Pubblicato Lunedì, 09 Dicembre 2013
Scritto da Antonio Cerquitelli


QUANDO I “MITI” CONQUISTANO I GIOVANI

 JFK, il poeta della politica

 

La storia della famiglia Kennedy sembra essere una storia romanzata; nessuno, nemmeno il più fantasioso degli scrittori avrebbe potuto immaginarne le vicende, gli intrecci e il destino. I Kennedy sono stati politici vincenti e mariti traditori, abili conferenzieri e uomini molto sfortunati. Cinquanta anni fa moriva John, il più famoso della famiglia, probabilmente il presidente più amato dagli americani. Carismatico, affascinante, misterioso. Il suo nome è leggenda, iniziata alle 12:30 del 22 novembre1963 aDallas, quando Lee Oswald pose fine alla sua esistenza. Sulla morte di JFK sono stati scritti migliaia di libri, ecco perché non ho intenzione di parlare di essa. Quello che mi interessa è fare, in breve, una ricostruzione degli anni di presidenza Kennedy, senza un’inutile retorica. Fu eletto l’8 novembre in una competizione molto serrata con Nixon ( fondamentale fu sicuramente l’appoggio economico del padre, Patrick Kennedy, affarista con pochi scrupoli). All’età di 43 anni divenne così il primo presidente cattolico ed il più giovane mai eletto. Sentiva la necessità di una svolta nel mondo statunitense, un bisogno di progresso che rendesse realizzabile per tutti il cosiddetto “sogno americano”. Tutte queste idee erano alla base della “Nuova Frontiera”, il programma politico che si proponeva di realizzare : lotta contro la povertà e la disoccupazione, leggi a favore dell’istruzione e contro la discriminazione razziale. Se in politica interna ottenne grandi successi, la sua posizione in politica estera fu decisamente ambigua. Si dichiarò a favore di un programma di distensione nei rapporti con l’URSS ma poi, insieme allo Stato Maggiore americano, appoggiò lo sbarco di controrivoluzionari addestrati nella Baia dei Porci a Cuba, con il tentativo di deporre il governo comunista di Castro. Ma la spedizione si rivelò un disastro. Mosca espresse la sua aperta solidarietà a Castro, facendo costruire delle rampe di missili nucleari sull’isola. Quando nell’ Ottobre 1962 un aereo spia americano le individuò, Kennedy allarmò gli Stati Uniti; fu ordinato il blocco navale attorno a Cuba, ma Kruscev saggiamente non lo fece forzare. Altrimenti sarebbe stato lo scoppio della terza guerra mondiale. Ecco in sintesi i mille giorni di JFK al potere. Sicuramente rivoluzionari.  Anche per la ventata di aria nuova che sua moglie Jacqueline portò alla Casa Bianca. I due sembravano una coppia di Hollywood: influenzarono la moda dell’epoca e le loro fotografie comparivano spesso nei rotocalchi. Per quanto mi riguarda ciò che mi ha sempre affascinato di John Kennedy sono state le sue parole : “non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi: chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese”, “l’ umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità “, “se una libera società non può aiutare i molti che sono poveri, non dovrebbe salvare i pochi che sono ricchi”. Lo definirei il poeta della politica. Così come lo è stato suo fratello Robert(Ministro della Giustizia  durante il mandato di John) assassinato a Los Angeles, l’altra Dallas. Il suo celebre discorso sul PIL “ che non tiene conto della salute dei ragazzi, della qualità della loro educazione, che non include la bellezza delle poesie, che non misura né l’ingegno, né il coraggio; misura tutto, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta” rimane il più bel discorso che mai abbia sentito da un politico. Quei mille giorni di governo Kennedy hanno segnato una svolta decisiva nella storia dell’ umanità intera. E di JFK lo stesso Fidel Castro dirà : “ credo che fosse un uomo pieno di entusiasmo, molto intelligente, con un carisma innato, che cercava sempre di fare cose positive. Commise degli errori, ma ritengo che sia stato un uomo coraggioso capace di correggersi e abbastanza coraggioso da introdurre cambiamenti nella politica degli Stati Uniti”.

ANTONIO CERQUITELLI