Pubblicato Martedì, 31 Marzo 2020
Scritto da Nicola Dell'Arena

STORIE ATRIANE

DUE UOMINI CORAGGIOSI

Nella sua permanenza ad Atri per gestire l’albergo, nella primavera del 1967, mio zio venne a Roma, almeno 3 volte. Però, non veniva da solo. Era accompagnato da Domenico (Mimì) Muscianese.

Ogni volta,  finito il pranzo alla mensa universitaria, mio zio ci teneva ed era felice che andassi a trovarlo. L’incontro avveniva in una trattoria a via Torino dove mio zio e Mimì pranzavano. 

Cosa venissero a fare a Roma? Sinceramente, per delicatezza, io non l’ho mai chiesto a mio zio ed altrettanto, per riservatezza non me l’ha mai detto .

A quel tempo tutta Atri sapeva quale era il problema  più importante per Mimì: aprire  la fabbrica di televisori. 

Emilio Mattucci non gli ha dato mai una mano. In un comizio, addirittura lo maltrattò. Quell’anno si era presentato come candidato al consiglio comunale nella lista del PSDI (partito socialdemocratico) di Candeloro Rasetti. Per quale motivo? Bisognava chiederlo ad entrambi (Emilio e Mimì).

Io penso che la loro venuta a Roma fosse dovuto a questo problema di Mimì. 

Dove andavano? Ministeri o Cassa del Mezzogiorno? Con chi parlavano? Sottosegretari, alti dirigenti?  Non lo so e non l’ho mai chiesto. A quel tempo, tutti sapevano ad Atri che mio zio aveva una piccola influenza nei ministeri. Se non ci fosse stata questa influenza non si era neanche ricevuti e si trovavano le porte chiuse. Diciamo che il problema esiste anche oggi.

Dopo questi viaggi il contributo della Cassa del Mezzogiorno arrivò e Mimì potette realizzare il suo sogno. La fabbrica fu realizzata alla fine di viale Risorgimento e l’inizio di viale Aldo Moro. Tanti giovani iniziarono a lavorare nella fabbrica.  

Quando stavo ad Atri, mio zio lodava sempre Mimì per la capacità, la bravura, la competenza, la passione per Atri, il coraggio di rischiare per sé e per gli atriani, la consapevolezza della sfida che stava affrontando, l’apertura mentale e lo sguardo al futuro.

Due uomini accomunati dalla tecnica (meccanica per mio zio, elettronica per Mimì) e dalla volontà di dare ad Atri qualcosa di costruttivo e di positivo. Due piccoli uomini coraggiosi che hanno dato seguito al loro sogno: realizzare l’albergo; realizzare la fabbrica di televisori, e poi un canale TV di Atri.

A me cosa rimane di tutto ciò? L’aver assistito, passivamente, a delle azioni che portavano del bene ad Atri e un aneddoto. La prima volta che sono stato in trattoria, mio zio mi chiese come andavano le cose a Roma. Erano i primi mesi della mia avventura romana. Risposi tutto bene e raccontai che mensa la sera ci davano l’arancia, che era pesante. Subito Mimì disse: “quale è il problema”? Basta cambiare la frutta del giorno con l’arancia della sera. Tutto semplice per lui.

Nicola Dell’Arena