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Pubblicato Lunedì, 14 Maggio 2012

E.N.P.A.E.D.

Ente Personaggi Amareggiati E Delusi
Pisicodramma Minimo Sindacale Di Francesco Anello

 

 

 

Da sempre i più grandi scrittori e drammaturghi come Shakespeare, ad esempio, inseriscono nelle loro opere la figura del folle, del pazzo, del giullare, il quale ha il compito di dire tutto quello che non può essere detto, tutto quello che è proibito dal buon costume, di denunciare l'imperante ipocrisia di cui l'uomo si nutre, attraverso la risata. La satira del resto è l'unico mezzo di critica che l'uomo può e deve accettare, non si può immaginare un Re senza il suo buffone di corte, il buffone è sacro, il buffone è l'unico che può criticare il Re, così come quando Ettore Petrolini una sera a teatro di fronte a Benito Mussolini affermò “Il Duce ha voluto omaggiarmi con questa medaglia, ma io me ne fregio”. Il buffone diverte, suscita ilarità, i pagliacci da sempre fanno ridere i bambini. Tuttavia, folle, pazzo, giullare, buffone, pagliaccio sono termini che hanno una accezione dispregiativa, alla pari di assassino-ladro-criminale-ruffiano, usati per offendere, eppure il compito del buffone è quello ingrato di chiamare le cose con il loro nome e di strappare un sorriso. Ma tant'è, e non potrebbe essere altrimenti, qualcuno deve pur essere il responsabile dei mali del mondo, e un Re non potrà mai essere colpevole, un buffone non siederà mai sul trono, un Re non indosserà mai una maschera o un berretto a sonagli, l'uomo ha bisogno della sua ipocrisia come linfa vitale per sopravvivere, riprodursi e proliferare.

In E.N.P.A.E.D. Non si troveranno né giullari né buffoni con l'ingrato compito di dire il “non si può dire”, perché è l'intera opera che non si può dire, infatti a parlare sono i personaggi di commedie famose come la “Locandiera” di Goldoni o le “Intellettuali” di Molière che escono per una volta dal proprio ruolo e dicono tutto quello che pensano, così come fa Dejanira, la quale invita i personaggi a non imitare gli uomini nelle loro follie, nelle loro fobie, nei loro stupidi pregiudizi, oppure, stufi della loro condizione di sudditanza nei confronti degli stessi autori si ribellano, come fa il Marchese di Forlimpopoli che non accettando più il suo ruolo di perdente fugge dalla propria commedia per inserirsi in un'altra esortando i personaggi di quest'ultima a protestare e creare un sindacato che si chiamerà appunto E.N.P.A.E.D. Ma il suo tentativo di rivoluzione è pura utopia e terminerà alla fine della recita “Da domani tutto tornerà come prima è la storia che ce lo dice” afferma Armanda, un personaggio delle “Intellettuali” di Molière, indicando il tappeto con i colori della bandiera francese simbolo del riscatto popolare. Una bandiera volutamente messa a terra per simboleggiare l'illusione e l'impotenza degli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza di fronte alla naturale indole prepotente, razzista e repressiva dell'uomo.

E.N.P.A.E.D. Rompe gli schemi del linguaggio corrente, tradizionale, e propone una scrittura infarcita di un affastellamento caotico di termini, doppisensi, calembours, neologismi ed echi fono-etimologici, apparentemente senza senso e volutamente confusionario. Per dirla con le parole dell'autore “Un'ora e trentotto minuti di pura follia degna dei più celebri manicomi di epoca vittoriana e sicuro rimedio contro il logorio della vita moderna, un nuovo Cinar insomma non a base di carciofo ma a base per altezza il prodotto diviso due”.

E.N.P.A.E.D. Più che una critica alla società, è una inesorabile presa di coscienza di quanto sia diventato inutile e dannoso oggi credere in un mondo migliore.

Un testo finalmente senza alcuna speranza, vera e unica sciagura che induce l'uomo alla affannosa ricerca di una immortale quanto fantomatica felicità.

Un pessimismo più che cosmico intergalattico, interplanetario, visto attraverso gli occhi purulenti e la mente insana di un pazzo, di un buffone, di un giullare e per questo inevitabilmente, terribilmente e tragicamente esilarante.  

Francesco Anello.
Teatro Minimo Atri

 

Il Teatro Minimo Atri nasce nel lontano 1977 ed è oggi una delle realta teatrali più longeve della nostra regione, in 35 anni ha prodotto e allestito innumerevoli testi  quasi tutti originali, abbracciando vari generi, dalla commedia alla farsa, dal dramma religioso e storico, al teatro contemporaneo e intimista, con particolare attenzione agli autori locali abruzzesi raccogliendo lusinghieri apprezzamenti anche fuori regione. Da alcuni anni il T.M.A. Gestisce una scuola di teatro ad Atri con l'intendo di divulgare la bellezza e l'utilità del Teatro soprattutto ai giovani e scoprire nuovi talenti. Da qualche anno Il T.M.A. Ha iniziato la collaborazione con il Teatro Stabile D'Abruzzo attraveso il Progetto Abruzzo organizzato dal T.S.A. Appunto con l'avallo delle 4 province, finalmente un'attenzione verso il nostro territorio che esprime una notevole potenzialita artistica e culturale troppo spesso, in passato, mortificata da una cieca quanto inutile colonizzazione da parte di sedicenti profeti del teatro venuti dall'alto.