Pubblicato Mercoledì, 20 Novembre 2013
Scritto da Santino Verna

LE  NUMEROSE CONFRATERNITE DI ATRI

IN OGNI CHIESA LE FRATERNITA’ DI LAICI ORGOGLIOSI DELLA LORO STORIA E CUSTODI DI ANTICHE TRADIZIONI

Accanto agli Ordini religiosi nella città di Atri erano presenti le Confraternite, fraternità di laici che seguivano la spiritualità di una famiglia religiosa o erano legati ad un particolare scopo, come la carità verso i condannati a morte o la preghiera per i defunti.

Ogni chiesa nella cittadina, si può dire, aveva la sua Confraternita (si usava talvolta il sinonimo di Congrega). Se vogliamo usare lo schema antropomorfico, caro per es. alla città di Loreto, partiamo da Capo d’Atri, con la Confraternita del Suffragio che all’inizio del XIX sec. rimpiazzò gli Agostiniani Scalzi nella cura della chiesa di S. Spirito. Ben presto la piccola chiesa barocca divenne il secondo luogo dopo Cascia per la venerazione di S. Rita. Ma la Congrega era legata soprattutto alla preghiera per i defunti, con le celebrazioni antelucane nel mese di novembre dove presenziavano nella recita dell’Ufficio Francesco Ferzetti, dirimpettaio della chiesa, avvolto nel pesante mantello e Raffaele Marcone, sacrista di S. Chiara. Quando la Congrega finì, gli abiti venivano utilizzati dai figuranti per le processioni e le esequie, ricevendo in cambio doni in natura o in denaro, ciliegina sulla torta della gioia per un pomeriggio diverso con una veste particolare.

La chiesa di S. Francesco aveva la Congrega delle Stimmate, ma il colore dei confratelli era marrone in luogo del nero, adottato dopo le soppressioni dai Conventuali per confondersi facilmente con il clero secolare. Il vero colore originario, difficilmente definibile, era il cinerino, variante del grigio.

S. Agostino aveva la Congrega dei Cinturati che un tempo avevano la sede nell’oratorio della Trinità, la chiesa più piccola del centro storico e anche la più povera artisticamente. I confratelli ottennero dal Beato Pio IX nel 1853 le spoglie di S. Massimo martire, quando molti paesi richiedevano le reliquie estratte dalle catacombe romane. L’imberbe testimone era festeggiato annualmente nella seconda decade di maggio e la sua cappella, l’unica aggiunta laterale in S. Agostino, fu restaurata nel 1960 dalla famiglia Balducci in memoria del figlio Massimo, morto a 14 anni e grosso modo coetaneo del suo Santo protettore.

S. Reparata era invece la sede della Confraternita dell’Immacolata Concezione, il cui simulacro fu incoronato nel 1867, 13 anni dopo il dogma promulgato dal Beato Pio IX. Grande festa fu fatta in Atri nel 1887 per il ventennale dell’evento e nel 1984 fu rifatta la dalmatica della Madonna, presente sulla statua solo per la novena e la festa.

In Cattedrale c’era la Congrega dei sarti. Protettore principale S. Nicola di Mira, secondario S. Omobono Tucenghi. Pertanto a distanza di poche centinaia di metri, fatto naturale nella Atri dei quartieri, delle fazioni e delle accese rivalità, c’erano due celebrazioni di S. Nicola. Questo lo ricordava Roberto Laudadio, sarto trapiantato a Milano, tornato ad Atri dove trascorse l’ultimo periodo della vita. I sarti erano tanti nella cittadina e le famiglie facoltose si servivano dai migliori. La Congrega preparava l’annuale Messa antelucana del 6 dicembre che aveva le stesse prerogative dell’Immacolata, S. Lucia e S. Barbara.

Le confraternite che hanno avuto più visibilità sono state quelle di S. Giovanni, l’Arciconfraternita del SS. Rosario e la Confraternita del SS. Nome di Gesù. La prima, tra le più antiche in Abruzzo, era strettamente legata all’Ordine dei Predicatori e nell’abito riecheggiava quello domenicano con il bianco e il nero. La seconda era invece legata ai Minori Osservanti, in particolare a S. Bernardino, l’unico francescano immortalato dal Delitio nel coro della Cattedrale. I contradaioli di S. Giovanni hanno sempre avuto grande cura per la chiesa e gli abiti confraternali e si deve lodare immensamente l’opera dello storico Piergiorgio Cipollini. Grazie a lui per molte edizioni, tra gli anni ’80 e ’90, la processione del Cristo deposto è stata animata dai figuranti, dove spiccava lo storico sacrista Luigi Cosanni, contradaiolo DOC di S. Domenico, rivestito della mozzetta violacea. E lo seguivano i nipoti, Gianluca e Paolo D’Andreamatteo, con le mozzette dei bambini, utilizzate anche per il servizio all’altare della S. Messa festiva delle 9, frequentata da un po’ tutti gli atriani, perché dopo l’Eucarestia, era naturale la visita al camposanto.

Per non disperdere il patrimonio confraternale, Ettore Cicconi, fondatore e responsabile del museo etnografico, nel2004, harealizzato la sezione di religiosità popolare all’interno del medesimo, mettendo in risalto insegne, abiti e stemmi dei sodalizi atriani. Punto di partenza del meraviglioso progetto una statuetta ottocentesca di S. Nicola di Mira che poteva suscitare la splendida idea di una sezione o un angolo di campane di vetro con piccoli simulacri.

Dal 1995 la statua di S. Rita è portata e scortata dai confratelli dell’Annunziata di Teramo, con i colori bianco e azzurro. Qualche burlone può dire che sono i colori del Pescara. Ma sono i colori mariani della purezza verginale e dell’umanità donata al Signore, presenti non soltanto nello sgargiante e forse dispersivo corredo confraternale, ma nei rivestimenti parietali delle nostre chiese d’Abruzzo in occasione dei festeggiamenti alla Madonna. Un laboratorio di “paratori” era a Pacentro e in tempi ormai lontani rendevano più calorosa la prima solennità dell’anno liturgico, l’Immacolata Concezione di Maria Santissima.

SANTINO VERNA

 

* Con questo articolo si conclude l’affascinante viaggio attraverso i secoli per scoprire la  “vita religiosa” della nostra città. Santino Verna ci ha accompagnanti facendoci scoprire la incidenza che clero secolare e ordini religiosi, maschili e femminili, hanno avuto nella nostra storia. Lo ringraziamo per questo intelligente e stimolante servizio.

La sua collaborazione, naturalmente, non si conclude qui.  Lo aspettiamo per parlarci delle chiese di Atri e dei personaggi, maggiori e minori, che hanno arricchito la vita cittadina. La gratitudine,quindi, incontra l’attesa di leggere ancora i suoi interventi, che esplorando il passato, ci faranno conoscere le radici del nostro futuro.