Pubblicato Giovedì, 17 Gennaio 2019
Scritto da Santino Verna

La nostra terra

FESTA DI SANT’ANTONIO ABATE A FONTANELLE DI ATRI

Fontanelle di Atri, con l’organizzazione dell’associazione “Fontanelle 2000” festeggia S. Antonio Abate, la sera di venerdì 18 gennaio. Antropologicamente S. Antonio Abate in Abruzzo copre più di due terzi del mese di gennaio, perché già dopo l’Epifania si entra nell’atmosfera del padre dei monaci. Non è del tutto vero il proverbio: “L’Epifania tutte le feste si porta via”.

Alle 19, la S. Messa nella Chiesa di S.Gaetano Thiene, con la benedizione dei pani di S. Antonio, condivisi e consumati in segno di devozione. Subito dopo, la rappresentazione musicata del S. Antonio Abate, composta da Antonio Di Jorio, con l’interpretazione di Paolo Sacripante nei panni del Santo, sul sentiero del suo papà Umberto, il S. Antonio per antonomasia e di Concezio Del Principio, nel ruolo del demonio tentatore. Il duetto è accompagnato dal Prof. Cav. Concezio Leonzi, direttore del coro folkloristico e dell’archivio-museo “A. Di Jorio”.

Il melodramma, tutto in italiano, per baritono e tenore, rievoca le tentazioni di S. Antonio, e si conclude con la richiesta di doni alimentari, per sfidare i rigidi inverni atriani. Soprattutto materiale suino, perché il S. Antonio veniva portato sia nelle case aristocratiche, sia in quelle coloniche dove i contadini disponevano di prosciutti, lardo, salsicce e lonze. Un tempo avveniva nella soluzione itinerante, girando le case del paese, nel mese di gennaio, anche con il freddo e la neve. O con la fitta nebbia di Atri.

Nel 1974, il S. Antonio di Di Jorio entrò nel coro folkloristico e ne divenne un numero molto applaudito, in Italia e all’estero, sin dal debutto, la sera del 14 febbraio 1975, al Teatro Comunale, luogo caro al maestro di Atessa, perché vi aveva lavorato negli anni d’oro di Atri. Umberto Sacripante duettò con Antonino Anello, nella parte del diavolo, in sostituzione del fratello Gino.

Il coro folkloristico di Atri si è misurato con altre rappresentazioni abruzzesi del S. Antonio, come quella raccolta da Ettore Montanaro e interpretata da Nino D’Alessio. In questo caso non indossa il saio minoritico, la barba prolissa, il bastone alla cui estremità è fissato il campanello, il cordiglio trinode, quasi per ricordare il francescano come figura archetipale del consacrato. Veste l’abito del coro, quello strettamente folkloristico o l’altro dei concerti, perché non è una rappresentazione nel vero senso della parola, ma un canto rievocante le tentazioni del Santo. Nel S. Antonio di Montanaro, detto comunemente “di Vetuschi”, non è previsto il ruolo del diavolo.

L’altro testo è di Don Michelangelo Forti, Parroco di Cesacastina e figura risorgimentale, presentata dal coro al Comunale di Atri, la sera dell’11 febbraio 2017. Doveva svolgersi proprio la sera di S. Antonio Abate, con la presentazione del libro sul sacerdote aprutino di Giovanna Forti, ma la violenta nevicata con il sisma rinviò l’attesa manifestazione.

Un altro testo è di Antonino Anello, con la musica di Stefano Bizzarri, uno dei più grandi fisarmonicisti d’Italia. Ed è l’unico S. Antonio del coro scritto da un atriano purosangue, per i versi, perché tutti gli altri non sono originari della città ducale. Il maestro Anello voleva sostituire il diavolo con una donna, in quanto evocazione della tentazione, non solo carnale, ma poi si preferì la tradizione del demonio vestito di rosso con corna, catene e tridente.

Il S. Antonio, come tutti i Salmi, finisce in gloria anche a Fontanelle, con la degustazione di polenta e vin brulè, imago brevis della globalizzazione gastronomica. Le due specialità portano il pensiero più a S. Antonio di Padova che all’Abate. Ma Antonio di Lisbona, il cui nome di Battesimo era Fernando e con questo nome aveva abbracciato la veste agostiniana, divenne Antonio proprio in omaggio all’Abate, sempre molto venerato dal popolo cristiano.

Padova ha accolto la tradizione del S. Antonio, grazie al sodalizio abruzzese-molisano, nato 40 anni fa nella città di Antenore, per radunare quanti avevano lasciato le due regioni per motivi militari, accademici e professionali. Con la presidenza e la solerte guida di Armando Traini, di S.Margherita di Atri, il S. Antonio è un appuntamento annuale, non necessariamente il 17 gennaio, presso il Circolo Unificato Ufficiali, a Palazzo Zacco, antica sede del collegio armeno legato all’isola di S. Lazzaro di Venezia, al Prato della Valle, antico campo boario, una delle piazze più grandi del mondo, ad un tiro di schioppo dalla Basilica del Santo.

SANTINO VERNA