DON ANTONINO PIERUCCI, CURATO DELLA CATTEDRALE,
UN PRETE DAL GRANDE CUORE

CONTRASSE LA "SPAGNOLA" ASSISTENDO I MALATI

Il 13 ottobre 2018 ricordiamo il centenario della morte del Curato di S. Maria nella Cattedrale di Atri, Don Antonino Pierucci. Singolare coincidenza nacque al Cielo nel giorno in cui si ricorda il Beato (“vox populi”) Francesco Ronci, uno dei principali collaboratori di S. Pietro Celestino V, nativo di Atri, venuto al mondo probabilmente nell’avita casa dell’omonimo vicolo.

Don Antonino era nato il 28 novembre 1882 in una famiglia profondamente cristiana. Si era formato nei Seminari locali e nel 1906 fu ordinato presbitero a Penne, una delle due sedi “aeque principaliter”, quando il Vescovo di Atri e Penne rispettava ancora la soluzione della residenza alternata. Infatti Don Antonino fu ordinato da Mons. Raffaele Piras, morto prematuramente come lui, la cui giornata terrena fu conclusa proprio in Atri, dove è rimasto tumulato fino al 1998. Su richiesta dei conterranei, la salma dopo una celebrazione in Cattedrale, presieduta dall’allora Vicario Generale Mons. Gabriele Orsini, figlio dell’antica diocesi di Penne, prese la via della Sardegna.

Il campo d’azione di Don Antonino fu la Parrocchia di S. Maria nella Cattedrale, una delle due circoscrizioni del centro storico. All’epoca Atri centro era molto popolata, perché non esisteva la periferia, Silvi era un piccolo borgo rivierasco con i pescatori e i primi villeggianti in estate, Pineto, ancora denominata Villa Filiani, aveva quattro stabili di numero. E non esisteva neppure Pescara come la conosciamo oggi, perché il nome si riferiva solamente alla parte Sud della Pescara.

Don Antonino non ebbe il titolo di Parroco, ma di Vicario Curato di S. Maria, perché la Parrocchia era legata al Capitolo. Diversi erano i Canonici della Cattedrale, ognuno officiava in una diversa chiesa, tra la parte intramurale e la campagna e tutti si radunavano nella tarda mattinata per l’ufficio corale in S. Maria, pena l’annotazione del puntatore.

Tra le opere di Don Antonino a S. Maria, l’acquisto delle statuine del presepe, portato avanti anche molto tempo dopo la sua scomparsa. Il presepe era l’attrattiva principale delle chiese nel tempo natalizio, soprattutto nel giorno dell’Epifania, quando c’era proprio il giro per tutte le chiese della cittadina, con il bacio a Gesù Bambino. La tradizione continua ancora adesso, anche se l’impraticabilità di questa o quella chiesa, ha modificato (come per le Quarant’Ore) il percorso.

Don Antonino si prodigò per l’assistenza degli ammalati di “spagnola”, lo stesso morbo che colpì Francesco e Giacinta di Fatima, perché la Madonna aveva detto che presto li avrebbe portati in Cielo. Visitava quotidianamente gli ammalati, compiendo l’opera di misericordia, menzionata dal Vangelo di S. Matteo nella pagina del giudizio universale, proclamato nella S. Messa della solennità di Cristo Re, nell’anno A (l’abbiamo letto alla fine dell’anno liturgico appena concluso). Un Vangelo sulla regalità del Signore che si propone come Davide, Re e Pastore.

Don Pierucci lasciò rimpianto nella città e nella parrocchia servita per pochi, ma fecondi anni. Fu tumulato nella cappella di famiglia, nella parte antica del camposanto di Atri, accanto ai componenti della sua famiglia. Gli subentrò, proveniente da Alanno, Don Saverio Pelusi, per volere dell’allora Vescovo Carlo Pensa. Anche Don Saverio lasciò rimpianto nella città dove fu Parroco nel periodo tra le due guerre. Obbedì alla vocazione minoritica, entrando nel 1947 nella Provincia Serafica degli Osservanti dell’Umbria.

La memoria di Don Antonino è serbata viva dal nipote, Dott. Vincenzo Pierucci, Aiuto a riposo della Divisione di Medicina Generale dell’Ospedale Civile di Atri, e dopo la feconda esperienza nell’AC diocesana di Atri, dove è stato autorevole componente insieme a tanti amici, anima del Movimento dei Focolari di cui è responsabile a livello diocesano.

Grazie al Dott. Pierucci, l’Opera di Maria è stata conosciuta da tantissimi atriani, non solo ospedalieri, anche vivendo l’esperienza delle prime Mariapoli alla Pro Civitate Christiana di Assisi e poi quelle, meno suggestive emotivamente ma sempre pregnanti per la vita spirituale e comunitaria, negli hotels di Montesilvano o nell’amena location di Ovindoli.

La memoria di Don Antonino Pierucci, rimane in benedizione, come quella di tanti sacerdoti, religiosi e secolari che hanno personificato le beatitudini. E’ stato un cittadino illustre di Atri, un pastore con l’odore delle pecore come avrebbe detto Papa Francesco.

SANTINO VERNA