RIFLESSIONI E SPERANZE
GOVERNO FATTO. GRAZIE PRESIDENTE NAPOLITANO
Domenica 28 aprile mi sono alzato particolarmente felice per due motivi mai poi la sparatoria a palazzo Ghigi mi ha rattristato.
Il primo motivo è che finalmente è stato costituito un governo, chiamato di larghe intese, che potrebbe risolvere i problemi economi e costituzionali che affliggono il Paese. Secondo me è un governo che durerà tanto anche perché nasce sotto i migliori auspici. Il Vangelo di oggi è imperniato sulla frase “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Al di la della normale e doverosa dialettica che deve esistere tra maggioranza e opposizione, tra due partiti che hanno una visione diversa per governare un Paese, in Italia si sente il bisogno della fine di una guerra fatta di odi e rancore, veti e ripicche e Napolitano è stato immenso, chiaro e preciso a ricordare il recente passato e chiedere che tale stagione finisca.
Sono ottimista e fiducioso perché questo governo è nato senza veti incrociati su qualsiasi punto, con concordia e identità di vedute da parte di tutti i partecipanti, ed anche perché è un governo giovane ma con ministeri cruciali occupati da persone competenti e preparate, con la grande novità del ministero delle Riforme Costituzionali (al posto delle precedenti commissioni inutili, perditempo e inconcludenti).
Il secondo motivo per cui sono felice, mi costringe a riportare ciò che scrissi il 21 Agosto “dopo le elezioni e con i numeri citati Partito Democratico e Popolo della Libertà si devono mettere d'accordo per varare un governo tecnico, per poter fare tutte le leggi che servono per riformare il paese e far uscire l'Italia dalla crisi”. La frase valeva soprattutto se uno dei due partiti avesse vinto sia alla Camera che al Senato. Sono contento perché già da agosto avevo pronosticato l’unica soluzione, se veramente i partiti intendono riformarela Costituzione, altrimenti con i veti incrociati e le ripicche non si sarebbe ottenuto nulla di nulla.
I risultati elettorali hanno complicato la situazione per cui le larghe intese è diventato l’unica soluzione possibile, come ha ricordato meravigliosamente Napolitano a tutti gli italiani. Avevo previsto un governo tecnico perché non pensavo che i maggiori duellanti deponessero facilmente le armi ma anche perché Monti ha sbagliato con il suo entrare in politica che ha portato i partiti non a non fidarsi più di un governo tecnico.
A questo punto è meglio un governo politico, dove i partiti si assumono direttamente le proprie responsabilità ed iniziare un cammino di distensione e di pacificazione, che un governo tecnico. Nonostante che questo fosse l’unico governo possibile non è stato capito immediatamente dal PD e ci è voluto un lungo travaglio interno con molti errori di Bersani.
Il primo errore Bersani l’ha fatto il 26 febbraio annunciando la sua proposta “questi sono gli 8 punti chi li vuole votare li voti”. Mentre tutti chiedono un governo forte e stabile (Chiesa, Confindustria, Sindacato, Europa) Bersani effettua una non proposta, un non governo che si aggrappa a qualche voto in libera uscita dagli altri partiti. Bersani doveva proporre o un governo con il M5S (visto male in Europa) o con il PDL ed in base alle disponibilità trarne le conseguenze. Errore madornale ed imperdonabile.
Il secondo errore è stato quello di chiedere pervicacemente i voti al Movimento 5 Stelle e non capire subito dopo l’umiliazione subita in diretta Streaming che l’unico governo possibile era con l’odiato Berlusconi che glielo offriva su un piatto d’oro. Si in diretta Streaming Bersani è stato umiliato quando alla sua richiesta (ed è un modo gentile) di prendersi un minimo di responsabilità di far nascere il suo governola Lombardirisponde “oggi mi sembra di stare ad una puntata di Ballarò”. Dopo questa disfatta Bersani si presenta dal presidente Napolitano (che aveva raccomandato di portare un governo con numeri certi) con un non governo e saggiamente Napolitano non gli da l’incarico e nomina i 10 saggi.
Si arriva al terzo errore con la tragedia finale del voto del nuovo Presidente della Repubblica. Vengono bocciati due personaggi storici Marini e Prodi con lo stesso errore di non scegliere tra M5S e PDL (sia della DC che del PD). Entrambi sono bocciati dall’interno del PD con Bersani che forza la mano ma si dimostra che il partito non gli risponde più. A questo punto le dimissioni di Bersani (che secondo me) dovevano arrivare all’indomani dell’umiliazione subita dal M5S.
Tutti i partiti (in questo momento più responsabili) vanno da Napolitano a pregarlo di restare e Napolitano accetta e viene rieletto con una grandissima maggioranza. Grazie Presedente per aver accettato un compito così gravoso in un momento delicato e difficile del Paese. Nasce il nuovo governo.
All’elezione di Napolitano Bersani scoppia a piangere, per la tensione accumulata, e sinceramente vedendo l’immagine mi è dispiaciuto e nel dirlo agli amici mi hanno risposto che se le meritato. Io rispondevo che non è tutta colpa di Bersani visto il comportamento del PD durante l’elezione del Capo dello Stato e poi della formazione del nuovo governo. L’errore più grosso di Bersani è stato quello di non aver avuto il coraggio di proporre il 26 febbraio un governo con il PDL e di portare tutto il suo partito verso questa direzione. Nella storia sarebbe stato ricordato come un grande personaggio che nel momento difficile ha traghettato il Paese verso la pacificazione e forse verso l’uscita dalla crisi.
Nicola Dell’Arena