Pubblicato Venerdì, 12 Febbraio 2021
Scritto da Nicola Dell'Arena

Opinioni \ Riflessioni

IL SISTEMA E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 

Palamara, nell’intervista, racconta del ruolo svolto dal Presidente  della Repubblica. Mattarella viene toccato di striscia, Palamara dice chiaramente che no sa se le decisioni fossero prese dal Presidente o dal suo consigliere giuridico. Napolitano, invece, immerso con tutte le scarpe nelle cose che racconta Palamara.

De Magistris, “un cane sciolto che diventa il cigno nero, l’imprevisto che fa andare in tilt il sistema” (pagina 71) ne  combina una grossa che rischia di far cadere il governo Prodi, che poi in effetti cadrà. 

De Magistris, “proviamo ad arginarlo” (pagina 72). Sallusti chiede “voi lo scaricate  e il presidente Napolitano approva”. La risposta  di Palamara (pagina 72) “In effetti lo scarichiamo e condividiamo questa scelta con il Quirinale tramite il compianto Loris D’Ambrosio, il mio riferimento al Colle”.

Cosa dice De Magistris, domenica 7 febbraio, da Giletti a Non è l’Arena mentre intervista Palamara? Parole pesantissime contro Napolitano e senza giri di parole. “Fermato non dalla mafia ma da chi mi doveva tutelare, in un Paese normale questa vicenda dovrebbe portare il presidente della Repubblica sotto accusa per aver tradito la Costituzione”.

A pagina 103 sul braccio di ferro contro Berlusconi Palamara dice “dal 2008 al 2011 … ho sempre condiviso la mia attività con il presidente Giorgio Napolitano, il più delle volte tramite il suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio”. Da far notare la frase: “il più delle volte”, che porta a far dire qualche volta anche direttamente con Napolitano.

All’inizio di novembre 2011 il presidente Napolitano desidera incontrare Palamara che va insieme a Giuseppe Cascini e da Napolitano apprendono che il governo Berlusconi è alla fine. Infatti Berlusconi si dimette il 16 novembre. Di questo incontro Palamara dice, anche su pressione di Sallusti, due cose (pagina 122). La prima “Missione compiuta, abbiamo portato a casa la pelle, la città è salva, il nostro compito è finito”. La seconda “E’ pacifico che tutte le iniziative e le posizioni assunte dall’ANM di quegli anni erano sostenute dal presidente Napolitano”. Non aggiungo altro.

Rapporto Stato-mafia.

Nomina del procuratore capo di Palermo, nell’anno 2014. Sono in tre ma alla fine rimangono in due. Lo Forte di cui Palamara dice “nell’ambiente è considerato un magistrato sostenitore dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia”. Lo Voi di cui Palamara dice “il meno rigido dei tre sull’inchiesta Stato-mafia”. Vince Lo Voi perché è sponsorizzato da Napolitano. Sull’argomento Sallusti chiede (pagina 156) “In questo colpo di scena c’è lo zampino del Quirinale?” e Palamara risponde “Su decisione di questa portata il Quirinale è sempre in partita”.

Anno 2011 scoppia il caso di Antonio Ingroia, titolare dell’inchiesta Stato-mafia. E Palamara racconta due cose. “Tra il Quirinale e la procura di Palermo in quel momento non correva buon sangue, di lì a poco sarebbe scoppiato il caso delle telefonate intercettate da Ingroia tra Napolitano e Mancino” (pagina 168).  Per il tramite di Loris D’Ambrosio “ho provato a mediare, ma senza esito: avevo immediatamente capito che per lui la strada oramai era segnata” (pagina 169).

Nasce il caso Bruti Liberati e Robledo, il caso è scottante come dice Palamara “se cade Bruti cade il Sistema, e rischiano pure di essere incrinate delicate inchieste tra cui anche quella quella su Ruby” (pagina 229). Interviene Napolitano. Il 19 giugno 2014 si riunisce il CSM il vicepresidente Vietti legge la lettera del presidente Napolitano nella quale ricorda che “a norma di legge il procuratore capo abbia il diritto di decidere a chi affidare le indagini” (pagina 230). “A quel punto votare a favore di Robledo equivale a sfiduciare Napolitano. Non si può fare”, Bruti Liberati è ferito ma salvo.

Bruti è il perno del Sistema, è l’uomo del PD chiave nella magistratura, non si può toccare. Per questo interviene Napolitano, ma non per salvare Bruti ma quanto per salvare il potere del PD nella magistratura anche perché poi serve per condannare gli avversari politici che in quel momento riscuotono successo.

Nicola Dell’Arena