Pubblicato Martedì, 08 Gennaio 2019
Scritto da Santino Verna

INTERESSANTI CURIOSITA'

UN OVALE DI SANT’ANTONIO ABATE AL MUSEO

Da qualche anno, nel Museo Capitolare di Atri, è esposto un piccolo ovale raffigurante S. Antonio Abate (XVI sec.), appartenente all’Arcidiacono Raffaele Tini, fondatore del Museo Capitolare. L’opera, incasellabile anche tra gli oggetti etnografici, si trova accanto alla mastodontica statua di S. Antonio Abate, in legno dorato, scolpito e dipinto, proveniente dall’omonima diruta chiesa di Colle Maralto, nell’area atriana dove sorgono lo stadio comunale e il nuovo complesso ospedaliero.

L’ovale raffigura S. Antonio Abate, nell’iconografia tradizionale dell’Occidente. Il suo culto si diffuse in Europa, soprattutto dopo le Crociate, con l’arrivo delle reliquie da Costantinopoli in Francia. Fondatore del monachismo, e padre di tutti i monaci, è vestito da monaco, con la croce egizia, ricordo della provenienza egiziana. Fu uno dei primi Santi non martiri della Chiesa.

S. Antonio Abate ha più raffigurazioni in Cattedrale che nel Museo Capitolare, mentre S. Antonio di Padova nel Duomo di Atri non ha nessuna immagine, a partire dal coro del Delitio che non lo inserì nel vasto e complesso programma iconografico. Come S. Francesco. L’unico Santo francescano è Bernardino da Siena, non solo perché aquilano di adozione e di fresca canonizzazione, ma perché compilatore del processo di quest’ultima fu il Vescovo di Atri e Penne, Giovanni da Palena.

Mons.Raffaele Tini (1875-1951), ultimo Arcidiacono di Atri unita a Penne, fu il primo Arcidiacono con il consistente compito di rappresentare il Vescovo, perché nel 1912 Mons. Carlo Pensa, scelse la città vestina come residenza abituale. La scelta fu dettata dal desiderio di seguire l’unico Seminario di Atri, con l’insegnamento diretto. Cultore di storia dell’arte e di monumenti (da giovane sacerdote ebbe la gioia del riconoscimento della Cattedrale di Atri, come monumento nazionale), curò anche le tradizioni popolari.

Custode della memoria dell’Arcidiacono, il nipote Dott. Loreto Tini (1911-2005), il quale avrebbe voluto la nuova chiesa del rione S. Antonio, dedicata proprio all’Abate, proprio in omaggio all’antica denominazione. La scelta cadde su S. Gabriele dell’Addolorata, per volere dell’allora Vescovo Stanislao Battistelli. Fu la biografia del futuro confratello la scintilla della vocazione passionista, coronata nell’entrata nel noviziato a Montescosso, presso Pontefelcino di Perugia.

Il Dott. Tini ricordava l’antica rappresentazione musicata del S.Antonio Abate in dialetto con l’offerta di salsicce e vino, per sfidare i rigidi inverni atriani. Come ricordava, la benedizione degli animali, sul sagrato della Cattedrale, comune a tanti altri luoghi, il 17 gennaio. Nella metereognostica indica un consistente allungamento della luce diurna.

Un occhio più attento ha potuto ammirare il piccolo S. Antonio Abate di Mons.Tini, in occasione della presentazione della mostra natalizia di Annunziata Scipione (1928-2018), organizzata per interessamento del Direttore del Museo, Don Filippo Lanci, perché statua e ovale sono stati lo sfondo della conferenza, senza dimenticare la presenza del Santo egiziano nell’opera figurativa della pittrice di Azzinano di Tossicia.

SANTINO VERNA