Pubblicato Lunedì, 14 Aprile 2014
Scritto da Santino Verna

PERSONAGGI ATRIANI

CLAUDIO ACQUAVIVA, DA UNA NOBILE FAMIGLIA IL GRANDE GENERALE DEI GESUITI

Destò una certa emozione, il 23 giugno 1991, quando il Beato Giovanni Paolo II si recò a Mantova per il IV° centenario della morte di S. Luigi Gonzaga. Lo affiancava il Card. Carlo Maria Martini, anche lui gesuita e Presidente dei Vescovi della Lombardia. A commentare l’evento su Raiuno c’era P. Gualberto Giachi, voce radiofonica molto nota perché per tanti anni ha fatto parte del gruppo dei celebranti della Radio Vaticana. L’austero illustre gesuita ad un certo punto, ripercorrendo la storia del giovane studente di Castiglione delle Stiviere, nomino’ Claudio Acquaviva.

Claudio Acquaviva d’Aragona, il Claudio più famoso dell’Ordine ignaziano, dopo (o forse ex-aequo) S. Claudio de La Colombiere, nacque in Atri nel 1543 da Giovan Antonio, duca della città e Isabella Spinelli, di Cariati, la cui famiglia ottenne il blasone principesco. Per via di entrambi i genitori era regnicolo, a differenza del più famoso nipote che lo era solo per parte paterna. La rivista “Jesus”, nel 1990, stilando l’elenco di tutti i Prepositi Generali della Compagnia di Gesù, riportò Napoli come città di nascita dello zio del Beato Rodolfo.

Può essere stata una svista o una metonomia, nel senso che si metteva in evidenza l’appartenenza di Atri al Regno di Napoli. Gli Acquaviva d’Aragona erano una delle sette dinastie più importanti del Meridione d’Italia, che comprendeva tutte le attuali regioni del Sud con l’Abruzzo che geograficamente è incasellato nel Centro. Può darsi che Claudio effettivamente nacque nella capitale del Regno, ma il suo nome rimane sempre legato ad Atri, perché i duchi d’Acquaviva dominarono la città dei calanchi e il suo territorio dal 1390 al 1757.

Claudio ebbe una brillante formazione umanistica. A Roma fu consigliere di Papi e prelati e seguì la vocazione religiosa, entrando nella Compagnia di Gesù, fresca di fondazione. Fu Provinciale di Roma e poi di Napoli, ed essere Provinciale della capitale del Regno equivaleva ad essere un vero leader. Forse facciamo fatica a mettere in risalto il binomio Napoli-Gesuiti, perché immaginiamo la metropoli del Mezzogiorno come un carosello caotico di automobili e di contrabbandieri che sbucano dai “bassi”, e anche ecclesiasticamente, perché la Napoli che ci è stata consegnata dal teatro e dal cinema non è molto ignaziana. Pensiamo soltanto a Pompei, dove i Gesuiti hanno avuto un ruolo marginale, e un omonimo di Claudio Acquaviva d’Aragona, P. Domenico Antonio d’Aragona, era uno dei pochi religiosi della Compagnia legati al Beato Bartolo Longo.

Claudio Acquaviva divenne Preposito Generale a soli 38 anni e sotto il suo generalato le case della Compagnia aumentarono in tutto il mondo. Nel 1599 promulgò la Ratio Studiorum, il sistema educativo delle case gesuitiche. La teologia aveva per ancella la filosofia e la spiritualità ignaziana permeò tutta l’Europa.

Nel 1603 sollecitò Paolo V per ottenere le reliquie di S. Reparata, patrona di Atri dal 1353, e Atri le ebbe. Ma gli atriani non ebbero grande considerazione per i resti della martire,  a dispetto della profonda religiosità, perché la prima cosa importante della Santa è il busto argenteo, realizzato da Valerio e Teodosio Ronci, atriani. In questi ultimi tempi c’è stato un recupero del significato delle reliquie, perché ne parla il manifesto degli annuali festeggiamenti.

L’Acquaviva volle pure un collegio gesuitico per la sua città. Ottenendo in eredità dal padre il convitto di S. Andrea, antico orfanotrofio, vi stabilì l’unico collegio ignaziano del primo Abruzzo Ulteriore. I gesuiti vi rimasero fino a pochi anni prima della soppressione e nel 1975 vi sostò uno dei successori più famosi di P. Claudio, P. Pedro Arrupe.

L’illustre atriano morì nel 1615. Quando nel 1951 ci fu la revisione della toponomastica intramurale non gli fu intestata una via, perché si privilegiò il Beato Rodolfo, al quale fu assegnata l’antica Via Zefiro, a sinistra del complesso delle clarisse, nel sito dove sorgeva la prima dimora acquaviviana.

Negli anni ’80 P. Acquaviva fu candidato all’intestazione dell’istituto di scienze religiose di Pescara, voluto e promosso dall’Arcivescovo Antonio Iannucci, la cui formazione era gesuitica, avendo conseguito la laurea alla Pontificia Università Gregoriana, da allievo capranicense. Il P. Claudio, apparteneva alla famiglia che difese Pescara, nel 1566, dall’assalto dei Turchi, rievocato ogni anno, nella vicina Tollo, con i costumi dell’epoca e la simulazione di una battaglia. Ma l’Acquaviva proveniva da Atri che verso Pescara ha un pizzico di rivalità, forse per il predominio nel primo Abruzzo Ulteriore.

L’intitolazione fu data al Beato Giuseppe Toniolo, veneto di nascita e pisano di adozione, grande esponente del laicato cattolico, l’alter ego padano di Bartolo Longo. A Claudio Acquaviva è stata dedicata la scuola civica d’eccellenza nella sua città natia.

E molti atriani hanno pensato a lui la sera del 13 marzo dello scorso anno, quando è stato eletto Papa il primo gesuita della storia, il Card. George Mario Bergoglio, con il nome di Francesco. Ma forse hanno pensato più al Beato Rodolfo, nella speranza di poterlo chiamare Santo al più presto. E anche Atri si dovrà impegnare, come la più piccola e appartata Pescosansonesco ha difeso e promosso la figura del Beato Nunzio Sulprizio.

SANTINO VERNA