Pubblicato Martedì, 08 Maggio 2018
Scritto da Adriano Della Quercia
OPINIONI \ RIFLESSIONI
L'ONOREVOLE ROSATO E IL RISCHIO AUTOGOL
Non guardo molto la TV. In una di queste rare volte, mi sono imbattuto nell’esponente del PD il cui nome e notorietà sono legati a una delle peggiori leggi elettorali partorite dai governi italiani. Basterebbe questo per tenere Ettore Rosato nascosto in uno scantinato del Nazareno, ma il PD, che oggi rappresenta il primo caso di “bullizzazione” politica e il cui autolesionismo costituisce un biglietto da visita da oltre 20 anni, dopo la batosta elettorale ha avuto la brillante idea di inserirlo tra i frontman dei talk show politici. L’altra sera, per chi se lo fosse perso, ai giornalisti che lo incalzavano sui motivi per cui il suo partito non dovesse allearsi con il Movimento 5 Stelle, ha snocciolato una serie di concetti che avrebbero folgorato anche i telespettatori più diffidenti (soprattutto quelli che non l’hanno votato). Secondo l’arguto dirigente democratico, tra le principali ragioni ostative per un accordo PD-M5S ci sarebbero il mancato riconoscimento di questi ultimi a quanto di buono è stato fatto dal governo Renzi, la contrarietà della base elettorale e, soprattutto, il comportamento equivoco dei pentastellati che cercherebbe alleanze a destra e sinistra. Avete colto la profondità di pensiero del fine statista? Secondo lui una forza politica che ha ottenuto oltre il 32% di consenso dovrebbe riconoscere la bontà dei provvedimenti di marca PD, precipitato alle ultime elezioni politiche al suo minimo storico… In pratica sarebbe come chiedere a Crozza di ammettere che le battute di Nduccio fanno più ridere delle sue. Poi, da politico di razza qual è, ha aggiunto pure che la base del partito, ovvero gli ultimi mohicani di stretta osservanza renziana, non vedrebbe di buon occhio un sodalizio col M5S. Peccato che poi si sia dimenticato di spiegarci il motivo per cui questi “duri & puri” sarebbero più importanti di quei milioni di voti persi a favore del M5S.
Mi sembra più stimolante invece il discorso sull’identità politica di questo nuovo movimento, ma sicuramente non per l’aria fritta di cui parla il vice Presidente della Camera. Il Movimento 5 Stelle nasce come forza post-ideologica, ovvero al di fuori degli schemi in cui si è sempre riconosciuta la maggior parte dei Partiti. Questo significa che le scelte avvengo esclusivamente su base programmatica e non sotto bandiere di destra o sinistra, e sono orientate essenzialmente a dare una risposta alle richieste provenienti dalla società civile attraverso la realizzazione di quelle riforme, spesso disattese, che dovrebbero costituire l’architrave di una democrazia moderna. Corruzione, conflitto di interessi, disuguaglianze, giustizia, equità fiscale, immigrazione, ecc. grandi temi, spesso caldeggiati dalla sinistra ma, per opportunismo politico o per interessi di parte, mai adeguatamente affrontati dai governi di cui ha fatto parte nel corso degli anni. Il M5S invece li ha inseriti direttamente nel proprio DNA ed è a mio avviso, uno dei principali motivi – spesso snobbato dalla maggior parte degli osservatori troppo impegnati ad etichettarli come populisti – della sua costante crescita di consenso. Questa connotazione identitaria necessiterebbe naturalmente di una autonomia governativa che al momento non è stata raggiunta ed è il motivo per cui deve cercare accordi di programma con altre forze politiche. E’ quello che è accaduto – per tornare alla cronaca – dopo le ultime elezioni politiche, solo che, grazie alla legge elettorale creata ad arte dal geniale deputato triestino su input della premiata ditta “Inciuci Renzusconi”, con il fallimentare scopo di far fuori il M5S, c’è il rischio concreto di tornare a votare. Però dev’essere sfuggito un piccolo particolare: nei sondaggi il Movimento 5 Stelle continua a salire mentre PD e Forza Italia a scendere. E stavolta c’è davvero il rischio che il PD si faccia un autogol senza aver toccato palla. Dovrà farsene una ragione On. Rosato.
Adriano Della Quercia