Pubblicato Martedì, 21 Aprile 2020
Scritto da Santino Verna

MARIO BOSSONE A DIECI ANNI DALLA MORTE

UN GRANDE GIORNALISTA FIORENTINO, FIGLIO ADOTTIVO DELL'ABRUZZO

Dieci anni fa, veniva a mancare il giornalista radiotelevisivo Mario Bossone, Capo-Servizi della sede RAI di Pescara. Apparteneva alla vecchia guardia della sede di Pescara di Via De Amicis, ed era convinto ambientalista. In Abruzzo aveva trovato il luogo adatto per portare avanti le battaglie contro le superfetazioni edilizie e l’inquinamento dell’ambiente.

Nato a Firenze nel 1934, teneva molto alla fiorentinità come il Sommo Poeta, sottolineando il Battesimo nel Bel San Giovanni. Per questo aveva una sorta di bonaria rivalità con il Capo Redattore, Giuseppe Mori, proveniente da Empoli. Davvero ironia della sorte, perché un empolese e un fiorentino, non hanno soltanto rivalità calcistica (Bossone era ovviamente Viola), ma anche storica, perché Empoli fu uno dei pochissimi luoghi a ricevere lo stile romanico fiorentino, a differenza di Pisa, repubblica marinara, con l’arte propria ben diffusa oltremare.

Bossone divenne giornalista professionista nel 1956, e dodici anni dopo approdò a Pescara. Si stabilì a Montesilvano, nell’area dell’ultima propaggine verso la città del Vate, con la famiglia, e il suo ufficio a Via De Amicis aveva poster e ritagli di giornali dove era sottolineta la necessità della difesa dell’ambiente.

E fu proprio un ritaglio di giornale a diventare il distintivo dello studio. “I due Mari”, si parlava di pianure liquide e subito avvenne il collegamento tra i due giornalisti della RAI pescarese con il nome Mario: Bossone e Santarelli. Il primo grande amante della natura con le tante performances di pesca a mosca, il secondo uno dei volti più noti di Novantesimo minuto, di impareggiabile eleganza, solenne e statuario, persino nel toscano che fumava per mettere il fiore all’occhiello al personaggio.

Bossone compariva raramente in teleschermo, preferiva rimanere dietro le quinte, con il gradevole accento fiorentino che non aveva mai dimenticato. Una volta incontrò un ombrellaio, in una delle tante escursioni naturalistiche, e gli rimase scolpito nella mente il suo richiamo ad alta voce, per invitare gli interessati alla riparazione del manufatto. Quell’ombrellaio, ormai rara avis in regione, parlava un misto di italiano e vernacolo e l’indimenticabile Mario, nei giorni seguenti, tentava di imitarlo, catturato dalla granitica musicalità del dialetto abruzzese.

Nel 1994, prima dei raggiunti limiti di età, si congedò da Via De Amicis, per dedicarsi alla famiglia e agli hobby naturalistici. Il suo Nunc dimittis (forse questa locuzione latina non gli sarebbe piaciuta, perché pur credente, non era certamente clericale), fu il ricordo del collega Pasquale Scarpitti, in occasione dei 21 anni della prematura scomparsa (non aveva neppure 50 anni!) La cifra spigolosa non deve allarmare, perché dovendosi celebrare il ventennale della morte l’anno precedente, per motivi tecnici, non si riuscì ad organizzare. Con l’impegno del collega e amico Giovanni Verna, fu preparato un libro sul giornalista, scrittore e poeta di Castel di Sangro e, ovviamente, una conferenza con la partecipazione di quanti avevano lavorato con il grande Pasquale.

Parlò pure Mario Santarelli, furono riascoltati alcuni servizi di Scarpitti con la restituzione di un Abruzzo sempre aperto al mondo intero, e Mario Bossone colpì per la schiettezza e la profondità. Si sentiva figlio adottivo dell’Abruzzo, e per questo è stato sempre in prima linea a combattere. Da giornalista di spicco, poco avvezzo a cravatte e calzature dell’ultima moda, imago brevis di una RAI custodita come una pepita multicolore nello scrigno dell’anima.

SANTINO VERNA