Pubblicato Martedì, 02 Gennaio 2018
Scritto da Santino Verna

EMOZIONE E PASSIONE

I PRESEPI DI TOMMASO AD ATRI

Tommaso Rubeo da alcuni anni allestisce, con la moglie Roberta Modestini, due presepi nella sua casa nel rione S. Giovanni, in Atri. L’anno scorso il Mistero della Natività è stato il sottofondo spirituale, nei giorni del terremoto e della violenta nevicata. I presepi non erano smontati, perché si possono togliere il 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, quando Gesù Bambino ha 40 giorni.

In sala il presepe alloggiato in una botte di castagno, suddiviso verticalmente in tre ambienti: Cielo, Natività e Pastori. Una forma semplice, schietta ed efficace di catechesi attraverso l’arte e la fede popolare. Tommaso, tagliacozzano di nascita e atriano di adozione, è vissuto all’ombra di due chiese francescane: il Santuario della Madonna dell’Oriente e la Chiesa di S. Francesco, al centro della città marsicana, nel cui interno si conservano le spoglie di Tommaso da Celano, biografo del Santo Poverello di Assisi e promotore del presepe, inventato da Francesco a Greccio, la notte di Natale del 1223.

Il 5 luglio 2008 Tommaso, si è unito in matrimonio a Roberta Modestini, proprio nella Chiesa di S. Francesco, in quei giorni ancora procattedrale, dove è avvenuta la formazione musicale e canora, grazie ai Francescani Conventuali, degli zii Enrico, Mario e Arturo, le migliori voci della città degli Acquaviva. Nella prestigiosa schola cantorum, cantò per un breve periodo anche Roberto, il papà di Roberta, ora ultranovantenne, storico funzionario del Tribunale.

Nel sottempio della casa, un altro presepe, con statuine di plastica, provenienti dalla casa di Roberto, e per tanti anni allestito, nella sala di Vico Troli dove la famiglia abita dal 1970, con la moglie Lucia, docente nella formazione professionale a riposo, le figlie Roberta, Emanuela, dirigente amministrativo presso la ASL 1 a Sulmona dove ha rivestito l’alto incarico nella direzione per la prevenzione e Alessandra, docente di scienze motorie a Lecco, già affermata pallavolista e ora componente della FIBA, quest’anno in festa per i 25 anni del riconoscimento del Badminton (parente del tennis, per intenderci) nell’ambito delle discipline olimpiche. La felice promozione coincise con le Olimpiadi di Barcellona, in occasione del V° centenario della scoperta dell’America.

Tommaso, con la sua abilità pari alla creatività, ha costruito una casetta araba che correda il tipico presepe abruzzese. Dal Mistero della Natività si passa alla geografia umana, direbbe Giovanni De Santis, docente di Geografia all’Università di Verona, perché attraverso la copertura piana dell’edificio scopriamo la situazione climatica del Vicino Oriente. La capanna di Betlem proviene dalla Sicilia, dove Tommaso si è recato per lavoro. Ha avuto modo di visitare il Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa.

La capanna è sormontata da una casetta trentina, con gli spioventi inclinati per fronteggiare le abbondanti nevicate delle aree interne e montane del Triveneto. Poi altre dimore convenzionali.

Tornando al presepe della botte di castagno, spicca un curioso particolare: uno dei Re Magi, quello dell’incenso, non porta la navetta (o navicella), il contenitore della gommaresina profumata, come nella stragrande maggioranza delle rappresentazioni plastiche o viventi, ma il turibolo, perché idealmente è lui ad incensare Gesù Bambino e non si accontenta di deporre i grani nell’ipotetico braciere accanto alla mangiatoia. Il turibolo ha foggia barocca, con il coperchio forellato riecheggiante una fiamma e il vaso bombato.

Tommaso ha composto “Storia di un albero stanco”, una breve riflessione, declamata accanto al presepe. Completa il Mistero della Natività, il “presepe itinerante” del Perù, la rappresentazione della fuga in Egitto, con la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe in abiti peruviani e la presenza di un dolce asinello incasellato più tra gli animali d’affezione che da soma. L’imberbe padre davidico di Gesù è giovane e ben preparato per affrontare l’esilio in terra straniera.

Non manca l’albero di Natale. Nei giorni della novena rimbalzava la polemica tra presepisti e alberisti. Il presepe è cristiano, cattolico e francescano, l’albero è delle confessioni della Riforma, anche se adottato dai cattolici e persino dal Papa. Per la forma triangolare, l’abete è simbolo della Trinità, di cui la famiglia umana è una scintilla.

Complimenti a Tommaso e Roberta che ti accolgono nella casa all’ombra della chiesa di S. Giovanni, dopo la Cattedrale e S. Francesco, l’edificio sacro più bello di Atri.

SANTINO VERNA