L'EPIDEMIA DI OGGI, LA FEDE DEL PASSATO:
quando il popolo chiedeva aiuto al cielo...

SAN ROCCO, IL SANTO DEGLI APPESTATI

Rocco di Montpellier, nacque nell’omonima città del Sud della Francia, nel quinto decennio del XIV secolo, il secolo della peste. Era nato in una famiglia benestante, e fu educato sin da bambino ai valori cristiani. Il padre gli lasciò in eredità quattro insegnamenti: l’amore di Dio, l’amore del prossimo, il buon uso del denaro, la visita agli ospizi. Con la morte prematura dei genitori, decise di mettersi in cammino verso Roma, quindi di condurre la vita di pellegrino.

Il pellegrinaggio a Roma era finalizzato alla sosta presso i due Apostoli, S. Pietro e S. Paolo, venerati nelle due Basiliche sepolcrali. Roma nel XIV secolo non vive un bel periodo, perché il Papa è ad Avignone, e con lui anche la curia. Rocco, durante il lungo percorso, si ferma ad Acquapendente e si mette a soccorrere gli ammalati, portando una parola buona e assistendo gli infermi in tante necessità. Volle fermarsi nell’antica cittadina e ritardare l’arrivo a Roma, perché erano più importanti gli ammalati che la preghiera presso i due Apostoli.

Terminata la missione nella città eterna, Rocco decise di tornare in Francia, e lungo il cammino, si fermò a Rimini e Cesena, per assistere gli infermi. Quindi sostò a Piacenza e sperimentò per alcuni anni la prigione, perché accusato di turbolenza. Era talmente emaciato e dalla folta e disordinata capigliatura che non fu riconosciuto. Un benefattore provvedeva a Rocco, inviandogli una pagnotta, per mezzo di un cane che divenne piccolo amico del Santo. Da qui il detto: “è come il cagnolino di San Rocco”, per indicare la fedeltà di una persona verso l’amico.

Ancora in giovane età, Rocco esalò l’ultimo respiro. Era il giorno dell’Assunta e quando la gente vide la croce sul petto, venne da tutti riconosciuto. Canonizzato prima dal popolo e poi dalla Chiesa, il corpo da Angera, dove concluse la giornata terrena, passò a Voghera, già allora importante nodo stradale tra Milano e Genova. I veneziani, alla fine del XV secolo, desideravano avere le spoglie di S. Rocco nella città lagunare, perché assicurava la protezione contro la peste e tutti gli altri mali, e come avvenne in altre circostanze, acquistarono il corpo dai vogheresi. Il Santo pellegrino divenne eponimo di una Scuola, centro di misericordia e cultura, all’ombra della Basilica di S. Maria Gloriosa dei Frari, la chiesa francescana di Venezia. Il corpo di S. Rocco entrò nel “mare magnum” delle tante reliquie nella città di S. Marco, dove riposa anche S. Lucia, protettrice della vista. Il sacro edificio non divenne meta di pellegrinaggi, come la vicina Basilica del Santo a Padova o, più tardi, la Chiesa di S. Croce con le spoglie di S. Leopoldo Mandic. La Scuola di S. Rocco divenne più un centro d’arte che di devozione, a partire dal 1564 quando cominciò a lasciar il segno del talento il Tintoretto, allievo di Tiziano.

A Roma fu costruita la Chiesa di S. Rocco, presso il porto di Ripetta, grazie alla presenza dell’omonima Confraternita, dedita ad opere di carità. Secondo la tradizione, avallata da Paolo IV, già Arcivescovo di Chieti, il Santo era terziario francescano. Come Francesco d’Assisi (neanche lui sacerdote), si era spogliato di tutto e aveva servito gli ultimi. Per questo i Cappuccini lo “adottarono”, anche per la vicinanza agli appestati. Quando la peste divenne un lontano ricordo, S. Rocco divenne protettore di tutti gli altri mali fisici, soprattutto delle ferite, per via del bubbone sul ginocchio, entrato nell’iconografia. Per la leggenda del cagnolino, è diventato pure protettore contro le malattie del bestiame. In Francia è protettore dei cavatori di pietre, probabilmente per il legame tra la pietra e il nome del Santo. E’ eponimo a Parigi, della Chiesa dove avvenne la conversione di Alessandro Manzoni, mentre a Montpellier è venerato annualmente con un pellegrinaggio dove i fedeli attingono acqua al pozzo di S. Rocco, così chiamato perché quando il Santo sarebbe tornato in patria, vi si dissetava.

S. Rocco, nell’iconografia, fu non di rado confuso con S. Giacomo, per via del bordone e della conchiglia sulla mantellina. Ma anche per l’abbigliamento consistente nella tunica corta fermata ai fianchi dal cordiglio. Divenne addirittura più conosciuto dell’Apostolo, e la festa del 16 agosto divenne più sentita di quella del 25 luglio. Il Cammino di Santiago ha ripreso vigore dal secolo scorso, anche con la Giornata Mondiale della Gioventù, presieduta da S. Giovanni Paolo II, il 20 agosto 1989. Fu il primo Santuario europero ad ospitare la Giornata, non considerando la Basilica Vaticana, dove avvennero le prime edizioni, la Domenica delle Palme.

La devozione a S. Rocco si diffuse soprattutto nell’Italia Meridionale, particolarmente a Gioiosa Ionica, dove nel mese di agosto gli vengono tributati grandi festeggiamenti. Lo conferma la documentazione giornalistica e fotografica del gioiosano Domenico Logozzo, abruzzese di adozione, già Capo Redattore della sede RAI di Pescara.

La RAI nazionale, invece, ha trasmesso la Chiesa di S. Rocco in Roma, il giorno di Natale del 2013, prima della benedizione Urbi et Orbi, di Papa Francesco.

SANTINO VERNA