Pubblicato Martedì, 17 Dicembre 2013
Scritto da Santino Verna

CHIESE E DEVOZIONI POPOLARI AD ATRI

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO:  LA BELLEZZA DI UN TEMPIO, L’AFFETTO DELLA CITTA’ PER I FRATI CONVENTUALI

 

Nel quarto S. Nicola, ma appartenente al piviere di S. Maria, sorge la chiesa di S. Francesco d’Assisi, eretta nella prima metà del XIII sec. anche se in epoca barocca ha assunto l’aspetto attuale, con la scalinata a doppia rampa, in pietra di Pretoro, del Fontana di Penne e la costruzione sormontata dal sagrato, a metà strada tra il presepe francescano e il ninfeo rinascimentale. Attualmente è la cappella della Madonna di Lourdes, con il cancello realizzato da Pierino Marcone.

Sul fianco destro, in Via Angelo Probi, così chiamata dal diplomatico atriano che abitava nelle vicinanze, tracce della fabbrica medioevale, mentre a sinistra della chiesa è l’ex-convento, sede della custodia atriana. Insigni conventuali abitarono nel convento atriano come Girolamo Preti e Bonaventura Venanzi. Nel 1936 per volere dell’allora Vescovo Mons. Carlo Pensa i frati tornarono nella città dei calanchi e vi giunse il sacerdote novello P. Francesco D’Ostilio, più tardi Ministro Provinciale e Parroco di S. Antonio a Pescara, valente giurista che rinunciò all’episcopato. Nel collegio dei fratini si formarono diversi professi solenni, alcuni dei quali hanno recentemente ricordato i 50 anni di presbiterato: P. Gabriele D’Addario, Guardiano di S. Francesco a Tagliacozzo, P. Silvio Di Giancroce, già Guardiano del Miracolo Eucaristico, P. Francesco Di Salvatore, per lunghi anni in servizio al Tribunale Ecclesiastico Regionale di Chieti dove è stato Guardiano per tre mandati a S. Francesco al Corso prima della chiusura e P. Nicola Petrone, Guardiano della comunità dei penitenzieri nel Santuario dell’Addolorata a Castelpetroso, per tre mandati Parroco dell’Assunta in Silvi Marina e attualmente anche Vicario- Provinciale. L’hanno ricordato in Cielo P. Tommaso Fonzi, anche lui Parroco a Silvi, P. Gabriele Iacovozzi, indimenticabile Ministro Provinciale a più riprese e P. Ulderico Pallottini, già Guardiano a Silvi. Nel gruppo c’era pure P.Romeo Valerio, poi passato al clero diocesano di Teramo- Atri e attualmente in quello dell’arcidiocesi di Lanciano- Ortona, essendo nativo di Lanciano.

Sotto l’arco che collega il convento alla chiesa è la lastra tombale di Giacomo di Lisio (XIV sec.) medico atriano, popolarmente chiamato “lu ‘mmammocce”. La salita di Vico S. Francesco permette l’ingresso nell’omonima chiesa senza fare la scalinata. A sinistra della fabbrica della chiesa è il campanile a vela, dotato di due campane. Da Vico Muzio Martella, già Vico Celeno, è possibile scorgere quasi simultaneamente le due costruzioni campanarie di S. Francesco e S. Giovanni, il Poverello e il Predicatore di Guzman si guardano e si rinnovano la stima reciproca e l’amicizia profonda.

L’interno di S. Francesco a croce latina, fu spogliato di arredi e suppellettili nel corso delle soppressioni ottocentesche. Rimangono gli stucchi delle cappelle laterali, del presbiterio e del transetto con gli altari di S. Francesco e S. Antonio di Padova.

Nel coro, le tracce dell’antico organo Fedri. Il nuovo organo, inaugurato il 15 dicembre 1963 con un concerto, ebbe la consolle ubicata prima dietro l’altar maggiore, poi nel transetto sinistro. L’aula è dotata di due pergami, uno nel lato dell’Epistola (non funzionale), uno in quello del Vangelo, comunicante con il convento. La soluzione serviva a tenere attenta l’assemblea, con il predicatore che si serviva di un confratello che alleggeriva il sermone e faceva da spalla.

Principale devozione, la novena e la solennità dell’Immacolata, privilegio delle chiese conventuali che nel giorno della festa ospitavano il Vescovo e il Capitolo che aveva diritto ai drappi sugli stalli quando veniva “in abitu canonicali”. Nel S. Francesco di Atri presenziava sovente l’Arcidiacono e nel 1949, la festa passò un po’ in second’ordine, perché si andò in Cattedrale per l’ingresso del Vescovo Gilla Vincenzo Gremigni. I fratini parteciparono con i professi solenni al sontuoso corteo. La schola cantorum di S. Francesco, già ben organizzata e con meravigliose voci, andò in trasferta nel Duomo e per qualche voce bianca rappresentò il primo guadagno. Molti erano in fibrillazione per la partenza del cantore Bertino D’Arcangelo, storico componente, per il Venezuela.

Il 13 giugno si festeggiava S. Antonio, e la festa era preceduta dai 13 martedì consecutivi (stesso schema calendariale dei giovedì di S.Rita) e dalla tredicina maggiore. Nella chiesa il profumo dei gigli si sposava con quello dei ceri e dell’incenso. Un profumo tutto particolare, continuato anche dopo la soppressione del convento. C’è ancora oggi la benedizione e la distribuzione del pane, ma non c’è più la festa ricreativa, con la processione e la banda, anche se un timido tentativo di ripresa ci fu nel 1999, grazie alle ACLI, che realizzarono un manifesto con l’Estasi di S. Antonio nell’altare eponimo.

A luglio si festeggiava S. Anna, venerata nella prima cappella laterale, a sinistra. Dirimpetto è la cappella di S. Raffaele Arcangelo, recentemente trasformata in cappella di S. Giuseppe Operaio. La croce difronte al presepe permanente sintetizza la spiritualità francescana.

Ad agosto c’era il triduo di S. Gaetano Thiene, “della Provvidenza”, patrono della vicina Fontanelle, appartenente un tempo alla Parrocchia di S. Margherita martire nell’omonima frazione atriana. Il culto era molto diffuso a Chieti, dove viveva il rappresentante dogale per l’Abruzzo.

Ad ottobre, oltre alla preghiera per i defunti (novembre riguardava S. Spirito), la festa del Patriarca dell’Ordine Serafico, meno sentita, sotto il profilo devozionale, di quella di S. Antonio.

La chiesa di S. Francesco, per 9 mesi nel 1996 e dal 2004 al2008, acausa dei lavori nella Concattedrale, è stata procattedrale. Quindi quasi tutte le feste della Cattedrale sono state trasferite nella chiesa dei conventuali. Il 2004 ebbe il primo semestre molto piovoso. Pertanto furono annullate alcune processioni. Ma i fedeli atriani parteciparono sempre con gioia alle liturgie nel Bel S. Francesco, la chiesa più bella della cittadina dopo la Cattedrale.

SANTINO VERNA