Pubblicato Giovedì, 18 Gennaio 2018
Scritto da Santino Verna

UN NUOVO LIBRO DI POESIE DI FRANCESCO CARLOMAGNO

Francesco Carlomagno ha dato alla stampa la nuova raccolta di poesie (“L’amicizia”, Scandicci, 2017, p. 86). Un libro carico di fede e sentimemti di amicizia e fratellanza cristiana, nell’imminenza del IV° anniversario della prematura scomparsa del figlio Lorenzo, avvenuta il 23 gennaio 2014.

Francesco, battezzato con il nome del Santo d’Assisi e dell’alter Franciscus di Paola, è nato a S. Lorenzo Bellizzi, e giovanissimo si trasferì a Firenze, dove l’aveva condotto la professione di bibliotecario e psicoterapeuta. Ha sempre mantenuto rapporti con la natia Calabria, nell’ultima propaggine settentrionale ai confini con la Lucania.

A Firenze lavorò assiduamente a “Testimonianze”, il periodico di P. Ernesto Balducci. Nelle stanze della redazione ebbe modo di stringere amicizia con Giorgio La Pira. Ha avuto la grazia di incrociare a Firenze il periodo della Chiesa di convinzione, frettolosamente etichettata del dissenso cattolico. Pure se ci sono state le derive dell’Isolotto e altri isolati casi di disobbedienza, la Chiesa di convinzione è stata quella di luminose figure conciliari, vissute o passate per Firenze, a partire da Don Giulio Facibeni, di cui fu allievo il futuro Card. Silvano Piovanelli.

Carlomagno, ora in pensione, ha vissuto la sofferenza e la morte precoce di Lorenzo, dalla forte fibra di sportivo, con al suo attivo il Cammino di Santiago. Era anche fotografo e artista. Con la moglie Fiorenza, piu’ di un anno fa è stato oggetto di un incidente a Firenze. Si sono ripresi, con l’aiuto della figlia Ester e sempre nel ricordo intercedente di Lorenzo.

A Lorenzo sono dedicate le ultime poesie della raccolta. Commovente “Ed era il nostro un gioco”, dove si parla della malattia ribelle a tutti i tentativi della scienza. Quasi un libro nel libro dove c’è tutto il dolore di un papà per la perdita del figliolo.

Francesco conosce Atri, essendo stato per lunghi anni collega, e quindi amico, di Costanzo Marcone, funzionario, anch’egli a riposo, della biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Entrambi arrivarono negli stessi anni nella città di Dante. E un brevissimo componimento è dedicato a Costanzo, sempre affezionato alla cittadina natale che può guardare con la lente d’ingrandimento dello storico dell’arte, per via della professione e del quasi mezzo secolo di vita a Firenze, prima in pieno centro, all’ombra della chiesa di S. Remigio, poi non lontano dalla stazione di S. Maria Novella, con la Basilica dei Domenicani Conventuali e il suo sconosciutissimo presepe permanente.

Naturale fu diventare amico pure di Giovanni Verna, al quale è dedicata la poesia “Per vedersi poi”, per via del comune legame con Costanzo, cominciato in tenera età nella cittadina dei calanchi, sui banchi di scuola e nel circolo interparrocchiale di AC. Le rimpatriate tra Francesco, Costanzo e Giovanni, e l’immancabile aggiunta dei “bolognesi” Giovanni Palma e Salvatore Portaluri, costuitiva un quintetto regnicolo, pieno di valori e testimonianza cristiana e umana.

Non sono state molte le rimpatriate a Firenze di Giovanni Verna, perché, quando si liberava dal lavoro nelle stanze di mamma RAI, in Via De Amicis a Pescara, preferiva andare in treno a Padova, per soli due giorni, dato che non gli apparteneva la febbrile passione per l’arte. Osservava con piacere la mostra del momento a Palazzo Zabarella nella città del Santo, ma non amava rimanere ore e ore davanti ad una tela esposta in  Casa Buonarroti.

Ma per il pensionamento, Giovannino, volle festeggiare a Firenze, con Costanzo e Francesco, pochi giorni dopo il congedo dalla sede abruzzese della RAI. Per la TV di Stato, il collocamento a riposo, coincide con il compimento dei 65 anni di età, e per non pochi, il compleanno assume quella volta una tinta di amarezza. Per Giovanni Verna il dispiacere ci fu, essendo stato piu’ di 30 anni in quella sede in pieno centro a Pescara, ma la consapevolezza di inaugurare una seconda giovinezza lo entusiasmava molto.

Il legame tra Francesco e Giovanni, il poeta e il giornalista, fu cementato dal papà di Giovannino, il Comm. Avv. Santino Verna, mio amatissimo nonno, primo capitano durante la IIa guerra mondiale in provincia di Reggio Calabria. La Calabria, diversa certamente da quella che conosciamo oggi, soprattutto attraverso i media, e talvolta con punte xenofobe da parte di chi cucina i servizi, gli era rimasta nel cuore. Da quella drammatica pagina della storia mondiale, non era piu’ tornato, ma il suo dolcissimo volto s’illuminava quando il piccolo schermo (che guardava poco, anche a causa dei problemi oftalmici), restituiva le immagini di questa meravigliosa regione.

Un libro, letto tutto d’un fiato, perché profondamente esistenziale. Francesco, collaboratore peraltro di periodici della sua amata Calabria, ci regalerà ancora splendide poesie, dove la sofferenza incontra la speranza per continuare il cammino di fede e di umanità.

SANTINO VERNA