Pubblicato Giovedì, 17 Ottobre 2013
Scritto da Santino Verna

I MINIMI DI S.FRANCESCO DI PAOLA AD ATRI

IL PATRONO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE E LA BREVE PRESENZA DEI SUOI FRATI NELLA NOSTRA CITTA’

Ordine Mendicante nato alla fine del Medioevo, è quello dei Minimi o Paolotti , fondati da S. Francesco di Paola che si ispirò all’omonimo assisano anche nella denominazione ufficiale. Francesco era stato così chiamato perché i genitori avevano ottenuto la sua nascita grazie all’intercessione del Santo Poverello di Assisi, come era accaduto per il Beato Angelo da Furci, e in questo caso, l’intercessione era di S. Michele Arcangelo, l’Angelo per antonomasia.

In Abruzzo i Minimi erano presenti a L’Aquila, Sulmona, Chieti, Vasto, Orsogna e Atri. La cittadina degli Acquaviva era quindi l’unica delle diocesi di Penne e Atri ad avere i figli di S. Francesco di Paola. Patrono del Regno delle Due Sicilie, S. Francesco di Paola viene spesso confuso con S. Francesco d’Assisi, il Francesco per eccellenza e anche l’iconografia è responsabile di questa confusione. Il Santo calabrese veste un saio marrone scuro simile a S. Francesco, ha la barba corta e brizzolata e un bastone alla cui estremità è un cartiglio con la scritta Charitas. Viene confuso, ma solo iconograficamente, anche con S. Antonio abate, per via della barba e del bastone. Pertanto dove bisognava fare una trasformazione di statue, perché entrava un nuovo culto, bastava sostituire un campanello al cartiglio.

I Minimi si stabilirono per alcuni decenni nel XVII sec. nel convento di S. Spirito, dove ora è la casa di riposo, il cui riferimento a S.Rita, indica che l’attigua chiesa è più agostiniana che paolotta. Nel convento doveva esserci la vasca  per l’allevamento dei pesci, dato che i Minimi praticavano la Quaresima perpetua, con il divieto della carne e dei suoi derivati (uova e latticini). Il pesce, forse per via delle spine, veniva associato alla Passione di Gesù ed era considerato un alimento povero. Alla piscina dei frati faceva eco il fossato di Largo S. Spirito, dove ora sorgono i “giardinetti”, luogo di socializzazione dei bambini attraverso il basket e dei meno giovani.

A diversi atriani va un po’ stretto la lunga appartenenza nella storia al Regno delle Due Sicilie. Con i duchi d’Acquaviva, lo Stato d’Atri, dal Tronto al Pescara, attuale provincia di Teramo e parte di Pescara, era una sorta di regione a statuto speciale, un po’ il Trentino- Alto Adige del Regno borbonico. Se L’Aquila era la Milano del Mezzogiorno d’Italia, Atri poteva essere la Trento o la Verona. Attraversata la Pescara (ora al maschile), si entrava nel vivo delle Due Sicilie.

S. Francesco di Paola è raffigurato in un medaglione nella chiesa di S. Reparata, in un programma iconografico dove sono presenti Santi del Meridione: Rodolfo Acquaviva, Gennaro e Gaetano Thiene, veneto quanto il cognome, ma napoletano di adozione.

E’ compatrono di Fontanelle di Atri, assieme a S. Gaetano e un tempo si faceva festa il 2 aprile, data obituaria di Francesco di Paola. Ma il giorno s’imbatte o nella Settimana Santa o nell’ottava di Pasqua o comunque in un tempo forte. In Calabria e in altri luoghi la festa si sposta a maggio.  A Fontanelle è chiamato S. Francesco, quindi molti lo confondono con l’Assisiate.

Nel XX secolo ricordiamo tre personaggi atriani legati a S. Francesco di Paola: Luigi Illuminati, Antonio Di Jorio, Francesco Carlomagno.

Illuminati fu docente all’Università di Messina, dove S. Francesco di Paola compì il miracolo del camminamento sulle acque, utilizzando il mantello come zattera, perché il barcaiolo si era rifiutato di fargli attraversare lo Stretto. Per questo Pio XII lo dichiarò patrono della gente di mare. A Messina, vero capoluogo della Sicilia (almeno sotto il profilo culturale), S. Francesco è molto venerato.

Di Jorio fu parrocchiano di S. Francesco di Paola a Rimini e in quella chiesa furono celebrate le esequie con una rappresentanza di atriani. Era organista della chiesa paolotta, attigua al Santuario di S. Antonio, il tempietto dove avvenne il miracolo della mula. Digiuna da più giorni, per via di una sfida di un eretico, l’animale s’inginocchiò, rifiutando una balla di fieno, davanti all’Eucarestia brandita dal taumaurgo lusitano che nella città romagnola dovette combattere con la Parola e l’esempio tanti avversari.

Carlomagno, poeta e psicoterapeuta di S. Lorenzo Bellizzi, estrema propaggine settentrionale della Calabria ai confini con la Basilicata, è stato collaboratore di P. Antonio Rugiano, confratello di S. Francesco di Paola. Grazie all’amico Costanzo Marcone, funzionario emerito della biblioteca nazionale centrale di Firenze, dove risiede dal 1969, ha conosciuto Atri e alcune sue poesie e pensieri sono stati pubblicati su periodici del Piceno meridionale.

Conterranea di Francesco di Paola era Isabella Spinelli, moglie di Giovanni Antonio Acquaviva, madre di Claudio Acquaviva, nonna quindi del Beato Rodolfo. Per un quarto, il figlio più illustre di Atri, era calabrese, ma c’era da aspettarselo perché, lo vogliamo o no, siamo stati sotto il Regno delle Due Sicilie.

SANTINO VERNA