IL TEATRO COMUNALE DI ATRI E IL MANCATO EPONIMO: A CHI INTITOLARLO? 

I lavori per il Teatro Comunale di Atri ripropongono la possibilità dell’intitolazione del medesimo. Il Teatro di Atri, inaugurato nel 1881, si è sempre chiamato “Comunale” e due erano le possibilità di specifica denominazione: Publio Elio Adriano e Piceno. La prima riguardava l’imperatore romano nato in Spagna, ma originario di Atri, la seconda, l’antica regione romana dove ricadeva Hatria.

In tempi recenti è maturata l’opportunità di dedicare il massimo monumento civile di Atri, ex-aequo con Palazzo Acquaviva, al commediografo e drammaturgo Luigi Antonelli. Nato a Castilenti nel 1877, anche se l’anno di nascita fu rivelato dopo la morte, si formò a Teramo, e visse prevalentemente fuori Abruzzo. Considerato di poco al di sotto di Luigi Pirandello, le commedie furono rappresentate in tanti teatri, sfidando l’avvento del cinema. Era amico di Antonio Di Jorio e Gabriele D’Annunzio. Nel 1942, appena tornato nella regione natia, concluse la giornata terrena, alla pineta di Pescara.

In varie enciclopedie, Antonelli è diventato cittadino di Atri, perché quando si riporta Castilenti, si inserisce accanto il nome di Atri. Questo non per sminuire il paese della Valle del Fino (qualcuno potrebbe credere ad un paesino privo di Municipio), ma per meglio localizzare il posto. Se l’enciclopedia va in mano ad un letterato di Torino o ad un intellettuale di Palermo, non sempre si sa localizzare l’antica Castrum Lentuli, come amava chiamarla il Prof. Giuseppino Mincione. Mettendo Atri, si comprende in un battibaleno l’area geografica, perché l’uomo o la donna di cultura, di qualsiasi luogo della penisola, o anche di nazioni straniere, sa scrivere una o due righe di quaderno, sulla cittadina acquaviviana.

Secondo una vicenda da ricostruire, Luigi Antonelli sarebbe nato proprio ad Atri. Dato che la madre aveva per ginecologo un medico condotto di Atri, si era recata presso il suo studio nella città dei calanchi. Il parto avvenne quindi ad Atri, ma Luigi fu registrato all’anagrafe di Castilenti. E sarebbe nato nel centro storico, a due passi dalla Chiesa di S. Nicola, quindi ad un tiro di schioppo dalle abitazioni dei Canonici Don Luigi Illuminati e del suo alter ego Mons. Raffaele Tini.

Il commediografo di Castilenti, poiché Atri era sprovvista di scuole superiori statali e, comunque, doveva stabilirsi in una pensione, andò a Teramo, dove ebbe per compagni alcuni atriani, come gli illustri cittadini Cesare Bindi e Domenico De Albentiis, entrambi stimati professionisti che hanno portato in alto il vessillo della città acquaviviana. Un altro compagno, di cinque anni più grandi, era il Dott. Giovanni Pacchioli, originario di Mutignano, ma residente ad Atri, peraltro a pochi passi dalla casa dove sarebbe (è d’obbligo il condizionale) nato l’Antonelli. L’avvocato Pacchioli, amava ricordare le visite dell’archeologo Felice Barnabei, nato a Castelli, ma di madre mutignanese, cugino di Don Antonio Giardini. E forse non era molto legato al commediografo, a dispetto della passione per il melodramma, coltivato attraverso le compagnie accolte da Atri e l’ancora in fasce palinsesto radiofonico.

Nel 1999, con il premio “L. Antonelli” per la sezione-teatro, vinta da Elio Forcella, con “Tumà”, rappresentato in vari teatri, e in primis in quello di Atri, ha cominciato a prender consistenza la possibilità di dedicare l’edificio teatrale al commediografo castilentese. Intanto, con la revisione dell’odonomastica cittadina, gli è stata intitolata una strada, ma un passo ulteriore sarebbe la denominazione del teatro.

Qualche tempo fa, emergeva la proposta del nome di Carlo Delle Piane. Era di Casoli di Atri, viveva a Roma, e in estate si recava a Roseto, la spiaggia dei casolani. Quasi alla fine della lunga e feconda carriera, ha diretto il film “Ti amo Maria”, girato nel centro storico di Atri. Fu presente, perché erano i giorni del lungometraggio, alla presentazione della mostra dei bronzetti di Giuseppe Antonelli, presso il ridotto del Teatro Comunale. Neanche un anno dopo, il film veniva presentato in Piazza duchi d’Acquaviva e proiettato dinanzi a tantissimi atriani.

Il cognome Antonelli ha un legame con il teatro che non si esaurisce nel drammaturgo pescarese di adozione. L’edificio, progettato dall’Ing. Francesco Consorti, fu costruito dalle mani degli Antonelli, validi muratori atriani. I maestri Antonelli del marmo, invece, sono da sempre legati alla vita artistica atriana, a partire da Peppino, ottimo scultore e artefice di tante scene per le rappresentazioni. Qui possiamo aprire una parentesi circa la nascita del Museo Scenografico. Non mettiamo troppa carne a cuocere, ma potrebbe essere un’appendice del teatro, come insigne epilogo è l’archivio-museo “A. Di Jorio”, dove è ricostruita la vita artistica del poliedrico musicista atessano, grazie al solerte impegno del Cav. Prof. Concezio Leonzi, uno dei più grandi studiosi di Antonio Di Jorio. Presto ascolteremo nuovi CD e ci auguriamo di essere presenti ad una delle innumerevoli presentazioni delle opere dijoriane, con l’animazione del coro che da quasi mezzo secolo ne porta il nome, questa volta nel Teatro Comunale “Luigi Antonelli”.

SANTINO VERNA