Pubblicato Martedì, 23 Marzo 2021
Scritto da Santino Verna

L’ODONOMASTICA DELLE VIE MINORI DI ATRI:

UN VIAGGIO QUOTIDIANO NELLA STORIA 

La revisione dell’odomastica di Atri, nel 1996, riguardò le vie del comune di Atri (centro, periferia, frazioni, aree rurali), e marginalmente i vicoli, le stradine spesso pedonali racchiuse dalle mura. Due le variazioni di spicco dei vicoli: Vico Muzio Martella e Vico Beato Francesco Ronci.

Il primo, era Vico Celeno, e per interessamento dell’indimenticabile Nino Bindi, all’epoca Vice-Sindaco e Assessore alla Cultura, divenne Vico Martella, ricordando Muzio, uno dei tanti personaggi “felliniani” della città degli Acquaviva.

Il secondo, già si chiamava Vico Ronci e indicava tutta la famiglia. Ma si volle omaggiare il componente più  illustre della medesima, Francesco, Abate dei Celestini e uno dei principali collaboratori di S. Pietro Celestino. Probabilmente il Ronci era nato in quel vicolo.

I vicoli prendevano nome dalla famiglia facoltosa ivi presente. E quando un membro si rendeva famoso, a quest’ultimo era intestata una via nel vero senso della parola. Così Domenico Ricciconti, benefattore di Atri, ha il nome di parte della Via Pomerio, in condominio con Rodolfo Cherubini. Non esistono quindi Vico Ricciconti e Vico Cherubini, anche se i Cherubini sono eponimi dello spiazzo, all’ombra dell’Episcopio, attenzionato negli anni ’90, perché, ogni estate, intorno alla notte delle stelle cadenti, si svolgeva “Poesie e serenate”.

Come non è presente Vico Finocchi, ma Via Antonio Finocchi, benemerito Sindaco di Atri. Qui siamo in periferia, nella parte più vicina al centro, dove sorge il polo scolastico, sulla strada per Pineto. Un’eccezione la troviamo con il filosofo mazziniano Ariodante Mambelli, eponimo della piazza con la Chiesa di S. Gabriele e del portico su Piazza Duomo. 

Incontriamo vicoli con i nomi di famiglie estinte o trasferite altrove, De Donatis, Marucci, Sanguedolce, Petrella, per menzionare alcuni esempi. Ma anche di cognomi ancora esistenti come De Petris, Pavone, Sciarra. Un’altra tipologia di via minore sono i portici, li “spurt”, un tempo chiusi, come si vede ancora presso palazzo Arlini, all’ombra della Chiesa di S. Francesco. I portici sono vicoli porticati chiusi, ad eccezione di Portico Capritti, a Capo d’Atri, dove si entra da Via Picena e si esce a Via Trinità.

I vicoletti prendevano nome dalla Chiesa vicina. Abbiamo quindi Vico S. Chiara, Vico S. Francesco, Vico S. Stefano e Portico S. Nicola. Oppure degli spiazzi come Largo S. Spirito e Largo S. Giovanni, dove lo spiazzo non indica tanto l’omonima Chiesa, quanto la collocazione nel quarto S. Giovanni, divenuto poi S. Domenico, per la presenza dei Domenicani, nell’attiguo Convento.

Non abbiamo Vico della Trinità, ma potrebbe essere assegnata ad una delle poche stradine anonime. In questo caso, il vicolo cieco che s’incontra, appena superato l’oratorio della Trinità, andando in direzione della Cattedrale. E neppure Vico S. Andrea, perché il riferimento è alle scuole industriali. Difficilmente gli atriani chiamano quella zona, “Sant’Andrea”, perché forse l’Apostolo protoclito (più venerato a Bisanzio che a Roma), è associato alla contrada in direzione di Pineto. La Chiesa di S. Liberatore (Sacrario dei Caduti), non ha il relativo vicolo, pure se potrebbe essere il portico a destra, tra l’oratorio e il palazzo ducale, dove trascorse la fanciullezza il Dott. Gaetano Lauri.

Vi sono omonimie di vicoli.  Esiste Vico Grue di Via P. Baiocchi e Vico Grue di Via R. Cherubini. Il primo è un vicolo cieco, porticato nella parte finale, all’ombra di Palazzo Ricciconti. Poteva essere anche Vico Caccianini-Maturanzi, per la presenza della famiglia baronale nel vicino stabile. Il secondo è una stradina in salita, vicino alla Chiesa di S. Caterina (S. Agostino). A complicare le omonimie, Via Aurelio Grue, denominazione stabilita nel 1951, quando all’eroe di Adua fu assegnata una parte dell’antica Via Ferrante, la strada che congiunge il rione S. Giovanni con la Cattedrale.

Il vicolo più stretto è anonimo. Consente il passaggio di un solo pedone alla volta e collega Vico Muzio Martella a Vico Miglio. A Mutignano è detto “baciadonne”, perché solo così i giovani audaci potevano baciare le ragazze intrappolate nell’angusto passaggio. E così in altri luoghi d’Italia, come Ripatransone, cittadina delle radici del Canonico Prof.Luigi Illuminati.

Il vicolo più conosciuto, per motivi artistici, è Vico S. Francesco, dove si conserva, sotto l’arco di collegamento tra la Chiesa e il Convento, la lastra tombale (in posizione eretta) del medico umanista Giacomo di Lisio (XIV sec.)

Una stradina, infine, godeva un tempo del diritto d’asilo. Chi era inseguito dalla forza pubblica, poteva rifugiarsi in questa via, Vico Firmani, dal nome di un’estinta famiglia atriana, il cui demotico rivela origini marchigiane.

SANTINO VERNA