CON PASSIONE E CON AMORE…QUALCHE PAROLA SULLA CULTURA

DALLA GERMANIA, CON ATRI NEL CUORE, IDEE E SUGGERIMENTI PER RIDARE VITALITA’ ALLA NOSTRA CITTA’

Ebbene, sì! Sono un'anziana signora ancora innamorata della cultura. Suona nostalgico e un po' antiquato? Forse.

Sono nata ad Atri nel secondo dopoguerra; conservo ancora, non senza qualche fatica, parte del vecchio palazzo di famiglia, lo restauro da una vita, poco a poco, secondo le mie possibilità (si sa che le vecchie signore innamorate della cultura non hanno disponibilità finanziarie illimitate). Per il tema che mi interessa non è secondario che io sia nata ad Atri; amo Atri, anche se vivo in Germania, ci torno spesso e ne amo la cultura, quella che ancora c'è.

E il punto è proprio questo: quale cultura c'è? Quale ci potrebbe essere e non c'è (non c'è più o non c'è ancora)?

Tra le cose che amo di Atri ci sono le sue stradine con i balconi fioriti, i vecchi e massicci portoni, a volte rilucidati e conservati in modo commovente, gli orti pensili che si intravedono qua e là, i negozi dove si può ancora comprare (ma fino a quando ancora?) passeggiando e non marciando  lungo gli infiniti corridoi dei centri commerciali, e in cui si può chiacchierare gentilmente con avventori e proprietari. Mi allarga il cuore anche il paesaggio mozzafiato del Gran Sasso e della Maiella - limpido dopo la pioggia - e la vista del mare, naturalmente, in cui 'm'è dolce naufragar', anche solo scorgendolo dal mio 'ermo' palazzo.

Infine il dialetto - che pur non mi azzardo a parlare - e le conversazioni solo apparentemente insignificanti, come quella colta per strada di striscio qualche tempo fa: 'Che sti' ffa?' - domanda un vecchietto seduto ad un coetaneo in piedi. 'Ninte' 'Mbe, assettate ecco!' Un paese vuol dire non essere solo...

Perché questo paese che sembrerebbe baciato dalla fortuna invecchia, ohimé, più che la sottoscritta; perché allontana i giovani e non offre loro occupazione e prospettive?

La crisi, lo so, è congiunturale né ci sono facili ricette a portata di mano, tantomeno quelle che può offrire un'anziana signora senza sponsor che contano.  Non pretendo tanto, vorrei solo aprire una discussione su alcuni punti che riguardano, appunto, la cultura.

A proposito di cultura conla Cmaiuscola, ammesso che si possa ancora chiamare così, mi piace segnalare un buon revival musicale che da ben quattordici anni si svolge in estate, il Festival internazionale “Duchi d’Acquaviva”, concretamente visibile nel fatto che Atri si sia dotata perfino di un'orchestra sinfonica, ed è una rarità in un paese come l'Italia che conta certo ottimi direttori d'orchestra, ma poche e limitate iniziative in ambito orchestrale. Mi sento quindi di inviare un caloroso applauso a chi ha avviato questa bella iniziativa, e la tiene in piedi non senza sacrifici, immagino. In occasione di questo festival musicale, è fantastico ascoltare e vedere girare per la città giovani musicisti italiani e stranieri, violinisti, pianisti, direttori d'orchestra, flautisti, cantanti; sono giovani che studiano con commovente impegno - che forse andrebbe propagandato e onorato più apertamente dalla cittadinanza - anche considerando che sono loro a diffondere il nome di Atri in paesi europei e oltre. E in bocca ad alcune persone che si erano allontanate da Atri, ho sentito voci di palese riconciliazione con questa Atri che si sprovincializza, pur rimanendo a misura d'uomo.

E potrei citare ancora altre manifestazioni musicali che riempiono nella stagione estiva le piazze atriane o che rianimano le belle chiese atriane. 

E tuttavia... In tutta Atri non esiste una sola libreria, né un ambiente dove parlare di libri o scambiarseli o organizzare  brevi letture per il pubblico interessato (se c'è). Mi si dirà che oggi i libri si comprano online, o che si può andare facilmente a Pescara da Feltrinelli, e che vendere libri oggi è un'attività che non rende. Eppure altrove esistono librerie anche in centri piccoli, e penso anche a librerie 'di nicchia'. Ne conosco una molto particolare a Teramo, di cui purtroppo ora non ricordo il nome, che costituisce un punto vivo d'incontro e di aggregazione culturale. E senza scomodare progetti megagalattici, vi cito il caso di Bonn, la città in cui vivo per metà dell'anno, che ha trasformato alcune vecchie cabine telefoniche in disuso in minichioschi, dove la cittadinanza deposita o prende a prestito periodicamente libri usati.

C'è un'altra lacuna ugualmente grave per una vecchia signora come me (ma le vecchie signore sono sempre di più, e la loro presenza potrebbe anche costituire un programma occupazionale per i giovani): manca ad Atri qualsiasi forma di attività connessa con il cinema. Da bambina, ricordo di aver visto 'Via col vento' al cinema dell'Arcivescovato, e ancora nel primi anni '90 'Balla coi lupi' con Kevin Costner nel vecchio cinema di Atri. Poi, più niente. Eppure a Popoli, che di abitanti ne ha solo 5000, un cinema esiste.

Eppure il cinema è ancora vivo, e anche la produzione italiana si sta finalmente risvegliando da un lungo sonno di cinepanettoni e simili! So bene che anche in questo caso la concorrenza di internet è insuperabile. E tuttavia occorrerebbe un po' di iniziativa e di fantasia. A Bonn, per es., prospera una vecchia fabbrica dismessa - un panificio, per  la precisione - assai semplicemente imbiancato e ristruttutato come centro culturale, con una saletta cinematografica che proietta spesso film sottotitolati in lingua originale, un teatro, un teatrino per i più piccoli, un circolo di danza e una palestra, e perfino un miniristorante tavernetta: il tutto è organizzato da giovani, anche 'extracominitari'. A Parigi o a Berlino sono numerosissime le minuscole sale cinematografiche: ne ricordo una in particolare organizzata con vecchie poltrone e divani come posti a sedere e una specie di lenzuolo appeso ad una parete imbiancata a fungere da schermo. Vi si vedono film provenienti da tutto il mondo: israeliani, palestinesi, africani ... Certo, Atri non è Berlino, ma forse si potrebbe organizzare almeno una visione tramite video. Non che voglia riproporre il vecchio 'dibattito' tipo corazzata Potemkin di fantozziana memoria,  ma forse vi vengono alcune idee. Sale, saloni, salette, fondaci abbondano ad Atri un po' dovunque.

E ancora: è pensabile animare la bella sfilata di Ferragosto con uno spettacolo teatrale e musicale simile ai 'Son et lumière' dei palazzi francesi? Occorrerebbe preparare un testo tramite un gruppo di studio pronto ad affrontare seriamente la storia atriana, anche nei suoi risvolti oscuri, senza inutili agiografie.

Atri può conquistare un pubblico anche scelto, non solo di gente che beve in piazza; le sue chiese sono bellissime, gli affreschi del Delitio, come quelli del palazzo comunale, ma anche quelli di fine Ottocento-primi del Novecento in alcune case private, sono spesso ancora luminosi e ben restaurati, e andrebbero resi più accessibili al pubblico. In Scozia castelli e castelletti - talvolta anche arredati con una certa monotonia - vengono  orgogliosamente aperti al pubblico per visite a pagamento. Si potrebbe progettare  e organizzare una gara/visita delle pareti dipinte, anche solo sotto forma di mostra?

 

Per concludere, faccio da parte mia una proposta agli studenti del Liceo Classico che studiano il Greco antico: sono una buona conoscitrice del greco moderno, e se qualcuno di loro ha interesse a conoscerne la straordinaria continuità, offro la possibilità di un corso, magari da frequentare nei periodi di vacanza in cui sono ad Atri, o anche online. La cultura vera è quella che vive, e non rimane solo confinata nelle biblioteche. Voi che ne dite?

Prof.ssa Milena de Albentis