SUL FILO DELLA MEMORIA

LA MIA CAPO D'ATRI: ARMANDO

Le prime case di Atri, dal lato sinistro venendo dalla campagna, iniziavano dal Vico Borghetto. Ad abitarci c’erano tre famiglie: Armando Felicioni, Biagio Di Febbo e Michele Palmaricciotti. Poi veniva la casa di Nicola Piccirilli, seguiva la mia e chiudeva il palazzo Guidetti. Questa è la breve fotografia degli anni dal 50 al 60. Verso la fine degli anni 50 Guidetti cambiò la disposizione dei locali, e a fianco alla mia porta di casa, Salvatori Cadorna aprì un negozio di tabacchi.

Tutta questa zona, compatta di case e con l'orto, formava un grande rettangolo che da Capo d'Atri arrivava fino al primo vicolo di nome Guidetti. Tutte le case e i locali, ad eccezione di quella di Armando, erano della famiglia Guidetti ed ad uso gratuito, cioè non pagavamo l’affitto.

Da quanti anni esiste questo agglomerato? Nessuno può dirlo. Durante i lavori di ristrutturazione della mia casa uscì fuori un sistema di raccolta dell'acqua piovana fino al pozzo. Conservo ancora un tubo del sistema e l’analisi al Carbonio di esso ci potrebbe dire la data, e quindi potrebbe regalarci una gradita sorpresa.

Armando Felicioni, originario di Penne, con la moglie Pierina Cilli, e due figli maschi, Adriano e Umberto abitava nella parte superiore, mentre sotto c’erano i locali per il suo lavoro. Aggiustava le biciclette e per questo veniva chiamato “Armand lu bciclttar”. Nel suo lavoro era bravo, buono, mite ed onesto. Armando aveva un solo svago, la domenica pomeriggio una partita a carte con un buon bicchiere di vino nella cantina di Iezzi Ariodante.

A noi ragazzi non ci ha mai maltrattato, mai fatto un rimprovero, neanche quando la palla arrivava tra i suoi piedi o tra le sue mani mentre stava lavorando.

Da Armando si prendeva due cose: oggetti per i nostri giochi.

La fionda, in atriano “la frezz”, era fatto da una forchetta, a forma di y, di legno preso dai giardinetti, da un pezzo di cuoio morbido preso dai calzolai e da due molle ricavate dalle camera d’aria rovinate delle biciclette prese da Armando.

La ruota, si ricavava dal cerchione delle biciclette tolti i raggi, e poi con un bastone messo nella scanalatura si faceva girare.

Sia Adriano che Umberto aiutavano il padre. Ma poi Adriano decise di arruolarsi all’Aeronautica Militare, per fare l’aviere. Prima di partire ci fu una bella festa e così mangiai qualche biscotto di quelli fatti in casa. Adriano era un bel ragazzo, alto e slanciato, di corporatura giusta un figurino, un viso bello. Posso dire che alle ragazze piaceva. Davanti agli attori di quel periodo (Maurizio Arena e Massimo Salvadori) non sfigurava anzi era più bello.

Ad Adriano, giovane bello com'era, piaceva il divertimento e la spensieratezza. Un giorno, dalla Sardegna, arrivò la ferale notizia. Adriano era morto. Insieme ad un commilitone, che guidava la macchina. In piena curva urtarono contro una altra macchina e morirono entrambi.

Il dolore fu grande per tutta Capo d'Atri. Fu una tragedia. Dopo i funerali per giornate intere amici e parenti venivano a portare le condoglianze e a consolare Pierina. Ma questa volta non era la solita passerella, si avvertiva che la  partecipazione era profonda e vera, tanto forte era stato l’impatto, su tutta Atri, della morte di Adriano.

Nicola Dell’Arena