Pubblicato Sabato, 02 Maggio 2020
Scritto da Santino Verna

UNA NUOVA CARRELLATA: I SANTI E LA PESTE

SAN LUIGI GONZAGA, IL GIOVANE GESUITA MORTO DI PESTE 

S. Luigi era nato nei pressi di Mantova, nel 1568. Veniva da una famiglia aristocratica, i Gonzaga, imparentati con le famiglie più illustri dell’Italia Settentrionale, lombardo il papà, piemontese la mamma. I genitori erano legati alla corte di Spagna e si erano uniti in matrimonio nella cappella reale di Madrid. Il primogenito sarebbe dovuto nascere in quel luogo, ma il padre, si oppose, perché doveva venire alla luce a Castiglione delle Stiviere.

Dal padre apprese il mestiere delle armi, dalla madre la pietà religiosa. Sin da bambino gli fu messo l’abito militare e divenne il beniamino dei soldati. Ogni giorno dedicava molto tempo alla preghiera. Un forte momento dell’infanzia, fu quando si trovava a Firenze, e consegnò la vita alla Madonna, nella Basilica della SS. Annunziata. E’ uno scrigno d’arte, nel centro di Firenze, centro spirituale dei Servi di Maria, Ordine Mendicante quasi coevo dei Francescani.

Nel 1580 arrivò a Castiglione, per mandato papale, S. Carlo, imparentato con i Gonzaga. Doveva compiere la visita pastorale, all’indomani del Concilio di Trento. Il dinamico Arcivescovo di Milano doveva mandare il resoconto di buona parte della Metropolia, la provincia ecclesiastica, con poche, ma vaste diocesi, dove ricadeva anche Brescia.

S. Carlo, constatata la maturità del fanciullo, lo ammise alla Prima Comunione. All’epoca la prima partecipazione all’Eucarestia non avveniva verso gli otto-nove anni, come oggi, ma in adolescenza. Prima si riceveva la Cresima, secondo il classico itinerario dell’iniziazione cristiano. Del resto anche S. Bernadette fu ammessa alla Comunione all’età di 14 anni.

Luigi, gracile di salute, voleva dedicare tutta la vita al Signore. Avendo conosciuto la Compagnia di Gesù, fresca di fondazione, volle entrare tra i figli di S. Ignazio. Dovette vincere le resistenze paterne, perché anche se era un Ordine più raffinato dei Cappuccini e dei Passionisti (nati due secoli dopo), la consacrazione speciale non permetteva la continuazione diretta del casato.

Per la formazione si recò a Roma, dove fu studente nel Collegio dei Gesuiti e si distinse per purezza, impegno e maturità umana. Il Preposito Generale della Compagnia, era l’atriano Claudio Acquaviva d’Aragona, zio del Beato Rodolfo e padre spirituale era S. Roberto Bellarmino, dottore della Chiesa, tornato all’attenzione con l’elezione di Papa Francesco. Infatti, quando il Card. Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Bueinos Aires, divenne principe della Chiesa, gli fu assegnato il titolo di questo confratello. Per ordine di P. Claudio, Luigi dovette tornare qualche tempo a Mantova, per pacificare due fazioni. Come era avvenuto con S. Francesco in Abruzzo.

Vicino alla meta del sacerdozio, Luigi si recava dagli appestati negli ospedali. Non era una semplice visita agli ammalati portando conforto e aiuto, ma vicinanza soprattutto a quanti erano rifiutati dalle famiglie, perché avevano il morbo nel corpo. Un giorno, si caricò sulle spalle un appestato e forse quell’episodio fu determinante nella malattia che lo portò alla morte.

Nacque al Cielo il 21 giugno 1591, ottava del Corpus Domini, quindi sacro prolungamento della festa assai cara a S. Luigi, molto legato al Sacramento dell’Eucarestia. La sua figura divenne molto popolare nella Chiesa, da giustificare la memoria obbligatoria nella liturgia romana. Soprattutto nell’Azione Cattolica, fino al Concilio Vaticano II, praticamente l’unico movimento nella Chiesa. Il corpo riposa nella Chiesa romana di S. Ignazio, alter ego di quella del SS. Nome di Gesù all’Argentina, Casa Madre dei Gesuiti. Non gli furono dedicate molte chiese nel mondo cattolico. In compenso furono eretti altari con il quadro o la statua.

Nell’Amarcord di Fellini, dove il regista riminese torna all’infanzia romagnola, quando Titta va a confessarsi da Don Balosa, scorge la statua nella sacrestia, di S. Luigi Gonzaga. Nel 1926, quando Federico aveva sei anni, Pio XI aveva riconfermato S. Luigi, patrono della gioventù, anche se l’eponima Basilica a Castiglione delle Stiviere, non è meta di grandi pellegrinaggi. Forse nello stile dei Gesuiti, profondamente missionari, con attenzione molto misurata verso i luoghi delle proprie radici.

Il III° centenario della morte fu celebrato con grande enfasi a Mantova, con la presidenza dell’allora Vescovo Giuseppe Sarto, poi Patriarca di Venezia e quindi Papa con il nome di Pio X, ora Santo e definito “Papa dell’Eucarestia”. Cento anni dopo, un Papa regnante era presente alle celebrazioni di S. Luigi: S. Giovanni Paolo II.

Era la fine della prima Repubblica, era crollato l’incubo sovietico, e cominciava l’era di Tangentopoli, con la Lombardia in prima linea. E quella fu definita la peste del XX secolo, con gran rimbombo mediatico, e tutti ricordiamo la processione eucaristica, per le vie di Cremona, di S. Giovanni Paolo II, l’anno dopo il centenario di S. Luigi.

SANTINO VERNA