Pubblicato Venerdì, 12 Ottobre 2018
Scritto da Santino Verna

QUEL POSTER MANCANTE NELLA CAMERA DEI RAGAZZI: ALESSANDRO NATTA

UOMINI D'ALTRI TEMPI

Quest’anno ricordiamo il primo centenario della nascita dell’ultimo Segretario del PCI, Alessandro Natta, illuminista, giacobino, comunista, come è stato definito in tre parole. E’ il poster mancante nella camera dei ragazzi, presi da molti ideali. Appare spesso e volentieri l’immagine barbuta di Ernesto Che Guevara o il suo alter ego Fidel Castro.

Per i piu’ impegnati è presente Enrico Berlinguer, il penultimo Segretario dei comunisti, quello che parlava del riparo sotto l’ombrello della NATO. Uomo sobrio e ferreo, il comunista sardo era un uomo consacrato al partito, come lo avrebbe definito in un ritratto, Indro Montanelli che non ebbe mai simpatia, da atlantista convinto, per il partito rosso.

Alessandro Natta, uomo di grande cultura, era nato a Imperia da una famiglia di tradizione socialista. La città natale è il risultato della fusione di due comuni, Porto Maurizio e Oneglia, come Pescara ha unito Pescara Porta Nuova (con la casa di Gabriele D’Annunzio) e Castellammare Adriatico. Il papà era macellaio e si chiamava Antonio. La Riviera di Ponente assisteva al processo di industrializzazione, e questo incrementò il movimento operaio.

Cugino del Segretario del PCI era P. Ismaele Castellano, domenicano, anche lui di Imperia, Vescovo di Volterra e poi Arcivescovo di Siena. Quando Natta ascese alla carica piu’ alta dei comunisti in Italia, il cugino prelato era vice-presidente della CEI, alla vigilia del Convegno di Loreto che avrebbe sancito il passaggio di consegne da Ballestrero (ligure anche lui) e Ruini.

Tra gli impegni di Mons. Castellano (battezzato con il nome di Mario), il riconoscimento di S. Caterina, prima dottore della Chiesa e poi compatrona d’Europa. Una Santa, patrona d’Italia, ligure di adozione, perché quando andò dal Papa a sollecitare il ritorno da Avignone a Roma, si fermò a Varazze, dove tuttora è venerata.

Alessandro Natta, si laureò giovanissimo, con il massimo dei voti, in lettere classiche a Pisa e fu compagno di Carlo Azeglio Ciampi. Leggeva molto volentieri i classici e non con particolare trasporto i libri del comunismo. Gli faceva eco Sandro Pertini, come dicevano i detrattori, non amante di letture impegnative, durante il confino di Ventotene, ma di testi dilettevoli. Sicuramente è una leggenda metropolitana per sottolineare il piu’ amato Presidente della Repubblica, uomo di grande cultura, non ingessato nel formalismo, pur nella sua eleganza.

Natta può essere paragonato a Gian Carlo Pajetta, uno dei padri del comunismo italiano. Erano uomini, dalle cui labbra non usciva mai una volgarità, neppure tra gli amici. Tale stile di vita non significa musoneria, perché le volgarità erano espunte dal vocabolario di altri statisti italiani, in primis Giorgio La Pira, i cui appelli all’Università di Firenze, erano sempre una festa.

Quando si prospettava un felice pensionamento per il comunista ligure, arriva la morte prematura di Enrico Berlinguer a Padova. In quell’anno, in Italia, per la prima volta nella storia, il comunismo superava alle urne, lo scudo crociato. Era il 12 giugno 1984, si chiudeva un’epoca. In luogo di Giorgio Napolitano, viene eletto il mite professore di Imperia, alla fine del mandato presidenziale di Sandro Pertini, agli sgoccioli della prima Repubblica, alla vigilia della caduta del muro.

Natta concluse l’esperienza di Segretario nel 1988. Gli subentrò Achille Occhetto, un uomo di partito che difficilmente entra sul poster, nella camera di un ragazzo. Con la svolta della Bolognina, finiva il PCI, e nasceva il Partito Democratico della Sinistra. L’eloquenza dei simboli perdeva per il popolo la sua efficacia. Non piu’ falce e martello, simboli rispettivamente di agricoltura e industria, riecheggiate dall’inno “Bandiera rossa”, nella strofa “Dai mari ai monti/ alle ferriere/ rosse bandiere, rosse bandiere/ dai mari ai monti/ alle ferriere/ rosse bandiere, sventoleran”. Entrava la quercia, simbolo di robustezza e chi non accettava la soluzione, andava in altre formazioni, come i Comunisti Italiani e la Rifondazione Comunista. Ma questo avveniva anche negli altri partiti.

Ormai deluso dalla politica, come tanti del suo calibro, il Prof. Natta concluse nel 2001, la giornata terrena ad Imperia, circondato dall’affetto della famiglia. Uno degli eventi piu’ emozionanti vissuti con i suoi cari, il ripristino di una cappella di famiglia, nell’entroterra ligure, dove si congiungono tre circoscrizioni ecclesiastiche, frutto di eventi della storia.

Natta non è un volto da poster. Come forse non lo sono i borghi della Liguria, la terra che sempre amò. Una lingua di terra, tra mare e monti, con strade impervie e timore di pirati, ma in compenso un porto di mare, per sperimentare la convivialità delle differenze.

SANTINO VERNA