Pubblicato Giovedì, 24 Maggio 2018
Scritto da Santino Verna

VENTENNALE DEL PASSAGALLO DI PINETO

IL CANTO POPOLARE CHE RACCONTA L'ABRUZZO

Nel 1998 nasceva a Pineto, la compagnia di canto popolare “Il Passagallo”, il cui nome è presente nel glossario dannunziano. Una singolare coincidenza, perché la cittadina balneare, nata nel 1929 avrebbe assunto questo nome, sia per la pineta, sia per la poesia “La pioggia nel Pineto” scritta dall’Orbo Veggente. In precedenza il borgo costiero si chiamava “Villa Filiani”, dalla famiglia atriana che aveva costruito un edificio per il controllo dei poderi.

Fondatore, il Prof. Carlo Di Silvestre, pinetese, 55 anni, laureato presso il DAMS di Bologna, allievo di Roberto Leydi, uno dei padri dell’etnomusicologia. La nascita della Compagnia di canto popolare, con la presenza di voci e strumenti della tradizione, ha coinciso con l’istituzione del comprensorio delle Terre del Cerrano, con l’unione dei comuni di Atri, Pineto, Roseto e Silvi, territorio omogeneo, perché ultima propaggine della provincia di Teramo, verso Pescara. Scegliere la denominazione e il simbolo non è stato difficile, per la Torre di Cerrano (intorno alla quale si tengono anche alcuni spettacoli del “Passagallo”), costruzione cinquecentesca che unisce idealmente i tre comuni originari (Atri, Pineto, Silvi), perché la torre si trova in territorio pinetese, il torrente eponimo in quello silvarolo, mentre tutta l’area fino alla prima metà del XVI secolo era il porto di Atri.

L’etnomusicologia, in altre parole l’antropologia della musica, è una branca della musicologia che studia e indaga la musica di tradizione orale, quella primitiva e non colta. La sua origine risale alla seconda metà del XIX sec. e pionieri in questo campo sono Gran Bretagna e Germania. In Italia dopo la presenza di isolati precursori, abbiamo valorosi maestri e tra questi menzioniamo l’eporediese Roberto Leydi di cui si ricordano i 15 anni dalla morte, autorevole firma dell’Avanti, il romano Giorgio Nataletti e il calabrese Diego Carpitella. Quest’ultimo, inserito sul sentiero scientifico di Ernesto De Martino, ha condotto sapidi lavori sull’Italia meridionale, vessata dal caporalato e dalle condizioni igieniche legate anche alle difficili comunicazioni, e uno dei lavori piu’ interessanti, quello sul tarantismo, vissuto nella chiesa di S. Paolo a Galatina, quando il Salento non era ancora incasellato nella vetta della classifica delle vacanze.

Un contributo di grande spessore per l’etnomusicologia si deve alla RAI, per le trasmissioni culturali in radio e sul piccolo schermo, come “I riti che guariscono” con la presenza di Carpitella. La trasmissione ebbe la prima serata, negli anni ’70, sul Secondo Programma, quello che sarebbe diventato Rai 2. Sempre di Carpitella, questa volta un quarto di secolo fa, “Scatola sonora” su Radio 3, un’ora di musica e vita popolare sulla stazione culturale della radio nazionale.

L’Abruzzo, per l’isolamento dovuto alle montagne impervie e al decentramento rispetto a Napoli e Roma, ha saputo conservare meglio di altre regioni il materiale antropologico ed etnomusicale. E’ stato oggetto di indagine da parte di molti studiosi, in primis Gennaro Finamore, medico umanista di Gessopalena, la cui formazione napoletana lo aveva messo in contatto con l’ambiente crociano. Anche in Abruzzo, la RAI ha avuto la sua parte sin dal 1953, quando in Via Trieste a Pescara, nacque la sede regionale, presso uno stabile non molto grande.

Il docente pinetese ha indagato i riti della Settimana Santa, dove spiccano i canti della Passione. Un testo commovente è “l’orologio della Passione”, eseguito ad Arsita, dove ad ogni ora è abbinato un episodio della Passione del Signore. Una forma mnemonica di catechesi popolare per partecipare spiritualmente ed emotivamente al dramma della Passione di Cristo. L’orologio era una forma itinerante, portata di casa in casa, dalla squadra di “passionari” che in cambio dell’esibizione ottenevano dal padrone uova, dolci e vino. Tra i Santi presenti nella letteratura popolare abruzzese S. Giorgio e S. Barbara, due testimoni della fede fortemente occidentalizzati, il primo legato al ritorno della bella stagione e festeggiato con celebrazioni arboree soprattutto nel Vastese, la seconda protettrice contro i fulmini e il fuoco, ha avuto una riesplosione devozionale con l’emigrazione degli abruzzesi in Belgio, dopo l’ultimo conflitto, seguita dal raffreddamento per i cambiamenti culturali e la collocazione calendariale.

La prima città dove il “Passagallo” si è esibito è stata Padova, grazie al sodalizio abruzzese-molisano, presieduto dal 1979 da Armando Traini, originario di S. Margherita e studente in Atri, la cui consorte Rosalba Monticelli è di Pineto, residente da piu’ di mezzo secolo nella città del Santo. Forti sono stati i legami con l’Abruzzo, per via della devozione mai spenta a S. Antonio e per l’Ateneo, dove molti abruzzesi si immatricolavano, in mancanza di Università nella regione.

Tanti sono stati i luoghi che hanno ospitato la compagine pinetese, in Italia e all’estero. L’Abruzzo in primis. Ricordiamo, i canti della religiosità popolare, eseguiti nella Basilica Concattedrale di Atri, il 20 agosto 2015, in occasione dell’ottava dell’Assunta. Momento religioso molto vibrante, soprattutto a partire dal ripristino del Duomo dopo gli ultimi lavori (2004-08), per il rito dell’indulgenza dell’Assunta che dal 2013 prevede anche una piccola processione con il simulacro della Madonna.

La compagnia di canto popolare è formato da Graziella Guardiani, con la voce e il flauto dolce, Guerino Marchegiani alla fisarmonica, Fabio Di Gabriele, tamburi a cornice, Gabriele Guardiani alle percussioni e Giovanni Ciaffarini al violino. Il mister Carlo Di Silvestre suona le chitarre e il colascione. Alla compagine si associa anche Antonella Ciaccia.

Il recente lavoro del gruppo pinetese sull’emigrazione “Bagagli a mano” e’ un invito alla solidarietà, in particolare verso quanti soffrono, e quindi quanti approdano in Italia alla ricerca di lavoro e di ospitalità. Complimenti al “Passagallo” che entra nella caverna dei tesori, uscendone sempre con meravigliose e interessanti novità.

SANTINO VERNA