Pubblicato Sabato, 14 Marzo 2020
Scritto da Nicola Dell'Arena

UNA STORIA DA RIVISITARE E DA CHIARIRE

HOTEL DU PARC: LA PRENASCITA

Don Giuseppe Di Filippo nel suo libro Atri durante l’occupazione fascista scrive “La chiesa di S. Leonardo, che ha fatto bella mostra di sé per tanti secoli, alla parte destra dell’imbocco della Villa Comunale, fu demolita agli inizi degli anni sessanta per consentire la costruzione dell’albergo Hotel du Parc”. La frase riportata da Don Giuseppe è completamente sbagliata ed un giorno ho avuto l’occasione di dirglielo. La frase è molto infelice e porta ad errare e a far imprecare contro qualcuno, come spesso leggo su Facebook, e questo qualcuno potrebbe essere mio zio Attanasio Dell’Arena.

Quando glielo fatto notare Don Giuseppe corresse il tiro e mi disse “le due cose non sono consequenziali e non sono direttamente collegate”. Nella correzione alla mia nota Don Giuseppe affermò che la chiesa non fu demolita per  costruire direttamente l’albergo.  

Adesso veniamo ai fatti. Tra i fatti riporto lo stesso libro di Don Giuseppe “Essendo pericolanti i muri dell’ex Convento, il Comune ne ordinava l’abbattimento e lo stesso provvedimento si invocava per la Chiesa. La  Curia Vescovile di Atri, sentito il parere del Vescovo e dei P. P. Cappuccini, in  data 20 marzo 1953, dava il Nulla Osta per l’abbattimento della Chiesa”. L’ordine fu dato il 20 marzo 1953 con la pratica che sicuramente era iniziata qualche anno prima. Era sindaco, in quel periodo, Iommarini Domenico del partito Comunista.

La chiesa fu demolita agli inizi degli anni sessanta come afferma Don Giuseppe oppure nel 1953 come scrive Santino Verna nel suo articolo su Indialogo del 5 settembre 2013 dal titolo “La demolita chiesa di San Pietro in Atri”?

Sinceramente la demolizione della chiesa di S. Leonardo non la ricordo mentre quella di S. Pietro la ricordo tutta. Una mattina del mese di marzo o aprile del 1957, il professore di lettere, di Roseto, non venne e così siamo stati a guardare la demolizione. Nel 1953 avevo 7 anni ed andavo alle elementari nella nuova scuola e nonostante la vicinanza tra scuola e chiesa la mia mente non mi dice nulla sulla demolizione della chiesa.

Che la chiesa si trovasse all’imbocco della villa con una diecina di case di lato e la stele con il crocefisso davanti lo ricordo benissimo e la sua demolizione che non ricordo. Ricordo perfettamente, le foto pubblicate su facebook mi aiutano, il piedistallo cilindrico con la croce di ferro in cima quasi sul ciglio della strada. Ricordo alcune famiglie che abitavano li: la maestra Carrara, “flicet” il padre di don Guido e di don Enrico, la famiglia di Di Francesco Ferdinando, la famiglia di Israele, uomo grosso e grande ma buono.

Anno 1956. Inizia una fase nuova nella storia di Atri con la grande vittoria di Emilio Mattucci. Viene subito messo in cantiere la costruzione degli alloggi popolari nel nuovo rione di S. Antonio. Tutte le famiglie che abitavano nei pressi della chiesa di S. Leonardo furono trasferite nella nuova zona a piazza Mambelli. Era tra il 1958 e il 1960. La chiesa e le case furono abbattute, dopo il trasferimento delle famiglie, poiché era pericoloso abbatterlo per la presenza delle case e delle persone. Per questi fatti propenso per  la versione di Don Giuseppe.

Nel programma elettorale della Democrazia Cristiana, dovrei averne una copia regalatami da Emilio Mattucci, fu inserito per il rilancio di Atri, la costruzione di un albergo e in sede di consiglio comunale fu deciso di sistemarlo all'imbocco della villa comunale.

Fin qui il prologo, per dire che le due azioni: abbattimento della chiesa e costruzione dell’albergo, non sono legate insieme, come qualcuno pensa e scrive.

La mia famiglia ha avuto sempre un rapporto conflittuale, ma senza cercarlo o volerlo, con questa chiesa di S. Leonardo.  Nel novecento il caso del ragazzo Cervone, descritto in modo esemplare da Elso Simone Serpentini nei suoi tre volumi. Il Priore della chiesa che aveva visto tutto per paura di ritorsione del Cherubini, all’epoca la famiglia più potente di Atri, non confessò mai quello che aveva visto e sentito.

Non ho fatto ricerche in merito ma la mia bisnonna, Raffaella Scena potrebbe essere la sorella o la cugina di questo ragazzo mentre la mia nonna era la cugina del padre di questo ragazzo.

Adesso con la storia di mio zio e la demolizione della chiesa e questo scritto serve per chiarire e togliere ogni dubbio su quanto accaduto.

Nicola Dell’Arena