Pubblicato Domenica, 29 Aprile 2012

 Scelte discutibili che penalizzano il cittadino. La prevenzione, sfida della medicina del futuro.

di Vincenzo Marcone

Il piano di rientro imposto alla regione Abruzzo dal governo centrale, con  le conseguenti  decisioni  assunte dalla sub-commissario Baraldi e dal governatore Chiodi, hanno profondamente inciso sulla sanità Abruzzese. La mancata pubblicazione del nuovo piano sanitario regionale ,vanamente atteso ormai da molti mesi, la dice lunga sulle difficoltà incontrate nella sua stesura. La riorganizzazione della sanità ha previsto e prevederà per il futuro forti ridimensionamenti delle prestazioni in termini quantitativi e qualitativi. I famosi LEA ( livelli essenziali di assistenza ) se pur obbligatori sulla carta, di fatto non sempre vengono erogati con la dovuta tempestività e qualità.

La propagandata riqualificazione del sistema si e’ tradotta in una raffica di colpi di scure sulle strutture ospedaliere e sulle rispettive prestazioni erogate, al sol scopo di fare cassa. Certo non era ipotizzabile la conservazione dello “ status quo “ . Le dinamiche economiche, il progressivo invecchiamento della popolazione e le innovazioni in termini di pratiche mediche e di  biotecnologie, hanno profondamente modificato i vecchi approcci  diagnostici e terapeutici, soprattutto per ciò che attiene alle pratiche chirurgiche. Di qui una giusta e doverosa  riqualificazione della sanità . Ci saremmo aspettati pertanto  una svolta in termini di efficienza e di appropriatezza, che prevedesse l’elemento “UOMO”  come punto centrale del sistema, sul quale calare le  scelte in campo sanitario. Come al solito, quasi nulla di tutto ciò è accaduto. Le scelte ragionieristiche, le spinte politiche e il potere delle lobby e delle corporazioni, hanno di fatto ancora una volta impedito una giusta e qualificata riforma del settore . I modelli aziendali calati dall’alto, senza tener conto delle situazioni locali , hanno determinato un depauperamento delle professionalità e conseguente aumento della mobilità passiva. Allo stesso modo, le beghe di potere hanno mortificato le sacrosante aspettative dei nostri malati che ancora ( a parte sporadici casi) non possono contare su una sanità di eccellenza nella nostra regione.

Nella nostra provincia il nepotismo e l’arroganza della politica hanno ancora una volta mortificato i cittadini con scelte a dir poco discutibili. La meritocrazia rimane troppo spesso una semplice chimera ed il cittadino si trova sempre più spesso a confrontarsi con una sanità che vive solo sulla buona volontà e sulla professionalità di qualche o , forse per fortuna, tanti bravi operatori. Come allora , vale ancor oggi la massima di Publio Terenzio “L’ossequio partorisce amicizia , la verità odio“.

Ciò che dovrebbe essere la norma diventa troppo spesso una possibilità. L’utente è due volte vittima di tale andazzo. Dapprima come utente di servizio e secondariamente come contribuente che si è visto tassare maggiormente con le aliquote regionali e comunali, nonché con l’imposizione dei nuovi tickets che di fatto hanno trasformato le prestazioni erogate dalla ASL quasi antieconomiche, rispetto al mercato libero. Se a questo si aggiunge poi la pletora delle liste d’attesa, ecco allora che  il SSN ha perso il suo primario ed unico scopo: la tutela della salute  di tutti i cittadini.

Peraltro l’innegabile  aumento dei costi della sanità  e uno sfrenato liberismo, con  evidente e drammatico ridimensionamento del welfare, ormai in voga in gran parte dei paesi industrializzati, sta producendo una grave riduzione degli  standards qualitativi erogati. Inevitabilmente ciò porterà nel breve a cambiamenti epocali nel modo di fare salute. In queste dinamiche , tra le diverse innovazioni possibili, di  particolare rilevanza per il cittadino appare  il necessario ed auspicabile riordino della medicina del territorio. Quella parte della medicina che producendo ove possibile una deospedalizzazione del malato può consentire un  risparmio di risorse. Tale riorganizzazione dovrà essere capace di intercettare le primarie esigenze dell’utente e  sarà chiamata a garantire , da un lato una tempestiva  diagnosi e cura delle patologie e dall’altra, corrette e appropriate procedure di prevenzione nei confronti di patologie croniche, di grande impatto sociale e sempre più immanenti in conseguenza dell’allungamento della vita.

L’auspicio è che la  medicina del futuro  possa essere prioritariamente rivolta alla  prevenzione (prevenire è meglio che curare). In modo particolare dovranno essere costantemente monitorate e precocemente intercettate patologie croniche quali: Diabete , Ipertensione ,  BPCO , patologie cardiovascolari e particolare attenzione dovrà essere posta nella  diagnosi precoce di tumori.

Su questi aspetti di carattere sanitario che non esclude risvolti sociali di tipo educativo e comportamentale si vinceranno le prossime battaglie sulla tutela della salute. A tal proposito vorrei ricordare le strade che si iniziano a  percorrere in altre nazioni dove si comincia ad ipotizzare di scaricare sul singolo cittadino il costo sanitario legato a comportamenti impropri in termini di abitudini alimentari e stili di vita inadeguati .

E’ ovvio che in tale contesto, la medicina del territorio dovrà essere messa in condizione di operare nel migliore dei modi, mediante opportuni investimenti in termini di infrastrutture e di formazione specifica auspicando un maggiore interscambio in termini di esperienze e di collaborazione tra ospedale e  territorio. Una prima risposta potrà forse venire dall’istituzione delle cosiddette UTAP o NCCP (UNITA’ TERRITORIALI DI ASSISTENZA PRIMARIA e NUCLEI DI CURE PRIMARIE) previste ormai dal lontano 2005, che dovrebbero in qualche misura trasformare il lavoro del singolo medico in operatori maggiormente strutturati, che lavoreranno in raccordo tra di loro,  affiancati da figure professionali ed ausiliarie, in auspicabile stretto rapporto con medici specialisti ospedalieri, capaci di offrire prestazioni sempre più qualificate, appropriate e tempestive.

 Dott Vincenzo Marcone