Pubblicato Domenica, 03 Giugno 2018
Scritto da Santino Verna

AUGURI PROFESSOR EMILIANO GIANCRISTOFARO!

NARRATORE DELLE TRADIZIONI ABRUZZESI

Il 6 giugno compie 80 anni, il Prof. Emiliano Giancristofaro, antropologo e storico di tradizioni popolari. Un compleanno, per rimanere in argomento, in piena Tredicina di S. Antonio, il testimone della fede, tanto venerato in Abruzzo, confuso (ahinoi, anche in qualche ambiente ecclesiastico) con S. Antonio Abate. Lancianese quanto il cognome, il Prof. Giancristofaro con il figlio Enrico ha vissuto la breve avventura della Virtus Lanciano nella serie cadetta.

Formatosi per gli studi superiori nella città frentana, tra i compagni di scuola ha avuto l’Avv. Eugenio Ricciuti, figlio di Giovanni, sarto di professione e pioniere della radio ai piedi della Maiella. Montò infatti su un arcibanco in legno, uno dei primi apparecchi radiofonici e per Fara fu un evento, perché la gente poteva ascoltare musica classica al di fuori delle feste di agosto.

Il Prof. Giancristofaro si laureò in filosofia all’Università di Bologna e parallelamente all’insegnamento, nelle scuole superiori, con la cattedra di storia e filosofia, si è addentrato nei meandri del mondo popolare abruzzese, soprattutto con la TV di Stato, molto attenta alle tradizioni regionali. Era l’epoca del Dott. Edoardo Tiboni, con la sede di Via Trieste, poi trasferita a Via De Amicis, sempre a Pescara, con l’inconfondibile voce di Raffaele Fraticelli, e le canzonette di Albanese e Di Jorio, eseguite dai non pochi cori folkoristici della regione. Quasi ogni campanile ne aveva uno. Anche se poi i principali erano quelli di Teramo, Atri e Ortona, e uno era strettamente legato a mamma RAI, con la direzione del M° Fernando D’Onofrio.

La RAI nel 1976 pubblicò a Emiliano Giancristofaro il primo viaggio nelle tradizioni abruzzesi “Totemaje”, in un periodo di cambiamenti culturali quando il miracolo economico portava alla riscoperta degli antichi riti. Il viaggio riguarda sia il ciclo calendariale che quello biologico, con le tante credenze regionali.

Negli anni ’80 comincia l’esperienza delle TV commerciali, dove il Professore, con la voce narrante e le scelte musicali di Elia Jezzi, porta quotidianamente “Storie del silenzio: cronache di vita popolare abruzzese”. Il Prof. Giancristofaro, interveniva non di rado con la calda voce e il microfono portatile per avvicinare i tanti depositari degli antichi riti regionali. L’imitazione cartacea erano “Lu jurne de la feste”  e “Lu sudore de la fronte”, con testo del chietino Mario D’Alessandro e le fotografie di Valerio Di Valerio, di Serramonacesca, prematuramente scomparso nel 1995. Il docente frentano e il fotoreporter barbato si ritrovarono davanti alle telecamere per la festa di S. Martino a S. Valentino in Abruzzo Citeriore, dove l’antico Capodanno agricolo è celebrato con un corteo goliardico dove tutto finisce con la lauta cena a base di carne dove non può mancare il buon Montepulciano d’Abruzzo.

Attraverso le puntate del Professore il calendario abruzzese è diventato piu’ ricco. Non solo il lupo di Pretoro o le farchie di Fara Filiorum Petri, attenzionati anche a livello internazionale, ma anche la campana di S. Nicola a Pollutri e la festa della Sacra Spina, nella chiesa di S. Maria Maggiore a Vasto, il grandioso tempio della città di Diomede con funzioni cattedralizie.

Atri manca nei primi lavori del Prof. Giancristofaro, perché negli anni ’70, i “faugni” (la prima festa calendariale, per seguire l’anno liturgico), stava attraversando una certa crisi, frutto della contestazione che nella cittadina acquaviviana aveva trovato forse buon terreno. Ma non solo in Atri. A Palombaro, per esempio, la pantomima di S. Domenico e il lupo era scomparsa.

Negli anni ’90 il docente frentano comincia ad indagare i fuochi solstiziali di Atri e alle prime luci dell’alba dell’Immacolata gli atriani cominciano a vederlo dal vivo, anche se conoscono maggiormente la figlia Lia, antropologa e sociologa, volto televisivo di Rai 3.

Presidente regionale di “Italia Nostra” il Prof. Emiliano Giancristofaro, ne è stato tra i fondatori in Abruzzo, ed è in prima linea per la salvaguardia della badia di S. Giovanni in Venere, uno dei tre cenobi mediovali piu’ importanti della regione. Con modalità diverse, l’amico Eugenio, si impegna a Fara, dove diventa Sindaco, per la salvaguardia della Maiella e della diruta badia di S. Martino in Valle, sostenuto dal cugino Raffaele, anche lui studente a Lanciano e allievo di Giovanni Nativio.

Dal 1963 al 2000, infine, ma non per ultimo, Emiliano Giancristofaro ha diretto il trimestrale di cultura “Rivista abruzzese”, subentrando a Francesco Verlengia. Parallelamente sono nati i “Quaderni” con un assortimento di approfondimenti sul mondo abruzzese, paragonato alla Sardegna per la sua insularità. Una vera sezione di abruzzesistica non dovrebbe mai ignorare il periodico frentano e il suo epilogo.

Auguri carissimo Professore! Le storie del silenzio rimangono tra i programmi preferiti della mia adolescenza. Come Papa Francesco, argentino, ha sempre al suo fianco Mons. Guido Marini, genovese, e anche durante il sacrificio eucaristico puo’ ricordare le sue radici, così un comune mortale come me con i testi del mitico Professore torna con il cuore e con la mente alla montagna madre.

SANTINO VERNA