Pubblicato Venerdì, 24 Aprile 2020
Scritto da Nicola Dell'Arena

IL CALORE DEI RICORDI

LA  MIA SCUOLA: LA STRUTTURA 

Erano gli anni dal 1957 al 1961. I miei tre anni di avviamento professionale, con l’aggiunta di un anno di professionale presso l’onorata “reale scuola di arti e mestieri” di Atri come era scritto sopra il portone d’ingresso. La scuola era intitolata a Bernabei e non so chi fosse. La scuola ha tirato fuori valenti tecnici e bravi nel campo dell’arte, che si sono fatti onore in tutta Italia, dall’Unità d’Italia fino agli anni 70. Tra questi devo annoverare mio zio Attanasio.

Il 1° ottobre 1957 giorno fatidico e memorabile, metto piede per la prima volta a  scuola.  Dal maestoso portone d’ingresso un piccolo corridoio che porta a due scale e nel mezzo un vetrata che   immette in un grande chiostro, a ricordo appannato mi sembra che fosse quadrato, e da dove si poteva andare in palestra. A sinistra c’era una scala che portava ad una aula normale e dove era ubicato il laboratorio di fisica. A destra una porticina da cui partivano due scale. A sinistra  4 o 5 gradini in salita con cui ci si immetteva in un lungo corridoio dove  c’erano la stanza dei bidelli,  la stanza per i professori, il bagno e due aule per gli studenti. Proseguendo si trovava  la stanza della presidenza con una bella biblioteca  ma inaccessibile per noi studenti, e poi una ripida e alta scala. Alla fine della scalinata partiva verso sinistra un lungo corridoio che portava alla palestra e davanti una rampa di scale in salita con la stanza da disegno e due aule normali.

Nel mezzo del corridoio c’era, su base di bronzo e circondata dalla palma della vittoria la dichiarazione del generale Armando Diaz del 1918. La stessa dichiarazione si trova sul muro adiacente la chiesa di S. Liberatore dedicata ai caduti di tutte le guerre.

La palestra era formata da una grandissima aula, soprattutto per quel tempo, con tre grossi finestroni che davano lo sguardo al fosso della stufa e una piccola stanza dove ci cambiavamo gli abiti e dove c’era il quadro svedese e il palo. 

Nella palestra che fungeva anche da aula Magna, come mi ha fatto ricordare Alberto Sporys, c’era la mostra dei migliori lavori fatti alle macchine utensili e alla falegnameria con inciso il nome degli studenti che l’avevano eseguito, nostri padri, fratelli e nonni.

La palestra oltre alla ginnastica, per tutte le scuole di Atri, a giugno ci si svolgeva l’esame finale di terza avviamento. Nel 1960, la commemorazione dei 100 anni dell’Unità d’Italia fu svolta in palestra con la presenza di tutte le scuole di Atri. Presiedeva Emilio Mattucci, sindaco, e se non ricordo male la relazione fu fatta dal canonico professore Luigi Illuminati alla presenza del Provveditore agli studi di Teramo ed di altre autorità anche della Chiesa.

Della palestra ho un vago ricordo di un fatto particolare. Forse fu con il professore di lettere Carmelo Lombardi.  Un giorno facevamo lezione in palestra, non ricordo il perché, avevo parlato  troppo e il professore mi mise in castigo in ginocchio, con i ceci sotto le ginocchia e dietro la lavagna. Per quei tempi era normale subire queste punizioni, nessuno ricorreva presso i genitori che qualche ceffone te lo mollava pure, come al contrario avviene adesso e menano pure ai professori. Tutti zitti perché era un esempio affinché non accadesse una altra volta.

Ritornando all’entrata a destra con un giro di scale si scendeva al piano inferiore e tramite due lunghi corridoi da una parte si andava nei reparti di macchine utensili, officina e saldatura, fino ad arrivare sotto la Chiesa di S. Andrea e dall'altra parte nel reparto di falegnameria, già chiusa ai miei tempi.  

Nicola Dell’Arena