Pubblicato Mercoledì, 18 Dicembre 2019
Scritto da Santino Verna

UN LANCIANESE LEGATO ALLA NOSTRA CITTA'

RICORDO DELL’ARCIVESCOVO ENZIO D’ANTONIO

Nella notte tra il 16 e il 17 dicembre è passato all’altra riva, Mons. Enzio D’Antonio, Arcivescovo emerito di Lanciano-Ortona. Era legato ad Atri, in quanto l’immediato precedecessore era l’atriano Mons. Leopoldo Teofili, nato al Cielo 38 anni fa.

Mons. D’Antonio era nato a Lanciano nel 1925. Trascorse la fanciullezza nella città frentana e a Fara S. Martino, dove abitavano i parenti, nel rione Terra Vecchia, oggi quasi totalmente disabitato. Seminarista a Chieti, fu ordinato sacerdote nel 1949. Operò nella diocesi di Lanciano e fu dinamica presenza nella neonata Conferenza dei Vescovi italiani, sul sentiero del Concilio.

San Paolo VI nel 1975 lo nominò Vescovo di Trivento e Coadiutore di Campobasso-Boiano. Fu consacrato dall’allora Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, Card. Antonio Poma. Due anni dopo, divenne Arcivescovo di Campobasso, lasciando la piccola diocesi di Trivento, dove Papa Montini, all’indomani del Congresso Eucaristico di Pescara, aveva nominato Mons. Antonio Valentini.

A Campobasso, Don Enzio (com’era affettuosamente chiamato anche da Vescovo) incontrò diverse difficoltà, anche per quello che riguarda la recezione del Vaticano II. Nel 1979 si dimise e gli assegnata la diocesi di Velebusdo, remota città della Bulgaria.

San Giovanni Paolo II, nel 1982, cinque mesi dopo la morte di Mons. Teofili, lo nominò Arcivescovo di Lanciano e Vescovo di Ortona. Questa era la dicitura fino al riordinamento delle diocesi italiane, avvenuto il 30 settembre 1986, quando Mons. D’Antonio divenne Arcivescovo di Lanciano-Ortona. Tra i principali collaboratori ebbe Mons. Tommaso Valentinetti, suo Vicario-Generale per quasi tutto l’episcopato nella città frentana. Fu anche Presidente della CEAM.

Apparentemente schivo, Don Enzio aveva un cuore grande. Profondo conoscitore della storia di Lanciano, volle la nascita del Museo. Si prodigò per il ripristino della Cattedrale, proponendo l’eliminazione di alcune feste popolari estive. Ma i lancianesi non vollero, perché molto attaccati alle tradizioni, sottolineate da fuochi pirotecnici e bande musicali. L’Arcivescovo ebbe la gioia di riaprire la Cattedrale di S. Maria del Ponte nel 1996, e quattro anni dopo, di assistere alla consacrazione episcopale di Mons. Tommaso Valentinetti.

Nel 2000, per raggiunti limiti di età, dovette rassegnare le dimissioni. Gli subentrò Mons. Carlo Ghidelli, già Assistente Ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Don Enzio rimase (e non poteva essere altrimenti) a Lanciano, ponendosi a servizio dell’Arcivescovo Carlo, e presenziando a tanti momenti liturgici e culturali nella terra d’Abruzzo.

Ad Atri presiedette, nel 2004, la S. Messa con la processione del Corpus Domini, per la Parrocchia di S. Gabriele, davanti all’ospedale civile. Gli atriani ne conservano un meraviglioso ricordo.

Ormai avanti negli anni e con tanti acciacchi, Don Enzio, aveva conservato una lucida memoria e dispensava ottimi consigli. Ora ci illumina dal Cielo.