Pubblicato Venerdì, 18 Aprile 2014
Scritto da Raffaele Di Marcello

 

IL TURISMO COME OCCASIONE DI SVILUPPO DEL TERRITORIO

In occasione del seminario di studi che si è tenuto ad Atri il 14 aprile scorso ho avuto modo di illustrare alcuni dati relativi a due tipologie di turismo che, se adeguatamente supportate da politiche e azioni amministrative, possono contribuire allo sviluppo di un territorio. Parliamo del turismo culturale, che nella definizione dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) “rappresenta tutti quei movimenti di persone motivati da scopi culturali come le vacanze studio, la partecipazione a spettacoli dal vivo, festival, eventi culturali, visite a siti archeologici e monumenti” ma riguarda anche “il piacere di immergersi nello stile di vita locale e in tutto ciò che ne costituisce l’identità e il carattere”, e del turismo naturalistico, che sempre l'UNWTO, rappresenta “tutte le tipologie di turismo basato sulla natura per il quale la motivazione principale dei turisti è l'osservazione e l'apprezzamento della natura e delle culture tradizionali” e nella sua accezione di ecoturismo contribuisce alla protezione della natura e al benessere delle popolazioni locali.

I dati della fondazione Univerde (fig.1) evidenziano che tra i fattori di attrazione nella scelta di una meta di vacanza, per i turisti italiani la cultura e le bellezze storico-artistiche sono al primo posto con il 66% delle preferenze; seguono la natura incontaminata e le bellezze paesaggistiche con il 59%. Analoghi risultati per i turisti stranieri, che scelgono le località di vacanza soprattutto per le bellezze naturali dei luoghi da visitare, per la ricchezza del patrimonio artistico, per conoscere usi e costumi del territorio e per assistere ad eventi culturali e partecipare ad eventi folkloristici.  Nel 2011 nei soli musei, monumenti, aree archeologiche e circuiti museali statali italiani ci sono stati 40.134.446 visitatori e nel 2010 l’industria culturale italiana ha superato i 68 miliardi di euro, pari al 4,9% del valore aggiunto prodotto complessivamente dalla nostra economia. Un Paese come il nostro, che può vantare 420 istituti statali dipendenti direttamente dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (MIBAC), oltre 4.000 istituti gestiti da altri soggetti (tra cui i Comuni, che detengono il 45% delle strutture), 47 siti inseriti nella Lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO, 900 centri storici principali, 6.850 centri storici minori e più di 15.000  nuclei abitati storici (nuclei isolati, frazioni, borghi, villaggi e insediamenti religiosi e militari), è paradossalmente al di sotto della media europea in termini di incidenza percentuale della spesa dedicata al settore ricreazionee cultura sul totale dei consumi posizionandosi, nella classifica dei paesi europei (guidata dalla Finlandia) al  21° posto su 27. Questo vuol dire che il nostro Paese non investe in maniera adeguata su un settore trainante dell'economia nazionale e le condizioni del nostro patrimonio storico-culturale, sia a livello statale che locale, ne sono testimonianza. Passando al turismo, o meglio ai turismi, che interessano i settori naturalistici, ambientali, paesaggistici ed ecologici, la crescita del settore è testimoniato dall'ultimo rapporto Ecotour, presentato a Lanciano nei giorni scorso, a cura dell'osservatorio coordinato dal prof. Tommaso Paolini. I dati, infatti, mostrano una crescita continua di presenze nelle strutture ricettive nelle aree protette in ambito nazionale  (fig. 2), con un aumento di turisti stranieri. Tra le aree protette più richieste spicca il Parco Nazionale d'Abruzzo, che essendo l'area protetta più antica di Italia (insieme al Gran Paradiso), gode di una notorietà in ambito internazionale; nelle ultime posizioni il Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, evidentemente ancora poco pubblicizzato in ambito europeo e internazionale. Anche l'Abruzzo si attesta nelle ultime posizioni tra le Regioni più richieste dai Tour Operator europei e internazionali, in una classifica dove spiccano la Toscana, la Liguria e la Campania. Tale dato deve far riflettere sull'efficacia delle attuali politiche di promozione turistica della nostra Regione, che, pur avendo spettacolari risorse in termini ambientali, paesaggistici, storici, culturali, non riesce ad entrare nell'immaginario collettivo dei turisti europei ed extraeuropei, complici i tragici eventi sismici del 2009 ma, purtroppo, anche le ultime notizie sull'inquinamento (vedi il caso Bussi) e sulle installazioni petrolifere in mare e sulla terraferma. Interessante è scoprire il perchè i turisti scelgono la vacanza “natura”: sempre il rapporto Ecotour ci evidenzia come chi sceglie i parchi per passare il proprio periodo di ferie lo fa, soprattutto, per una vacanza di tipo “attivo”, praticando una qualche attività sportiva (vedi figura 3), come il trekking, l'escursionismo, la bicicletta, l'equitazione, ecc. Tra tutte le attività l'utilizzo della bicicletta, sia per attività sportive semiprofessionali (su strada, mountain bike, downhill, ecc.), che per semplici uscite alla scoperta dei territori e delle tradizioni enogastronomiche o culturali in genere. I turisti che scelgono le aree protette preferiscono gli agriturismi (25%) e, a seguire, alberghi, B&B, appartamenti, campeggi, camper, ecc. E' quindi importante valorizzare e implementare l'offerta di strutture ricettive, in particolare sperimentando la tipologia dell'albergo diffuso, oggetto di una recente legge regionale (L.R. 22/2013) che, però, attende ancora il regolamento attuativo. Il turismo natura è quindi un settore in crescita ed interessa anche il settore culturale, in quanto i nostri territori protetti sono fortemente connotati da insediamenti storici. I paesi inseriti nel circuito “borghi più belli d'Italia”, spesso situati all'interno di aree protette, hanno visto un aumento di fatturato derivante dall'attività turistica dai 680 milioni di euro del 2007 agli oltre 1,150 milioni di euro del 2012, dimostrando che natura e patrimonio artistico-culturale sono un binomio vincente per lo sviluppo dei nostri territori, territori che dovrebbero puntare a serie politiche di sviluppo turistico, coordinate con le politiche di pianificazione territoriale e sviluppo sociale, abbandonando effimere corse all'industrializzazione o allo sfruttamento petrolifero (spesso in contrasto con le esigenze di tutela dell'ambiente, del paesaggio e delle produzioni agricole di qualità), che portano solo vantaggi illusori e di breve periodo.

Raffaele Di Marcello – Architetto, delegato regionale SISTUR – Società Italiana di Scienze del Turismo (www.sistur.net).