IL CALORE DEI RICORDI

LA MIA SCUOLA: I PROFESSORI DI GINNASTICA

Vittorio Colleluori era il professore di educazione fisica, allora si chiamava ginnastica, merita un discorso a parte. Con le poche di ginnastica era il professore di quasi tutte le classi di Atri ed era riservato per noi maschi.

In quegli anni era consigliere comunale e assessore per cui qualche volta saltava la lezione. Allora era giovincello  e non sposato.

Si era mi preso un compito strano (penso che nessuno glielo abbia dato). Ad ogni trimestre radunava la classe ogni voto che mancava a 6 assestava una bacchettata sulle mani. Praticamente uno che aveva 2 prendeva 4 bacchettate. Si arrivava facilmente, per qualcuno alle 30-40 bacchettate. Il discorso si ripeteva per ogni materia. Alla fine le mani erano rosse e piene di bolle. 

La riga, utilizzata anche nelle scuole elementari da alcuni maestri, era particolare e l'aveva fatta  realizzare di proposito. Essa era di legno di noce o di quercia e aveva la base triangolare per cui non era piatta ma presentava 3 punte e il professore colpiva con le punte.

Il professore Colleluori aveva dato anche un nome alla bacchetta S. Giorgio, che affettuosamente chiamava “giorgina”. Quando dava le bacchettate il professore mostrava tutta la sua contentezza e la sua soddisfazione.

I nostri genitori erano a conoscenza del fatto ma non protestavano, perché era naturale la punizione e la durezza dei professori e dei maestri che serviva come ammonimento e per esempio.

Secondo anno, secondo trimestre, allora l’anno era diviso in trimestri, il professore ci radunò all'aperto e vicino all’imbocco, che poi si rivelò l’ingresso per il teatro romano. Iniziò il rito e le  bacchettate, in ordine alfabetico fino ad arrivare a Lauro Michele. Questo ragazzo di Pescara, sfortunato, orfano di madre e con una grave malattia ai capelli che la costringeva a portare un berretto,   era uno di quelli che arrivava ad oltre 30. Quel giorno si ribellò, dopo una diecina di bacchettate urlò, prese la riga e la buttò via scappò e tornò al convitto. Fu seguito dai fratelli Ranalli per farlo calmare ma non ci verso.

Il professore smise con le bacchettate e alla fine tornammo in aula per proseguire con le altre lezioni. Lauro tornò in classe il giorno dopo tutto tranquillo come se nulla fosse accaduto.  Da quel giorno Vittorio Colleluori non utilizzò più la riga.   

Il professore usava per tutti i ragazzi un epiteto poco gradevole “Coglione”. Oggi posso affermare che solo lui era bravo o si credeva bravo! A questo punto tutti i ragazzi contraccambiavano con lo stesso epiteto e così Vittorio Colleluori prese il soprannome di Coglione.

Al terzo anno arriva il professore Trincale di Giulianova. Quanto abbia influito lo scatto di Lauro su questo cambio non si è mai saputo ma sono sicuro che la sostituzione sia dipesa da ciò. Con il professore Trincale le cose cambiarono, si faceva più ginnastica, eravamo più calmi e sereni.       

La ginnastica la facevamo nella grande palestra dove c’era un forno che serviva, con il carbon coke, o riscaldarla. Ogni anno c’erano le selezioni per arrivare a quelle provinciali. La corsa campestre si svolgeva vicini al cimitero mentre le altre gare si svolgevano nel campo sportivo. In ginnastica eravamo bravi ma nessuno era bravo per poter competere nelle gare provinciali. Solo Pietro Iezzoni nei 100 metri e Nicola De Santis nel salto in alto potevano sperare e livello provinciale. 

Un anno andai a Teramo per gareggiare negli 800 metri ma subito sentii la mancanza di fiato e senza allenamento a metà percorso sono stato costretto a ritirarmi.

Nicola Dell’Arena