GLI ORDINI RELIGIOSI NELLA STORIA DELLA NOSTRA CITTA’

I CISTERCENSI AD ATRI E LA FIGURA DEL “BEATO NICOLA”

Nel 1098 nacque l’Ordine dei cistercensi, dalla località francese Citeaux (lat. Cistercium), italianizzata a Firenze in Cestello. Questo è infatti il nome che specifica il Seminario fiorentino, dove peraltro si formò Don Lorenzo Milani.

I cistercensi, nati per vivere il monachesimo benedettino in modo più autentico, puntando l’attenzione al lavoro manuale che era stato messo in secondo piano, si diffusero principalmente in Italia e in Francia. L’Abruzzo recepì subito il messaggio di Roberto di Molesme e soprattutto di S. Bernardo di Clairvaux (Chiaravalle), e maggiori centri nel XIII sec. furono S. Maria di Casanova e S. Spirito d’Ocre, rispettivamente nelle attuali province di Pescara e L’Aquila.

Nella città di Atri i cistercensi subentrarono ai benedettini, nella chiesa di “Sancta Maria de Hatria”. Dimoravano nelle celle monasteriali che per tre quarti circondano il chiostro. Quando i monaci andarono via, nel 1251, perché arrivarono i canonici, le celle ospitarono i componenti del capitolo che conducevano vita semimonastica.

Nel 1223, il 1° ottobre, avvenne la solenne consacrazione della maggiore chiesa di Atri, con l’Abate Rogerio. Alla celebrazione intervennero diversi Vescovi e Abati di Abruzzo e Molise, secondo la consuetudine ancora presente, di invitare i prelati viciniori per le importanti occasioni. Ricordiamo Gilberto della Guardia, ovvero Guardialfiera, diocesi soppressa e oggi appartenente a quella di Termoli-Larino e l’Abate Ettore di Picciano. Vennero consacrati nove altari e questo e’ un importante indizio a favore della grande chiesa, di quella che sarebbe diventata la Cattedrale e non del sottempio.

Il cistercense atriano più famoso, almeno nella tradizione popolare, è il Beato Nicola, tumulato nel sottempio come avveniva per i canonici e i cittadini illustri. Verso la fine del XV sec. il Vescovo Matteo Giudici decretò il trasferimento del Beato in Cattedrale, dove gli fu eretto l’altare, nella prima campata della navata destra, l’unica coperta attualmente da volta a crociera.

Secondo la leggenda il Beato Nicola era un mendicante che si era addormentato all’interno della Cattedrale. Il sacrista lo mandò fuori perché doveva chiudere la chiesa e il giorno dopo fu ritrovato miracolosamente all’interno. Nessuno aveva aperto le porte e gli atriani cominciarono a venerarlo come Santo. Non ci fu processo di beatificazione, ma si tratta di una beatificazione “vox populi”.

Un’altra leggenda vuole che il trapasso di Nicola fu annunciato dalle campane della Cattedrale che suonarono da sole. Una mano angelica aveva mosso le corde, come avvenne per S. Francesco con i sacri bronzi della chiesa di S. Stefano, antica parrocchia di Assisi, oggi appartenente, per il ridotto numero delle anime, a quella di S. Maria Maggiore (Santuario della Spogliazione).

Il Beato Nicola veniva venerato ogni anno la sera del 14 agosto. Quando l’Arcidiacono apriva la porta santa, i sacristi toglievano il coperchio frontale del sarcofago ligneo (XVII sec.) che ricorda la munificenza di Francesco Rosato e dalla posizione che assumeva il teschio si traevano auspici per l’agricoltura. Negli ultimi anni forse non si dava tanto peso a questa sorta di oroscopo. La gente guardava incuriosita il teschio del Beato e l’abito bianco cisterciense. Gli ultimi sacristi che hanno eseguito il rito del coperchio sono stati Tommaso Antonelli e Gaetano Cervone.

Dato che la figura del Beato Nicola era leggendaria e il rito era un po’ imbevuto di superstizione, nel 1908 c’era stato l’inizio di un intervento del Vescovo Raffaele Piras. La tradizione continuò fino agli ultimi grandi restauri della Cattedrale (1954-64), quando fu demolito l’altare del Beato Nicola, per far posto all’altare di S Anna (“degli sposi”), in pietra della Maiella, di patronato Acquaviva d’Aragona. Il sarcofago fu collocato nella sacrestia dei canonici, e per tanti anni è stato la base di due reliquiari- parlanti, poi trasferiti nel museo capitolare.

Altro cistercense atriano famoso il Vescovo Nicola che governò le diocesi di Atri e Penne, dal 1326 al1362, inun periodo molto difficile per le Chiese atriana e vestina. Qualcuno ha detto che quest’ultimo e il leggendario asceta erano la stessa persona. Forse per umiltà il successore degli apostoli ha chiesto essere sepolto da monaco e non da Vescovo.

I cistercensi, grandi devoti della Madonna, a partire da S. Bernardo, hanno contribuito a fare amare la Madre del Signore al popolo atriano. Il centro storico di Atri non ha un Santuario mariano vero e proprio, ma possiamo dire che il Santuario della Madonna è la Cattedrale dell’Assunta, recensito da Jesus come tale nel numero speciale di maggio 1987. Era l’anno mariano, voluto dal Beato Giovanni Paolo II, pellegrino in Atri il 30 giugno 1985. Fu un pellegrinaggio eucaristico- mariano, perché visitò tre luoghi dedicati alla Madonna, all’Assunta ad Atri e a Teramo e a S. Gabriele, la cui primitiva denominazione era l’Immacolata, la cui effige troneggia nell’abside del vecchio Santuario.

SANTINO VERNA