Pubblicato Venerdì, 13 Aprile 2018
Scritto da Nicola Dell'Arena

Opinioni\Riflessioni

UN GIRO DI WALZER INTERNAZIONALE

In questo ipotetico giro di walzer internazionale inizio dal Russian Gate. Vi ricordate delle barzellette dell’avvocato russo, che rifilò la più grande bufala giornalistica al New York Times? Naturalmente il New York Times si è vergognato di dirci quanto ha pagato. Finito con queste barzellette adesso il procuratore Mueller ci dice che a far vincere Trump sia stato il più grande avversario della sua campagna elettorale: Zucherberg, inventore e proprietario di facebook, per due problemi.

Il primo. Il Senato americano ha condannato 13 dirigenti russi perché coinvolti nel Russian Gate. Per me, questi stanno ridendo a crepapelle. Cosa hanno fatto? Hanno inviato tramite facebook degli inviti a non votare Hillary Clinton. Queste pagine sono state viste da 126 milioni di elettori americani, più del 50% degli elettori. E qui scatta subito la barzelletta, e cioé: l’opinione che gli elettori votino sulla base di quello che leggono su facebook e non sui punti del programma di Trump. L’esempio con il caso italiano è che gli elettori hanno votato il M5s non per il “reddito di cittadinanza” ma per il bombardamento dei messaggi su facebook. Sinceramente, a me, questo punto del programma del M5s mi fa drizzare i pochi capelli che mi sono rimasti. Di accordo o collusione tra Trump e Putin per questi messaggi non c’è o non è uscito fuori.

Il secondo. Steve Bannon, stratega della campagna elettorale di Trump, attraverso la società inglese Cambridge Analytica, ha preso da facebook i dati (cosa pensavano e cosa volevano) di molti elettori americani e poi ha mandato agli stessi messaggi elettorali del programma di Trump di loro gradimento. Dov’è il Russian Gate? Boh!

Facebook è un grande strumento pubblicitario e propagandistico che tutti i partiti politici non possono fare a meno di utilizzare nelle campagne elettorali. L’azione penale e il dolo per questo problema  non stà ne in cielo e ne in terra. Poi si scopre che non solo Bannon ha utilizzato facebook, ma che lo steso facebook è un colabrodo per quanto riguarda la sicurezza dei dati personali che possiede.

Zucherberg ha fatto vincere Trump? Bontà degli americani che non sanno perdere.

Le elezioni ungheresi dell’8 aprile hanno fatto stravincere il populista e xenofobo Victor Orban. Il suo partito ha preso il 48% dei voti ma (nota lieta del sistema di assegnazione dei seggi, in Italia incostituzionale) ha conquistato 134 seggi su 199 (67,34%). I due punti di forza di Orban sono: anti Europa e anti immigrazione.

Con questa elezione i populisti sono in maggioranza in Austria, Ungheria, Polonia e Italia. Però quello che mi piace dire è quello che ho letto sull’articolo di fondo del Messaggero del 10 aprile (giornale buonista e non populista) a firma di Alessandro Campi. Riporto integralmente: “Già si dovrebbe essere capito, dopo anni di inutili allarmismi, quanto sia fuorviante e strumentale l’etichetta abusata di populismo che vuole spiegare tutto ciò che non rientra nei canoni di una scienza politica da manuale universitario finisce per non spiegare nulla”. Oddio questo Campi usa le mie stesse parole: etichetta. non spiega nulla, inutili allarmismi.

Alla fine lascio Sarkosy. Ricordate il sorriso ironico, sardonico e beffardo fatto insieme alla Merkel? Ricordate la guerra che ha scatenato sulla Libia, della quale non ho mai capito il motivo?

Nelle ultime settimane Sarkosy è stato indagato perché non ha restituito i soldi a Gheddafi prestati per la sua campagna elettorale. Alla fine il motivo della guerra è molto più meschino di quello che si poteva immaginare. Per non far uscire questo problema ha mandato una nazione, coinvolgendo anche l’Italia con Napolitano in testa, per far ammazzare Gheddafi che nel frattempo era diventato un amico dell’Italia.

Nicola Dell’Arena