Pubblicato Venerdì, 29 Novembre 2013
Scritto da Santino Verna

CHIESE E DEVOZIONI POPOLARI AD ATRI

LA CHIESA DI SANTA CHIARA E LE SUE ANTICHE E RECENTI TRADIZIONI

Nel quarto S. Nicola sorge la chiesa di S. Chiara. Non ha mai denominato ufficialmente un quarto, ma per gli abitanti dell’omonima via e di Via Beato Rodolfo d’Acquaviva, l’area è detta “S. Chiara”. La chiesa, risalente al XIII sec. quando fu fondato il monastero clariano, assunse in epoca barocca l’aspetto attuale.

Nell’ordine delle Quarant’Ore, alla chiesa delle clarisse spetta il venerdì, il sabato e la domenica Ia di Quaresima, quella con il Vangelo delle tentazioni, ma la collocazione è stata variabile in questi ultimi anni per l’impraticabilità di Cattedrale, S. Francesco e S. Giovanni.

Prima festa dell’anno liturgico che interessa S. Chiara è l’Immacolata Concezione, propria di tutta la Chiesa Universale, ma particolare per l’Ordine Serafico (in primis per i Minori Conventuali). L’altar maggiore della chiesa, sventrato negli anni ’60 per l’adattamento alle norme del Vaticano II e l’Adorazione Eucaristica quotidiana, ha il titolo dell’Immacolata e una statua vestita della Concezione si trova nei pressi dell’attuale altare, dove il sacerdote quotidianamente celebra l’Eucarestia per le monache e i fedeli. Il simulacro viene esposto per la novena e la festa.

Con le feste natalizie e il presepe, è presente la tradizione dell’estrazione dei Santi protettori, all’inizio dell’anno, perché il Santo estratto accompagna il fedele per tutto l’anno con l’intercessione e la protezione e quest’ultimo dovrebbe conoscere meglio il protettore, magari leggendosi con calma un buon testo. La tradizione, tipica dell’Ordine Serafico, è legata all’Epifania, giorno della benedizione delle stanze dei frati, con il contrassegno delle iniziali dei Magi, C, B, M (Caspar, Balthasar, Melchior), acronimo sciolto altrimenti: Christus benedicat mansionem. La tradizione dell’estrazione è stata riportata in S. Chiara nel 2006, con la S.Messa alla fine dell’anno civile.

Giugno è caratterizzato dalla festa della Madonna de la Salette, una delle quattro apparizioni mariane più importanti dell’era contemporanea. Le altre sono Rue du Bac, Lourdes e Fatima, in ordine di tempo. La Salette si colloca tra la Medaglia Miracolosa e la Grotta di Massabielle, nel 1846, nei pressi di Grenoble, ma la sua fama raggiunge presto l’Italia Meridionale, grazie alla presenza della veggente Melania Calvat a Castellamare di Stabia (dove un piccolo borgo è stato denominato Salette, ma nel comune di S. Antonio Abate) e Altamura. Ad Atri l’arrivo fu precoce perché nella seconda metà del XIX sec. il Vescovo di Atri e Penne fu sempre “regnicolo”, a partire da Mons. Vincenzo D’Alfonso, l’unico pastore contemporaneo tumulato in Atri, originario di Scapoli, presso Montecassino (Lazio, ma Regno di Napoli). Poi arrivarono l’irpino Mons. Luigi Martucci e il sulmonese Mons. Giuseppe Morticelli.

Il culto salettino dalla chiesa di S. Agostino fu portato dall’Arcidiacono Bruno Trubiani al monastero delle clarisse e il vecchio simulacro fu sostituito da quello nuovo, arrivato nel 1989 e collocato all’ingresso del presbiterio di S. Chiara. La festa vera e propria de la Salette sarebbe il 19 settembre, giorno dell’apparizione, in relazione con l’Addolorata (la Madonna era in lacrime), ma è stata spostata a giugno per opportunità pastorale. Per alcuni anni fu chiamato P. Umberto Paiola, M.S., veronese trapiantato a Napoli per spiegare agli atriani la bellezza e l’importanza del messaggio de la Salette. Messaggio forse considerato antiquato se pensiamo al braccio appesantito del Signore che la sua Santissima Madre non può trattenere, ma più semplicemente è un messaggio d’amore, della Madre verso i figli.

L’11 agosto è la solennità di S. Chiara, preceduta una volta dalla novena e ora dal triduo, con il coinvolgimento delle famiglie francescane del Primo Ordine che si alternano nella presidenza dell’Eucarestia con i Ministri provenienti da L’Aquila (Cappuccini e Minori) e Pescara (Conventuali). Il giorno della Solennità presiede il Vescovo, la mattina o il pomeriggio, con l’animazione di una schola- cantorum della forania.

In settembre l’attenzione va all’Addolorata. La devozione si diffuse grazie all’omonimo Terz’Ordine e a P. Bernardino Piccinelli, OSM, poi eletto Vescovo titolare di Gaudiaba e Ausiliare di Ancona, in un periodo di grande tensione per le diocesi marchigiane perché si temeva la soppressione delle piccole circoscrizioni ecclesiastiche. P. Bernardino, chiamato Padre anche dopo la consacrazione episcopale, veniva ogni tanto ad Atri e tanti lo ricordano ancora. Ora è Servo di Dio.

Il simulacro dell’Addolorata è conservato nel primo altare del lato del Vangelo, sormontato dal medaglione con il Beato Rodolfo Acquaviva, d’obbligo nella chiesa più vicina alla casa dove nacque (escludiamo l’oratorio dei caduti dove non si conserva l’Eucarestia).

Il 25 settembre si festeggiava S. Ercolano martire. Un giorno una bambina andò a sbirciare sotto l’altar maggiore e vide le reliquie del Santo. Gli sembrava un miracolo e andò chiamare l’Arcidiacono Raffaele Tini. Segno della devozione di una volta.

Il 4 ottobre, come in tutte le chiese dell’Ordine Serafico, si festeggia S. Francesco d’Assisi, e da qualche anno le monache ne espongono la statua. Altrove c’è la consuetudine dell’icona, tradizione orientale. Gli occidentali, particolarmente gli europei mediterranei preferiscono la tangibile immagine a tutto tondo. E il 17 novembre si ricorda S. Elisabetta d’Ungheria, patrona dei terziari, un tempo presenti ad Atri nella chiesa di S. Francesco e quindi trasferiti in quella delle clarisse, essendo l’unica comunità serafica della cittadina.

SANTINO VERNA