Pubblicato Giovedì, 05 Settembre 2013

UN MONASTERO, UN GRAZIOSO GIOIELLO D’ARTE E TANTI RICORDI…

LA DEMOLITA CHIESA DI SAN PIETRO IN ATRI

Nel gennaio 1957 veniva distrutta in Atri il complesso di S.Pietro apostolo, chiesa e monastero cisterciense. Nel giro di pochi anni era la seconda chiesa distrutta in Atri capoluogo, la prima, quella di S.Leonardo abate, vulgo Cappuccini, nel 1953.

La chiesa, non in perfetto stato di salute, con il suo interno barocco era paragonabile a quella della Cona, spesso sorvolata dalle guide turistiche o descritta in maniera concisa, ma sempre gradevole con il suo soffitto cassettonato.

Il S.Pietro di Atri, in via Card.Cicada, già dell’orfanotrofio, risaliva al XII sec., anche se il suo secolo d’oro era stato il XVI, con la professione monastica di Caterina Acquaviva. Il rito era stato celebrato in Cattedrale. Nel monastero, nel 1853, avvenne la confezione del simulacro giacente di S.Massimo martire, dato che le cisterciensi erano legate alla Congrega della Cintura, formata da laici spiritualmente legati all’ordine di S.Agostino. Era l’epoca in cui, per reazione all’archeologia classica studiata da luminari razionalisti e anticlericali, si riscoprivano le catacombe e ogni città voleva avere il suo martire. Ad Atri, con il beneplacito del Beato Pio IX, spettò il giovane martire romano Massimo, venerato fino alla chiusura di S.Agostino nel secolo scorso prima dei restauri e della trasformazione in auditorium.

Tra i confratelli che confezionarono con le monache S.Massimo, portato poi nell’omonima cappella in S.Agostino, quella cappella cara a molti atriani ancora giovani, perché vi hanno ricevuto il Battesimo quando vi era collocato il fonte, Giuseppe Perfetti, appartenente ad una famiglia di valenti artigiani e raffinati artisti la cui dimora era ed è all’ombra della chiesa che per alcuni anni fu procattedrale di Atri e sede della parrocchia di S.Maria.

Il monastero delle cisterciensi, visitato dal dolore e dai richiami del Vescovo, si estinse nel 1941 con l’ultima claustrale che negli ultimi anni riceveva il vitto dai minori conventuali di S.Francesco, da poco tornati nella città dei calanchi. La chiesa continuo’ a vivere con la Messa sociale dell’Azione Cattolica, all’epoca molto fiorente in Atri, a livello interparrocchiale e con i turni delle Quarant’Ore che interessavano tutte le chiese pubbliche di Atri centro, per tre giorni, dalla mattina al pomeriggio. Non faceva parte del giro la chiesa di S.Liberatore, peraltro non dotata di tabernacolo per la custodia eucaristica.

Gli altari barocchi furono dimessi e collocati in sistemazioni più idonee, mentre una campana, per volere dell’allora Arcidiacono Mons.Aurelio Tracanna, fu donata alla chiesa di S.Gaetano in Fontanelle, pertinenza della parrocchia di S.Margherita e più tardi parrocchia autonoma. Un ternario, invece, ando’ alla chiesa dell’Immacolata in Borgo S.Maria di Pineto e utilizzato in occasioni solenni, come l’inaugurazione, la sera del 12 agosto 1982.

Altre opere d’arte provenienti da S.Pietro furono portati al museo capitolare, come le tre statue barocche rappresentanti i SS.Pietro e Paolo e S.Reparata, in legno scolpito e dipinto. Dell’interno di S.Pietro non si riescono a trovare fotografie, ma non dovrebbe essere difficile perche’ la demolizione risale a poco più di mezzo secolo fa. Una foto in cui s’intravede da Piazza Duomo parte della facciata e il campanile a vela, fu pubblicata da Italia Nostra, nel primo calendario tematico per l’anno 2000, con presentazione del Dott.Aristide Vecchioni.

Per non disperdere la memoria del complesso di S.Pietro, tre luoghi gli furono dedicati, piazzale, via e largo. La revisione della toponomastica del 1996 hacancellato completamente il principe degli Apostoli. Il piazzale e’ stato dedicato all’Arcidiacono Raffaele Tini che peraltro officio’ tante volte in S.Pietro, la via è diventata dei musei, per la presenza di capitolare, archeologico ed etnografico nelle vicinanze e il largo dei faugni, perche’ in passato l’accensione si teneva proprio presso il fianco Nord di S.Maria. E’ stato un omaggio alla prima tradizione popolare dell’anno liturgico ad Atri, anche se l’attenzione dei demologi abruzzesi e italiani si e’ soffermata maggiormente sulle farchie di Fara Filiorum Petri.

S.Pietro rimane nella mente di qualche atriano per designare il piccolo rione, dove sorge l’ufficio postale, il mercato coperto e il museo etnografico, sapientemente e soavemente voluto, promosso e curato da Ettore Cicconi che si dedica al recupero della memoria dei nostri antenati, giacimento culturale e umano per le generazioni future.

SANTINO VERNA