e diceva che un preside deve essere contento quando alla chiusura del portone, all’una e mezza, nessun alunno si è rotto il braccio. Avrebbe voluto dire, ma lo diceva con il cuore: deve ringraziare il Signore.

Ponendosi tra il serio e il faceto il problema della morte, aveva scelto anche il sacerdote per le esequie: Don Achille Villanucci, Parroco di S. Giuseppe, già docente di religione al liceo. L’istituto di Via Venezia era una delle poche scuole della diocesi di Pescara-Penne con insegnanti di religione non laici. Ricordiamo tra questi Mons. Vincenzo D’Addario.

Grande sportivo, appassionato della montagna dove raccoglieva funghi, il Preside Palma era tifoso dell’Inter e del Pescara. E non poteva essere altrimenti, per un grande della cultura con il sogno di un futuro migliore per la città adriatica. Il preside invitava gli alunni a sognare in modo europeo e internazionale e per questo raccomandava lo studio delle lingue straniere, non solo quelle classiche. Partendo però dal latino e greco, base della civiltà del mondo.

SANTINO VERNA