Pubblicato Lunedì, 31 Dicembre 2018
Scritto da Santino Verna

Poesie, medicina per l'anima

SOLLE DETTE! DI CONCEZIO DEL PRINCIPIO

Un altro libro di Concezio Del Principio, “Solle dette!”, impreziosisce il microcosmo librario atriano. Ascoltare, osservare e leggere Concezio è una meravigliosa offerta di spunti di riflessione, sulla vita di tutti i giorni, piena di imprevisti e inceppamenti di burocrazia e lentocrazia.

Concezio Del Principio, artista poliedrico, nasce in Atri nel 1963, e la mamma Concettina Centorame, muore nel darlo alla luce. Un avvenimento che segna profondamente la sua vita e si riverbera nei suoi splendidi e toccanti testi poetici. La cittadina acquaviviana, esaltata nella poesia “Atre mè” (p.30) intride la vita artistica di Concezio, non solo perché città trimillenaria, ma perché teatro, musica, artigianato e folklore scorrono nelle vene dei cittadini, in un centro storico oggi meno dinamico del passato.

Componente del coro folkloristico “A. Di Jorio”, ne immortala un ricordo nella composizione “La sfilate de li vuve” (p.52) dove analizza con rapidità i mutamenti epocali. Un tempo i buoi aiutavano il contadino nel duro lavoro dei campi; oggi non sono più allenati, e diventano un’attrazione, soprattutto per i bambini. Nel 1973, infatti nasce la sfilata dei carri dipinti trainati dai buoi, e nel giro di poche edizioni diventa la manifestazione clou dell’estate atriana. La seconda edizione ha già all’attivo la nascita del coro folkloristico con il nome del Maestro di Atessa, ancora in vita.

Concezio porta avanti la tradizione del Sant’Antonio abate, e in questo completa la terna dei poeti dialettali abruzzesi, in prima linea con il rito del solstizio invernale, quando squadre di cantori e suonatori, giravano di casa in casa, mascherati da S. Antonio, diavolo, eremiti e altri personaggi, talvolta con esagerazione, perché le famiglie facoltose nel nome del fondatore del monachismo dovevano offrire doni in natura, avendo ricevuto di più nel corso dell’anno precedente.

Gli altri due artisti “santantoniari” sono gli ultranovantenni Antonino Anello e Raffaele Fraticelli. Anello è stato maestro di Concezio Del Principio (ad Anello, Concezio ha dedicato la commedia “Ntè preuccupà ci penzè j”, e ha composto una rappresentazione musicata del S. Antonio, con le note di Stefano Bizzarri, uno dei più grandi fisarmonicisti italiani. Fraticelli, chietino amico di Atri, ha inciso nella veste di cantastorie, con la caratterizzazione di zì Carminuccio, il S. Antonio, di autore anonimo, trascritto da Ettore Montanaro, riportato in vita da Ennio Vetuschi.

Un’analisi sulla vita ecclesiale è “Lu predde a benedice” (p.131), amara constatazione sulla diminuzione di vocazioni nella nostra Italia, un tempo ricca di sacerdoti, religiose e suore. E’ sicuramente una ricchezza la venuta di preti stranieri, per le parrocchie e l’aiuto pastorale, e nella descrizione poetica, Concezio si sofferma sulla benedizione delle famiglie, in Atri, appena dopo Pasqua, con il sacerdote in talare, cotta e stola, accompagnato da due chierichetti, nei pomeriggi dei giorni feriali.

La tecnologia è sottolineata nel componimento “’Nghe lu dete” (p. 141), dove la vittoria è assegnata ai metodi di una volta, con la vecchia sgualcita rubrica telefonica, presente all’ingresso di casa accanto all’apparecchio.

Concezio compie anche una sapiente e concisa descrizione della Atri del XX secolo con la mappatura delle ex-osterie (p.81) Una volta nella città dei calanchi esisteva l’equivalenza tra le chiese e le cantine. Questa prendeva corpo il Giovedì Santo, con la salita dei contadini. Gli uomini andavano in cantina, le donne alla celebrazione in chiesa. Le cantine si estinsero in questi ultimi decenni, con l’avvento dei bar (nel 1988 ne furono recensiti 23 nel territorio comunale!), dove era possibile consumare vino e liquori, giocare e conversare, leggere il giornale evitando di acquistarlo in edicola, e per i più piccoli, rimanere incollati davanti al video-game.

Le chiese, un tempo quasi tutte quotidianamente in funzione, sono rimaste le stesse, anche se nel 1953 fu abbattuta quella di S.Leonardo (non rientrava però nel discorso delle cantine, perché fuori le mura), e nel 1957 fu la volta di S.Pietro, con il complesso monasteriale. Attualmente abbiamo due chiese non funzionanti, S. Francesco e S. Spirito, rispettivamente legate alle cantine di Giulia Concetti e Ariodante Iezzi.

Concezio, impegnato fortemente nel sociale, ha messo nella sua opera letteraria la famiglia in primo piano, la moglie Monica e i figli Federico, Daniele, Francesca e Angelica. Anche qui un legame importante con la tradizione, perché Federico porta il nome del nonno paterno, il papà di Concezio, nome (Federico) non molto diffuso nella città di Atri.

Concezio Del Principio, lavora anche nella scuola, per la diffusione e la promozione del dialetto. Ha vinto numerosi premi e per questo possiamo inserirlo nell’Olimpo del vernacolo abruzzese, accanto a Modesto Della Porta e Renato Sciucchi. Quest’ultimo è emerso negli anni della ricostruzione postbellica, complice la funzione culturale di mamma radio.

Leggere Concezio è veramente una medicina per l’anima, la mente e il corpo. Un’analisi del terribile e grigio quotidiano, in compenso senza lacci emostatici e placidamente nel salutare piacere della cultura.

SANTINO VERNA