Pubblicato Martedì, 14 Aprile 2020
Scritto da Adriano Della Quercia

OPINIONI \ RIFLESSIONI

MENTANA E CONTE: LA LIBERTA' E' UNA COSA SERIA

Ultimamente guardo pochissimo la TV e in quelle poche volte mi tengo ben lontano dalle dispute politiche delle quali sono permeate quasi tutte le trasmissioni. Preferisco scegliere sul web i contenuti da leggere (o forse meglio dire su Facebook che è diventato il web nel web). In questi giorni mi sono imbattuto nella serrata contrapposizione che è seguita alla famosa conferenza stampa del Premier Conte dello scorso 10 Aprile dove ha fatto "nomi e cognomi"; mi ha interessato non tanto per le reazioni dei diretti interessati (che parlando di regime autoritario entrano di diritto nel gotha dei cabarettisti mondiali) ma per l'uscita televisiva di Enrico Mentana durante il suo TG su La7 relativamente alla sua concezione di "libertà". Ma andiamo con ordine. Conte, nella citata conferenza stampa, dopo aver motivato la proroga delle misure restrittive, cerca di ristabilire alcune verità sul Mes confutando – in ossequio anche al famoso adagio andreottiano secondo cui le guance sono soltanto due – quanto negli ultimi giorni andavano asserendo con quantità industriali di fake news il "combinato disposto" Salvini & Meloni. Le parole del Premier, trasmesse in diretta durante il TG serale de La7, a quanto pare non sono piaciute al conduttore che si affrettava a puntualizzare: "Ci sono molte polemiche, anche dalle file della maggioranza: si rimprovera il presidente del Consiglio per l’uso personalistico nell’attacco alle due figure dell’opposizione a reti unificate. È una materia molto dura, avremmo francamente evitato. Se l’avessimo saputo non avremmo mandato in onda quella parte di conferenza stampa". E già qui vien da chiedersi se Conte avesse dovuto avvisarlo prima! Ma continuiamo. Il polverone che ne è seguito sui canali mediatici, costringeva l'Ufficio stampa della Presidenza del Consiglio a diffondere una nota nel giorno di Pasquetta in cui si smentiva l'uso personalistico nell'utilizzo dei media ricordando che "tutti gli interventi del presidente del Consiglio si sono sempre svolti secondo le consuete modalità e, in particolare, nella forma di conferenze stampa, salvo qualche rara eccezione" e che "nell’occasione ha smentito vere e proprie fake news che rischiavano di alimentare divisioni nel Paese e di danneggiarlo, compromettendo il senso di comunità, fondamentale soprattutto in questa fase di emergenza".

La replica di Mentana è un capolavoro di "coerenza": "noi non censuriamo. Qui la libertà è assoluta, ma non c’è la libertà di qualcuno di dire: ora va in onda quello che voglio io. La libertà è una cosa seria. Noi preserviamo la nostra nel rispetto di chi segue questo telegiornale. Spero che venga preservata ancora, nonostante dei comunicati molto scomposti". Che la libertà sia una cosa seria è l'unica parte che condivido dell'intero periodo, ma – ahimè – ho l'impressione che questo nobile valore sia nelle mani sbagliate. Di quale libertà parla Mentana? Forse qualcuno l'ha costretto a mandare in onda la diretta come ha sempre fatto con le sue "maratone" televisive in cui viene propinato di tutto?

Analizziamo un attimo quello che è successo. C'è un Premier che ha la libertà (il dovere, il diritto) di smontare alcune menzogne di pubblico interesse (salvo che si dimostri il contrario); c'è una testata giornalistica (La7) che deve veicolare la notizia e, ovviamente, ha libertà di farlo se e come crede; poi ci sono i consumatori finali, ovvero quelli che fruiscono dei contenuti che avrebbero (hanno) il sacrosanto diritto di ricevere le notizie nella loro completezza e farsi un giudizio autonomo in merito e senza filtri. Quest'ultima libertà è senza ombra di dubbio la più importante per cui il deus ex macchina de La7 – che si atteggia spesso a primo della classe in assenza di classe – se vuole esercitare il controllo preventivo delle notizie nella sua TV può farlo liberamente, ma per favore non confonda questa sua libertà con l'imparzialità di cui spesso ne sventola la bandiera perché in realtà non mi sembra faccia un buon servizio ai suoi telespettatori.

Ce l'avete presente quelle cantine che comprano il vino dai produttori per poi rivenderlo con le loro etichette? Bene, Mentana fa la stessa cosa, solo che vorrebbe spacciare il Montepulciano (che è già un ottimo vino) per Barolo e far credere agli acquirenti che sia la stessa cosa.

Se fossi un suo follower (peraltro molto numerosi) gli direi: se avessi saputo di questa sua uscita infelice, non avrei guardato il suo TG. Io invece che non lo seguo da tempo non ho di questi problemi.

Adriano Della Quercia