RICORDO DI ROBERTO MODESTINI

Ha concluso la giornata terrena, con la sofferenza accentuata a Pasqua di quest’anno, Roberto Modestini, storico funzionario della Pretura di Atri. Era nato nella città acquaviviana l’8 novemre 1926 e ad Atri aveva trascorso tutta la vita.

Proveniva da una famiglia di cantori. I fratelli Enrico, Mario e Arturo, erano le migliori voci della città e anche Roberto, per breve tempo, aveva militato nella cantoria di S. Francesco. La musica e il canto gli erano rimasti nel cuore.

Nel 1959 aveva sposato nella Chiesa di S. Agostino, la Prof.ssa Lucia Mazziotti, insegnante nella formazione professionale. Hanno avuto tre figlie, Emanuela, dirigente della ASL di Sulmona, Alessandra, docente di educazione fisica a Como ed ex pallavvolista, Roberta, impiegata a Pescara.

Roberto aveva forte il senso dell’amicizia e uno dei momenti più significativi erano le rimpatriate, pranzi e cene nelle trattorie di Atri e dintorni. Era un buongustaio ma la passione della buona tavola era un po’ su copione, come la pipa di Sandro Pertini.  Procurava agli amici sempre il peperoncino atriano che non mancava mai sul suo desco.

Profondamente religioso, partecipava alla S. Messa nella sua parrocchia, la Cattedrale e in S. Francesco, e uno dei luoghi più cari, era la Chiesa di S. Spirito, con l’erigendo Santuario di S. Rita. Con l’amico di una vita, Giovanni Verna, prendeva parte ad alcuni pellegrinaggi in luoghi vicini, come il Santuario di Loreto, S. Gabriele e il Miracolo Eucaristico.

La conversazione con l’amico Giovannino, durante le visite alle Marche, finiva spesso con l’elogio della regione vicina, per i centri storici ben curati, la piccola industria, i teatri e gli atenei, ubicati anche in città non capoluogo di provincia. Sorella morte ha incontrato Roberto, proprio nel giorno in cui Papa Francesco, nella solennità della SS. Trinità, andava a Camerino, dove mio nonno Santino, conseguì la laurea in giurisprudenza.

Collocato in pensione, per ragioni anagrafiche, nel 1991, Roberto rimase sempre solerte guida per i colleghi più giovani. A dispetto della rivoluzione informatica e della semplificazione delle pratiche, lo storico cancelliere era richiesto da tutti perché conosceva alla perfezione la macchina organizzativa e la maglia burocratica della Pretura.

I suoi svaghi erano le lunghe passeggiate per le vie di Atri e della campagna, il mare in estate a Pineto, proprio sulla spiaggia dove si concentra il maggior numero di atriani, il melodramma e l’operetta. Seguiva dal vivo la lirica ad Atri, Chieti e Macerata, e si sintonizzava sulla radio o sul piccolo schermo, alla ricerca dell’amatissimo genere musicale. Si lamentava che la RAI aveva messo un po’ alla porta l’operetta. Non aveva più la prima serata, e veniva trasmessa nelle ore piccole.

In questi giorni già si pensava alla festa della Madonna delle Grazie, alla Cona, il 2 luglio. Roberto partecipava sin dalle prime edizioni, negli anni ’80, quando si volle dare un volto unitario ai tanti atriani che alla spicciolata, scendevano al piccolo Santuario della Visitazione di Maria. La Cona per Roberto aveva due momenti nell’arco della giornata: il pellegrinaggio quasi in orario antelucano e la Messa serale, conclusa dalla cenetta con gli amici di sempre.

La presenza di Roberto, dietro le quinte, discreto e riflessivo, era importante in quella giornata alla Cona, perché usciva dai confini del folklore, e comprendeva i problemi della gente. Era un profondo conoscitore di Atri, ma forse più della Atri feriale, quella dei nebbiosi pomeriggi novembrini, dove per il corso non incontri neppure un forestiero, e per la verità, oggi non vedi neppure tanti atriani.

Ed è tornato alla casa del Padre, in una domenica “normale” per gli atriani. Solenne per tutta la Chiesa e la cristianità, solenne anche per gli atriani, ma senza processioni, senza esposizioni di simulacri, senza festeggiamenti esterni. Una domenica, a volte, controbilanciata dalle Prime Comunioni e dalle Cresime nelle tre parrocchie cittadine, perchè alla fine dell’anno pastorale, e contigua alla Pentecoste e al Corpus Domini. Una domenica, dai fondamentali contenuti per la fede, che riassume tutta la vicinanza e l’impegno di Roberto per la sua città. Un servizio senza rumore, sempre pronto a risolvere i problemi, con immensa pazienza e precisione, concluso da un bella cenetta.

E siamo convinti che in Cielo, ora Roberto ha ritrovato tutti i trapassati della famiglia, e tutti gli amici, perché, parafrasando Padre David Maria Turoldo, se il Paradiso non è quello, il Cielo il Signore se lo può tenere per lui.

SANTINO VERNA