NEL CALORE DELLA MEMORIA

La Fundane de la PELE

Un'immagine particolare di Atri, che a molti sfugge, perché oggi in prossimità di u n incrocio, si passa davanti con le auto e non si ha il tempo di rivolgergli lo sguardo. E’ ubicata sulla vecchia strada provinciale per Pineto a circa un Kilometro dal centro storico.

Noi da bambini e poi ragazzi attraverso due scorciatoie andavamo a fare le passeggiate per raccogliere le more e poi rinfrescarci con l’acqua fresca de la PILA, una delle fontane archeologiche di Atri.

Il tre maggio, ogni anno fino a una quindicina di anni fa c’era la festa della S. Croce in contrada Crocefisso, a due kilometri e mezzo da Atri, si passava davanti a questa fonte ed era una sosta obbligata per i pellegrini, sia all’andata che al ritorno ad Atri, per bere e rinfrescarsi.

Quanti di voi hanno letto quella meravigliosa poesia scritta tanti anni fa dal Canonico Professor Don Luigi Illuminati “La PILA”? Nel 1959 l’allora Sindaco di Atri Professor Emilio Mattucci la immortalò su una lastra di marmo e lì la pose.

Antica e chiara fonte, io ti cantai
quando odorava il fior del biancospino
sulle conche delle fanciulle e gai
nidi allietavan l’aria del mattino.

Tutto è passato!  Ma tu sempre stai
a favellar col suono cristallino
dell’acqua fuggitiva che giammai
è stanca del canoro suo cammino.

Tutto è passato!  Forse le fanciulle
che avean la stessa tua freschezza allora,
hanno perduto il fior di primavera.

Tutto è passato!  E sono forse brulle
lande riarse le speranze d’ora
che si spengon nell’ombra della sera.

 Frequentavo la scuola media MAMBELLI, le professoresse d’Italiano, che voglio ricordare con affetto la professoressa Teresa Carta, la Forcella, la Valentini, ci spiegarono e ci fecero imparare a memoria questa poesia ed io la portai all’esame di terza media.

Ogni qualvolta passo davanti alla fonte della Pila mi fermo un attimo a rileggere quella splendida poesia e torno indietro nel tempo ripensando a quando la scuola media era in vico del Teatro, di fronte la Basilica Cattedrale dell’Assunta. La fiaba continua.

Alberto Sporys