Pubblicato Domenica, 09 Giugno 2013
Scritto da Santino Verna


L’OCCUPAZIONE TEDESCA: UNA PAGINA DOLOROSA DELLA NOSTRA CITTA’

SANT’ANTONIO DI PADOVA E LA FINE DELLA GUERRA

Il 13 giugno 1944, per intercessione di S.Antonio di Padova, Atri veniva liberata dalla guerra. L’arrivo delle pattuglie liberatrici, dalla contrada S. Martino segno’ la fine di una pagina dolorosa che va sotto il nome di “occupazione tedesca”, cominciata nel settembre 1943. Furono mesi di grande prova, con violenze fisiche e materiali, rimaste nel ricordo delle persone piu’ avanti negli anni e i rastrellamenti che costringevano alla servitu’ giovani abili, prelevati dai tedeschi e portati non molto lontani da Atri.

Ma in questo tempo, molti potettero sperimentare la grazia del Signore. Il fenomeno dello sfollamento porto’ ad Atri abitanti di paesi vicini, soprattutto da Silvi che vi trasferi’ il municipio, ospitati nelle stanze delle famiglie piu’ abbienti. Paradossalmente si poteva registrare una certa gioia, perche’ il Corso Elio Adriano nel periodo dell’occupazione sembrava la festa di S. Rita. Oggi la parte intramurale di Atri si e’ molto spopolata, a causa del trasferimento dei piu’ giovani nella periferia o nei comuni limitrofi, pertanto il grande afflusso di gente si verifica soltanto a S. Rita o in altre simili occasioni.

Il 12 giugno 1944, mori’ ad Atri nel suo palazzo avito, Vittorio Mandocchi, benefattore della citta’ assieme alla moglie Elena De Innocentiis, fondatore dell’omonima opera, affidata alle Figlie dei SS. Cuori di Gesu’ e Maria (Ravasco), ad Atri conosciute soprattutto come Suore di “Mandocchi”. Le esequie dell’anziano gentiluomo passarono in second’ordine, perche’ Atri gioiva della grazia della liberazione.

Alcuni tedeschi avevano deciso di far saltare in aria una parte di Atri e quindi avevano messo delle mine lungo la circonvallazione. A disinnescare gli ordini ci penso’ Riziero Bonomo, del quarto di Capo d’Atri che durante la leva militare aveva imparato a maneggiare le mine. Avendo i genitori anziani, volle salvarli dal pericolo. Quest’episodio rimase inosservato per lungo tempo. Pochi erano a ricordarlo e tra questi Giuseppe Antonelli, insigne scultore e arca di demologia atriana. Riziero visse per lunghi anni nella casa all’ombra dell’oratorio della Trinita’ e girava con la bicicletta per le stradine del quartiere. Negli ultimi tempi fu assistito dalla casa di riposo, e ti sapeva sempre accogliere con un caldo sorriso.

La festa di S.Antonio da quell’anno acquisi’ un particolare valore per gli atriani, ponendosi al terzo posto dopo S. Rita e S. Reparata. Aveva la parte religiosa con le celebrazioni nella chiesa di S. Francesco e quella ricreativa in Piazza Martella che porta il nome del martire antifascista ucciso proprio durante l’occupazione tedesca ad Atri nella sua casa in pieno centro storico. All’epoca si chiamava Piazza del mercato o piu’ semplicemente la “piazzetta”, in riferimento alle altre due piazze, del popolo (od. Duchi d’Acquaviva) e Duomo.

I Padri Conventuali curavano la tredicina maggiore e la raccolta delle offerte per il pane dei poveri. La tradizione continuo’ dopo la soppressione del convento il 20 gennaio 1975 con Gaetanina Modestini, sorella dei cantori Enrico, Mario e Arturo, che faceva il giro delle case nelle settimane precedenti.

Il mezzo secolo del miracolo di S.Antonio ebbe poca enfasi ad Atri. E cosi’per i 60 anni. La trebbiatura dei campi e la coincidenza talvolta con il Corpus Domini hanno affievolito la ricorrenza, ridotta a festa strettamente religiosa. Per il ricordo della guerra e della liberazione si sono sempre preferite date piu’ civili, il 25 aprile, un giorno dei festeggiamenti di S. Rita, il 4 novembre.

Pochi sono gli atriani che hanno Padova come meta annuale, a differenza di Assisi, Cascia e Loreto. Fedeli vissuti all’ombra di S. Francesco ad Atri hanno visitato una o due voltela Basilicadel Santo.

E’ ora di recuperare l’antonianita’ degli atriani che si armonizza gioiosamente con la francescanita’ e l’ecclesialita’ autentica, limpida e profonda.

SANTINO VERNA