ATRI AL VOTO: RIFLESSIONI \ OPINIONI

CARI POLITICI...FATECI BERE DEL BUON VINO:
DATECI PROGETTI TRASPARENTI E CONCRETI!

Un caro amico, purtroppo scomparso, amava ripetere di preferire lo champagne all’aceto per ubriacarsi. Non aveva torto naturalmente, ma la scelta non è sempre così scontata e lui la sapeva lunga. In tempo di elezioni per esempio. I politici sono diventati sommelier così raffinati che riescono a farci bere di tutto, salvo poi svegliarci col mal di pancia e chiederci cosa abbiamo bevuto. Oggi la domanda è proprio questa: cosa abbiamo bevuto in questi anni per Atri? Se guardassimo le promesse fatte, dovremmo vivere in una città nord europea, in una smart city, invece ci stiamo avvicinando pericolosamente alle zone depresse del sud. Partiamo da un particolare. Tre liste elettorali hanno facilmente dislocato i loro comitati in locali centralissimi che farebbero la fortuna di qualsiasi attività commerciale di una città normale, da noi invece sono sfitti. Così come sono sfitti e in vendita tanti immobili in pieno centro storico. Ma potremmo anche parlare della decrescita demografica che dura ormai da oltre 10 anni senza accenno a controtendenza, della pressoché totale scomparsa di insediamenti produttivi, di servizi che spostano le loro sedi in altre realtà, dei giovani costretti a cercare lavoro a centinaia di chilometri di distanza, di un centro storico sempre più degradato mentre si illuminano e si asfaltano zone rurali, della pessima gestione del verde pubblico… Tutti parametri che fanno la differenza da realtà più vivibili.

In questi giorni ci vengono riproposti più o meno i programmi di sempre, grandi contenitori di belle intenzioni con qualche frase ad effetto che, dopo la presa del Palazzo, andranno a finire nell’oblio della memoria collettiva. Vorrei allora rivolgere qualche pensiero ai competitors vecchi e nuovi.

Atri non è facile da amministrare. Non solo per quanto detto, non solo per la cronica carenza di risorse finanziarie spesso allegramente dissipate, ma anche perché gli atriani sono poco inclini all’intraprendenza e alle novità (in questo includerei anche la vecchia usanza di ricorrere alla “scorciatoia politica” per risolvere i problemi). Esserne consapevoli significa intanto risparmiarci la retorica di dire che la colpa è degli altri, della crisi o del mondo che ci crolla addosso se le cose vanno male: non siete stati prelevati di forza nelle vostre abitazioni per candidarvi e, soprattutto, non siete chiamati a gestire l’ordinario. In un mondo che cambia velocemente e che si appresta ogni giorno a nuove sfide, Atri non può attendere ulteriormente poiché il rischio è di seguire la sorte di altri centri dell’entroterra teramano. Noi, a differenza, abbiamo molte potenzialità: una grande storia, un grande patrimonio naturalistico e monumentale, una vivace produzione di prodotti locali, una posizione invidiabile a due passi dal mare; si tratta solo di convogliarle nella giusta direzione, se vogliamo, anche attraverso scelte politiche impopolari che consentano finalmente di superare la bieca logica del consenso elettorale che tanto condiziona l’azione amministrativa.

Quindi se, come dite, avete a cuore le sorti di questa città, proponete un progetto ai cittadini, pochi punti qualificanti da realizzarsi nell’arco del mandato (e non soltanto negli ultimi mesi), dando loro la possibilità di verificarne la realizzazione step by step (semestrale o annuale). Diteci chiaramente cosa volete fare: migliorare il benessere degli atriani? Creare più occupazione? Incrementare il turismo? Rendere la città più vivibile? Dateci la vostra visione con la massima trasparenza e concretezza. Collegate poi il progetto alla macchina amministrativa e rendete i dipendenti parte di esso, gratificandoli con gli strumenti previsti dal contratto nella misura – questo è importante – degli obiettivi che si raggiungono. Apro una parentesi: il successo di qualsiasi azienda non può prescindere da una struttura organizzativa efficiente. Quella del Comune di Atri non funziona (i motivi sono conosciuti) e va radicalmente rivista. Fatelo partendo dal benessere lavorativo, curate i rapporti umani, puntate sulle persone e non sulle gerarchie, valorizzate le capacità, le idee, la creatività, agevolate il lavoro di squadra e non quello dei singoli. Vedrete che le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.

Inizialmente non sarà lo champagne, ma sicuramente un buon vino.

ADRIANO DELLA QUERCIA