Pubblicato Lunedì, 20 Maggio 2019
Scritto da Santino Verna

Una vita sul palcoscenico

FRANCESCO ANELLO COMPIE 40 ANNI DI TEATRO

Cifra tonda per l’attore e regista Francesco Anello. Una vita dedicata al teatro, sulle orme paterne e della trimillenaria tradizione atriana dove l’arte scorre nelle vene della sua gente. Il papà Antonino, venuto a mancare lo scorso 11 febbraio, ultranovantenne, rinnovò il teatro atriano dopo l’ultima guerra mondiale, con l’allestimento di tante performances artistiche.

Nel 1976 nasceva il TMA (Teatro Minimo di Atri), formato da giovani atriani. Erano gli sgoccioli del primo periodo del Teatro Comunale, quando la “Cattedrale laica” di Atri ospitava tanti eventi, come i veglioni di Carnevale e i comizi, e si apprestava all’importante restauro, concluso nel 1988, con la riapertura e il ripristino.

Francesco, ancora ragazzino, cominciava l’attività teatrale, affiancando il fratello Alberto, anche lui attore e regista, e ovviamente, il papà Antonino. Attività esplicata pure nel coro folkloristico, nato due anni prima del TMA, il cui esordio fu proprio al Teatro Comunale. Doveva essere intestato originariamente all’imperatore Elio Adriano, raffigurato nelle scene oppure si doveva chiamare “Piceno”, e negli anni verdi di Francesco prendeva timidamente consistenza l’idea dell’intitolazione a Luigi Antonelli, commediografo di Castilenti, quindi atriano per estensione. Il progetto stava per essere approvato, ma tutto andò in fumo, quando arrivarono le proteste di chi trovava il pelo nell’uovo.

Tra le tante opere teatrali di Francesco Anello, è bene soffermarsi sul filone dei drammi sacri e storici, perché appartengono all’identità atriana. Quando il Medioevo veniva riscoperto in Umbria e nelle Marche, l’Abruzzo insisteva sulle tradizioni popolari. Raggiunto da illustri docenti romani e napoletani, in vacanza a Roccaraso e Rivisondoli, il folklore fu sottolineato diverse volte e paesi come Cocullo si imposero all’attenzione nazionale e internazionale.

A Francesco Anello si deve il corteo in costume. Un tentativo c’era stato negli anni ’60, ma i tempi non erano ancora maturi. Il regista atriano propose con il TMA, nel 1989 “Il canto di Helewin” e le prove al Comunale furono brevemente riprese dalle telecamere di RAI 1, per il collegamento con “Uno Mattina”, condotto da Puccio Corona e Livia Azzariti. Sul campo, una giovanissima Monica Leofreddi, prima dell’approdo a trasmissioni più impegnative, sempre sulla TV di Stato. Francesco fu intervistato dalla giornalista romana e il teatro venne sinteticamente illustrato dal Prof. Pino Zanni UIisse.

La rappresentazione fu proposta sul sagrato della Chiesa di S. Giovanni e ampliata, qualche anno dopo, con il titolo “Al tempo di Re Giovanni”, la storia del cavallo di Atri. Questa volta in Piazza duchi d’Acquaviva, fresca di cambiamento odonomastico, e sempre con il TMA. Francesco fu protagonista e la pieces fu davvero il punto di partenza del corteo, la cui prima edizione porta la data del 15 agosto 1998.

Il corteo, con 320 figuranti in costumi tardomedioevali, con ottima ricerca filologica, aveva tutte le carte in regola per competere con la Quintana di Foligno, il Calendimaggio di Assisi, le Gaite di Bevagna e la Corsa dell’Anello di Narni, per rimanere in Umbria. Fu allestita la seconda edizione nel 1999 e già si parlava della terza, incentrata sul Beato Rodolfo.

Nel 2000, con il rinnovo del rito della Porta Santa, per la prima volta con la presidenza del Vescovo, il corteo fu abbinato alla celebrazione religiosa, sull’esempio della Perdonanza celestiniana. Si festeggiavano i 450 anni della nascita del Beato Rodolfo, ma questa data passò in second’ordine.

Francesco Anello è stato inoltre protagonista e promotore della Passione di Gesù, la cui prima edizione risale al 1983. Era una delle pochissime rappresentazioni delle ultime ore del Signore sulla terra, in Abruzzo, e divenne l’alter ego di quella di Gessopalena, dove la scadenza era biennale. Dalla soluzione itinerante-monumentale, tre furono le edizioni teatrali con la “passerella”, nella Cattedrale e nelle Chiese di S. Francesco e S. Giovanni, e nelle frazioni. Si pensò ad una rappresentazione in S. Chiara, per dar la possibilità alle clarisse di assistere dal vivo alla Passione, e anche per coinvolgere un’altra chiesa intramurale. Francesco ha vestito i panni del Divin Maestro, mentre il fratello Alberto toccò profondamente il pubblico con il monologo di Erode. Pilato, il personaggio più atteso dopo Gesù, sia all’aperto che all’interno, fu interpretato da Elio Forcella, attore, regista e autore pluripremiato.

Ora la Passione è stata portata a Villa Bozza, riprendendo l’antica tradizione, nata prima di Atri e con grande coinvolgimento di popolo. L’aspetto teatrale e culturale è integrato da quello ecclesiale, perché la Passione costituisce una forma di catechesi popolare, di evangelizzazione attraverso il teatro, come sostiene Don Mario Probi, cappellano dell’ospedale civile di Pescara.

Francesco Anello ha avvicinato e avvicina tanti ragazzi e giovani al teatro e alla cultura. Quello che sono gli stabilimenti balneari a Pineto e Silvi, è il teatro ad Atri. Il teatro di Francesco offre sempre spunti di riflessione, non è mai banale, è catartico. Non c’è mai la parola scurrile, captata da attenzione supersonica non tanto per la dicitura quanto per sentirla lanciata dal palcoscenico, ma sempre la forma d’arte per costruire o ricostruire un’umanità e una comunità più giusta e più profonda.

SANTINO VERNA