Pubblicato Martedì, 24 Settembre 2013
Scritto da Santino Verna

UNA MADRE ATRIANA PER PAPA CELESTINO V 

I CELESTINI AD ATRI

Ordine monastico non più esistente, anche se ne rimane lo spirito è quello dei Celestini, fondato da S. Pietro del Morrone che da Vescovo di Roma assunse il nome di Celestino V. Papa metà molisano e metà abruzzese, perché il padre era isernino, mentre la madre di Atri.

I celestini, chiamati anche maiellesi e morronesi, per i luoghi degli eremi (da qui S. Pietro a Maiella nel centro storico di Napoli), furono presenti anche in Atri, con la chiesa e il monastero di S. Stefano. La presenza è documentata nel XVII sec. Degli edifici non rimane nessuna traccia, soltanto un ricordo nella toponomastica: un vicoletto cieco che si affaccia su Via D. Ricciconti, l’antica Via Pomerio. L’Ordine di S. Pietro del Morrone contribuì sicuramente ad alimentare il culto del Protomartire nella città dei calanchi, con un affresco nel presbiterio della Cattedrale (XV sec.) del massimo pittore del tardogotico in Abruzzo e una tela, meno famosa, nella chiesa di S. Chiara (XVII sec.) di ricordo carraccesco, anche se il protagonista è S. Lorenzo, omologo romano di S. Stefano. Completa la terna S. Pietro da Verona, il cui martirio fu il medesimo del Protomartire cristiano: lapidazione.

A S. Stefano, forse nel ricordo dell’antico cenobio, fu dedicata una chiesa nel comune di Silvi, nell’antica diocesi di Atri. Fu inaugurata nel 1913. Il Santo è festeggiato nella data agostana che ricorda l’invenzione delle reliquie, avvenuta nel 415.

Il celestiniano più famoso di Atri fu il Beato Francesco Ronci, conosciuto pure come Francesco d’Atri, nato nel 1223, nello stesso anno in cui il suo più celebre omonimo inventava il presepe a Greccio. Probabilmente nacque in una casa che si affaccia su Corso Elio Adriano, la prima del vicoletto pedonale che dal 1996 ne porta il nome. C’è un’altra casa del vicoletto che ne rivendica la nascita. Comunque sia la casa di Francesco Ronci doveva essere con molta ragione in Vico Ronci, quarto S. Nicola.

Con certezza conosciamo la casa della madre, Eufrata Biondi, in Vico Miglio, quarto S. Giovanni, nel portico a destra per chi da Via Card. Cicada risale verso il Belvedere Vomano. Grazie al lavoro di Giovanni Antonelli, studioso di letteratura e documenti antichi, è stata ritrovata una casa che il Beato Ronci sicuramente frequentava. Da monaco celestino, fu uno dei principali collaboratori del Papa a torto detto “del gran rifiuto”, per un’errata interpretazione dantesca. Il Sommo Poeta, terziario francescano, assiduo fedele di S. Croce e S. Maria Novella a Firenze, non poteva sparare una grossa critica verso il Vescovo di Roma, per di più canonizzato nel 1313. Celestino poteva essere definito il Papa “della gran rinuncia”, perché fu la rinuncia al Pontificato e non il rifiuto del ministero petrino.

Francesco Ronci divenne Abate Generale dei Celestini, quando il suo maestro fu eletto Pontefice. Creato con molta probabilità Cardinale divenne titolare di S. Lorenzo in Damaso. Incontro’ sorella morte il 13 ottobre 1294 aSulmona, quasi due anni prima di S. Pietro Celestino. Dall’Ordine fu considerato Beato e così anche dalla Chiesa, ma soltanto “vox populi”.

Gli atriani lo venerarono come Beato e fulgido esempio di fedeltà evangelica, ma cominciarono a sentirlo di più nella seconda metà del XX sec. quando la figura del Segretario particolare del Papa, grazie anche ai media, divenne visibile e apprezzata. A questo si aggiunse la vicinanza anche geografica del Segretario del Beato Giovanni XXIII, Mons. Loris F. Capovilla, per quattro anni Arcivescovo di Chieti e per due volte in visita ufficiale ad Atri, nel 1985 inoccasione della “peregrinatio” della Madonna di Loreto nella diocesi, nel 1986 per il primo anniversario della visita del Beato Giovanni Paolo II. In quell’occasione ci fu naturalmente la presenza del Segretario particolare del Papa polacco.

Il Beato Ronci che non fu mai Segretario di Stato e neppure Segretario particolare come lo intendiamo noi oggi, divenne il Segretario del Papa, per un felice anacronismo. Gli atriani forse lo vedevano troppo lontano nelle vesti cardinalizie di un titolare di una Basilica romana o di un Abate di un Ordine non più esistente.

I Ronci hanno dato molto alla Chiesa atriana e sono vissuti nella città degli Acquaviva fino al secolo scorso, nel quarto S. Giovanni.  Un indiretto discendente vive ancora a Pescara e ricorda ancora l’infanzia in Atri nel periodo tra le due guerre e il temporaneo trasferimento a due passi dalla casa natale del Beato fu motivato proprio dalla parentela con l’illustre famiglia atriana.

Lorenzo d’Atri, invece, nel XV sec. fu un altro Abate Generale dei Celestini. Nel XVIII sec. due Vescovi di Penne e Atri, Francesco Antonio Bussolini e Innocenzo Gorgoni, il primo atriano, il secondo salentino, appartenevano all’Ordine di S. Pietro del Morrone, che a dispetto della presenza dei suoi figli in Atri, non è stato immortalato nel coro della Cattedrale. La prassi dell’avvicendamento immediato di due confratelli come Vescovi non è molto comune nella Chiesa, ai nostri giorni ricordiamo i due minori francescani a Lanciano e Ortona, Luciano Migliorini e Pacifico Perantoni.

Oggi, grazie soprattutto all’impegno di Ettore Cicconi, il legame tra Atri e S. Pietro Celestino è rinato e ogni anno richiama fedeli da tutto l’Abruzzo per la Perdonanza atriana, la sera del 14 agosto. Dal 2012 parte la fiaccola celestiniana dalla Basilica di Collemaggio e arriva ad Atri per la rimozione dell’ostacolo, prologo dell’apertura, con la presenza di P. Quirino Salomone, OFM, promotore della spiritualità celestiniana e della Perdonanza aquilana.

Innestata sul filone celestiniano, la Porta Santa ha acquistato un sapore nuovo ed è diventata il giorno clou dell’estate atriana. Ricordiamo infine, ma non per ultimo, P. Achille Fosco, OFM Conv. che desiderava la rinascita dell’Ordine celestiniano dopo la soppressione, la cui memoria rimane in benedizione. Morì nel 1971 all’ospedale di Atri.

 SANTINO VERNA