XXVII CAMPO NAZIONALE ARALDINI IN ASSISI

BELLE E INTENSE GIORNATE

Dall’11 al 15 luglio 2018 si è tenuto in Assisi, il XVII campo nazionale Araldini, bambini e ragazzi associati all’OFS. Il campo è interobbedienziale, ovvero riguarda le tre famiglie del Primo Ordine francescano, Conventuali, Minori “simpliciter dicti” e Cappuccini, presenti nella città del Serafico Padre, rispettivamente al Sacro Convento, alla Porziuncola, e al Santuario della Spogliazione, l’antica Cattedrale di Assisi, annessa al Vescovado.

Gli Araldini, dalla dicitura squisitamente francescana, avrebbero origine nel 1585 con i Cordigeri (anche qui il nome è di sapore serafico, perché indica il cingolo trinode, tra gli Ordini Mendicanti, proprio solo dei Francescani), nati sulla tomba del Santo Poverello. Ma il punto di svolta è nel 1948, con P. Vincenzo Frezza, della provincia cappuccina di S. Angelo di Foggia. Lo ricordava, prima della S. Messa nella cappella allestita nell’albergo di Rivotorto, l’animatrice Mariella Minervini, di Cerignola. Inizialmente gli Araldini sono una particolarità della famiglia cappuccina, poi si estendono alle altre due famiglie. E così pure a Pescara, si parte dalla Basilica della Madonna dei Sette dolori ai Colli, e si arriva a S. Antonio. Entrambi i gruppi erano presenti al XVII convegno, con il coordinamento di Renato Orlando.

Silvi quest’anno festeggia i 20 anni della presenza degli Araldini, nella Parrocchia di S. Maria Assunta, sotto il parrocato di P. Tommaso Fonzi, scomparso prematuramente nel 2005, a Castelvecchio Subecquo, due mesi prima dell’indimenticabile Mons. Vincenzo D’Addario.

Una veglia di preghiera, sotto le stelle, è avvenuta presso il Santuario di Rivotorto, il Protoconvento francescano. Una chiesa meno visitata della Porziuncola, dove spicca il talento artistico di Cesare Sermei. Accolti dal Parroco P. Antonio Petrosino, i ragazzi hanno sostato presso il Tugurio, all’ingresso del Santuario, ricostruito alla fine del XIX secolo.

Una giornata del campo è stato dedicato alla caccia al tesoro, per le vie di Assisi, toccando i piu’ significativi luoghi francescani. Il cielo sereno di luglio con il caldo hanno ottimamente corredato l’incontro. La casa natale di Francesco, la chiesa di S. Maria sopra Minerva, S. Maria Maggiore e il Sacro Convento destano sempre forti emozioni.

Un’altra giornata è stata quella della testimonianza. Alessandro, un ragazzo non vedente di Cagliari, ha parlato della sua condizione fin dalla nascita, perché nato prematuro. Nonostante tutto ha potuto studiare e praticare sport. Anche se non riesce ad immaginare un tramonto, perché cieco dalla nascita, è sereno come si legge dal volto, ingentilito dai lineamenti sardi.

Mirko di Pontedera, invece, ha parlato del problema del bullismo, di grande attualità, ma sempre esistito anche se con modalità diverse, perché senza l’indagine di psicologi e sociologi, e priva dell’attenzione dei social. Ha parlato della sua infanzia, quando i compagnucci tenevano scherzi pesanti sullo scuolabus.

Il 15 luglio, festa di S. Bonaventura, secondo fondatore dell’Ordine Serafico, la S. Messa conclusiva, nella Basilica di S. Maria degli Angeli. Ha presieduto l’assistente degli Araldini, P. Lorenzo Scafuro e hanno concelebrato tre francescani, responsabili dei gruppi giovanili. Il giorno festivo non ha permesso un gran numero di sacerdoti in presbiterio, perché impegnati in parrocchia. All’offertorio, con il pane e il vino, portato, in rappresentanza dell’Abruzzo, da Benedetto, ministrante della Basilica della Madonna dei sette dolori a Pescara, battezzato con il nome di Papa Ratzinger, pellegrino anche lui ad Assisi, è stato presentato un elmo di carta, per ricordare il tema degli astronauti, dell’intero campo.

Dopo l’Eucarestia, i saluti e gli abbracci, sul sagrato della Basilica. E’ un momento triste, perché si ritorna a casa, con i problemi e le preoccupazioni quotidiane. Sotto il cielo nell’imminenza del solleone, sventolava la bandiera della Sardegna, fierezza delle radici, per immagini. Viene dall’aeroporto”, dice Francesca Deiana, sarda quanto il cognome. E si intuisce che quel panno sobriamente colorato e fortemente stilizzato, rappresenta un viatico per gli isolani, legati all’Umbria, per rapporti universitari e professionali, e recentemente anche religiosi, per i Minori e i Conventuali, le cui rispettive giurisdizioni abbracciano la Sardegna.

Si torna a casa prima della cena, sui pullmann o sul treno si segue, alla radio, la finale Francia-Croazia, da Mosca. Buona parte degli Araldini, tifa Croazia, e Isabella D’Armi, responsabile regionale per l’Abruzzo, invita a parteggiare per i cugini dell’altra sponda adriatica, perché Paese povero, in sintonia con il carisma francescano. Si apprende poi la vittoria della Francia, Mario Santarelli avrebbe detto, dai microfoni di Pescara, “la delusione, ovviamente, è tanta”, senza salutare il conduttore di Saxa Rubra, tanto amareggiato da dimenticare un importante gesto.

E ora, già pensiamo, al campo del prossimo anno. Il microcosmo degli Araldini è la prova tangibile della possibilità dell’unità. Dono del Signore che fa rima con umiltà, perché proprio praticando questa virtu’ comprendiamo che possiamo apprendere tanti insegnamenti dagli altri e progredire nel cammino di maturazione e umanizzazione. Perché questa è la vera vocazione del cristiano. E del francescano.

SANTINO VERNA