GIOVANNI VERNA E LA RADIO A 10 ANNI DALLA DIPARTITA

L'AFFETTUOSA MEMORIA CHE ABITA IL CUORE


A dieci anni dalla dipartita del giornalista Giovanni Verna, ricordiamo la relazione con la radio. Infatti quando entrò in RAI, alla sede abruzzese di Via De Amicis a Pescara, il contatto con la regione era esclusivamente radiofonico. Non solo con i notiziari, ma anche con programmi culturali e di intrattenimento.

L’acronimo RAI (Radio Televisione Italiana) originariamente non accennava al piccolo schermo, perché veniva sciolto come Radio Audizioni Italiane. La RAI anche per la quasi omonimia era associata alla scatola sonora.

Quando nel 1979 cominciarono i TG regionali, la radio passava in seconda fila, ma Giovanni rimase sempre affezionato a questo prezioso strumento di dialogo con gli ascoltatori. Toccò a lui la conduzione, la sera del 15 dicembre, del primo notiziario sul piccolo schermo, presentato dal Redattore Capo di Pescara Giuseppe Mori, da poco arrivato da Roma, dove aveva compiuto tutta la carriera giornalistica. Sia che Verna che Mori avevano l’appuntamento in radio, il primo con la conduzione e i servizi, il secondo con “Obiettivo” annunciato dalla rumorosa sigla con voce di Carlo Orsini.

Nel 1988 nacque un terzo appuntamento con gli ascoltatori, il GR della mattina, quasi alle prime luci dell’alba. Questa soluzione ridefinì i turni lavorativi, e per giornalisti e operatori del turno A, significava levataccia antelucana. Rovescio della medaglia, la chiusura, nel 1992, dei programmi radiofonici regionali, in onda nel primo pomeriggio dei giorni feriali. Da quattro anni erano stati chiusi quelli televisivi, e furono ancora tempi di cultura con le puntate dedicate a Luigi Antonelli e Antonio Di Jorio.

Giovanni Verna era assiduo ascoltatore della radio. Ogni mattina, quando si alzava, accendeva la radiolina a pile, sintonizzata, ovviamente, sulla RAI, per i primi notiziari, intervallati da pubblicità, musica e canzoni. L’ascolto proseguiva sull’automobile, per un quarto di secolo la Golf, con la radio alla destra del cruscotto, originariamente con le manopole. Un ascolto che durava non meno di mezz’ora, il tempo di raggiungere Pescara. Poteva diventare un’ora, nei primi giorni della settimana, con la variante della pioggia. E questo specialmente nel budello viario, prima di arrivare a Via De Amicis.

Con la radio una mattina captò il GR del Veneto. Forse aveva orientato la radiolina in un certo modo. Non si scompose e ascoltò i colleghi di Palazzo Labia. Un’altra volta, in Jugoslavia, complici le onde dell’Adriatico, la scatola sonora restituì le voci della sede di Pescara.

Giovannino ascoltava la radio fino alle 8 di sera, perché poi entrava in vigore il piccolo schermo. Poteva esserci un concerto della Filarmonica di Vienna su Radio 3 o una partita della nazionale di calcio su Radio 1, ma i programmi preferiti della TV li guardava sempre.

Quando scoprì Radio Maria e Radio Mater, si sintonizzava anche su quelle frequenze. Aveva seguito il fenomeno di Medjugorje sin dall’inizio, e il lavoro non si era fermato al perimetro dei luoghi visitati dai pellegrini. Aveva conosciuto i Balcani e li visitava ogni anno, abitualmente subito dopo la festa di S. Antonio, tradizione consolidata dopo la guerra degli anni ’90.

Su Radio Maria seguiva volentieri i programmi di preghiera e meditazione di Suor Elvira, la religiosa ciociara trapiantata a Torino, apostola dei tossici. E talvolta, in macchina, anche la S. Messa quotidiana. Già era cominciata la consuetudine della diretta da vari luoghi d’Italia, con una soluzione più pratica della televisione, perché la consolle della radio richiede meno spazio della TV.

La radio ha scandito le ore di Giovannino fino all’incontro con sorella morte.  Nonostante la malattia si interessava dei problemi di politica e di cronaca, e della vita ecclesiale. Un interesse consolidato dal Concilio e nel Concilio, con entusiasmo e amore.

SANTINO VERNA