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Pubblicato Domenica, 05 Aprile 2020
Scritto da Nicola Dell'Arena

LA DOLCEZZA DEI RICORDI...

LA SETTIMANA SANTA AD ATRI

 La settimana santa dei miei ricordi iniziava con la domenica delle palme quando portavo a benedire,  nella chiesa di S. Nicola, il fascio di ulivo preparato da mio zio Gabriele. 

Prima della domenica delle Palme c’era il rito millenario della pulizia straordinaria della casa. Tutti gli anni, insieme con le amiche, a turno si pulivano gli utensili in rame della che erano appesi sui muri. 

Il mercoledì iniziavano le feste. La mattina 2 ore di scuola per rientrare il martedì seguente con pochi compiti da fare.

Giovedì santo con i sepolcri. Tutta Atri, con i contadini che venivano,  per le strade del centro a fare i sepolcri. Era obbligatorio entrare in un numero dispari di chiese (uno, tre, cinque, sette, nove) Tutte le chiese erano addobbate e piene di persone. La più bella era quella di S. Francesco e in tutte c’era il grano appena germogliato. Ai sepolcri c’erano famiglie intere che partecipavano.

Nel frattempo le campane non suonavano, a motivo del lutto per la morte del Signore,  (in atriano a s’a ttaccat li campan) per tornare a suonare la domenica di Pasqua (s’a sciolt li campan). Per avvertire delle cerimonie religiose i sacrestani giravano per Atri suonando il tric-trac. Nella chiesa di S. Rita c’era il sacrestano Antonio Riti (soprannominato lu canecc, piccolo cane) e Antonio Vacarill (il suo soprannome). Antonio era un giovane orfano, o forse un trovatello, che viveva tra ospedale, ricovero e chiesa e toccava a lui passare, a capo d’Atri, con il tric-trac.

Il venerdì santo con la processione del Cristo morto. A questa processione spettava il giro lungo, come a tutte le processioni di interesse dell’intero paese, partendo dalla chiesa di Santa Maria. Questo giro lungo era organizzato in modo tale da passare davanti a tutte le chiese di Atri.

Dalla chiesa di S. Rita (il cui vero nome è  S. Spirito o SS. Suffragio) usciva il catafalco del Cristo morto per arrivare nella cattedrale. Il catafalco degli anni cinquanta è lo stesso di quello di oggi, nulla è cambiato ma esprime sempre il suo fascino e la sua bellezza. Bontà e forza di facebook. Il gruppo Borghi d’Abruzzo ha postato su face book la processione del venerdì santo di alcuni paesi abruzzesi. Il catafalco del Cristo morto è quasi uguale a quello di Atri. Il Cristo è adagiato e ricoperto con un velo bianco trasparente. Probabilmente tutti prodotti di qualche bottega napoletana del settecento.

La Madonna Addolorata usciva dalla chiesa di S. Francesco per arrivare nella cattedrale.

Dalla cattedrale partiva la processione, imboccando subito via Cardinal Cicada. Tutti in fila per due, accostati ai muri, e tutti riuniti in base alle rispettive organizzazioni di appartenenza, suddivisi per età (ragazzi, giovani e adulti), per parrocchia e sesso. Nel centro della processione e vicino al Cristo morto c’era tutto il clero di Atri con i 14 canonici nei loro abiti di ermellino rosso rivestito internamente di lana bianco. 

Dalla chiesa di S. Domenico usciva il Calvario, un monte con tre croci con al centro quello più grande che e rappresentava Cristo e le altre i due ladroni , per unirsi alla processione.

La processione finito il giro rientra in cattedrale. Ma non è finito quì. Una abile regista, migliore del grande Zeffirelli, ha  ideato la parte più bella e suggestiva di tutto il venerdì  Santo. Il Calvario se ne torna a S. Domenico mentre  il Cristo e la Madonna si avviano per il corso per rientrare nelle rispettive chiese.

La chiesa di  S. Francesco con la sua barocca balaustra, la piazzetta e la scalinata è già scenografica e maestosa per se stessa.  E così il venerdì santo si aggiunge un altro prezioso anello. La Madonna rientra in chiesa per la via e i    la fanno girare per tre volte, è l’ultimo saluto al figlio che prosegue per S. Rita e che va a morte. La scena è commovente e straziante. Appena la processione rientra in cattedrale la gente si precipita ad andare S. a Francesco per godersi quest’ultimo tassello della processione.

In che anno è iniziata la processione proprio non so dirlo. Solamente Don Bruno o Don Giuseppe potevano aiutarci nella ricerca.

Nicola Dell’Arena