Pubblicato Lunedì, 27 Novembre 2017
Scritto da Concezio Leonzi

A ELICE UNA ESECUZIONE DI GRANDE DIGNITA' ARTISTICA

LA MESSA DI JACOB DE HAAN PER UN CONCERTO DI SANTA CECILIA

Tante, in questi giorni di novembre, le manifestazioni musicali dedicate a Santa Cecilia, nella nostra provincia, come in altre. Ed è bello ritrovarsi grazie alla musica. Per i musicisti andare ad un concerto non è solo l’occasione per ascoltare la musica dal vivo, ma anche quella di riabbracciare colleghi, vecchi amici, concertisti, compagni di conservatorio, o più semplicemente persone conosciute nei lunghi anni dedicati alla musica. Quest’anno, tra i tanti concerti in Abruzzo ce n’è uno di cui voglio riferirvi in questo asterisco. E torno a parlare, con piacere, dell’Orchestra del Teatrino di Elice (Pe), che detto così potrebbe sembrare l’espressione istituzionale di una scuola di parrocchia o semplicemente il gruppo musicale di un oratorio. È vero che l’orchestra del Teatrino usa la vecchia cripta di una bellissima chiesa della provincia pescarese, ma di oratorio e di ”doposcuola”, vi assicuro, non ha nulla. Fior di musicisti, infatti, danno vita ad una scuola di altissimo profilo, musicale ed educativo, che lavora per tutto l’anno con finalità altamente artistiche, sociali e socializzanti. Strumenti a fiato, soprattutto, e percussioni (il docente è un percussionista di chiara fama: Danilo Di Vittorio). Diretti da Antonio Di Vittorio, raffinato clarinettista abruzzese che da anni si dedica con successo anche alla direzione d’orchestra.

Torniamo alla festa di Santa Cecilia, e al concerto che proprio l’Orchestra del Teatrino di Elice ha voluto dedicarle ieri sera in un una cornice insolita: la bella chiesa di Sant’Agnello, semplice, sobria, raccolta, dalla cui area antistante si gode una bella vista sulle colline pescaresi. In programma la Missa in onore di Santa Cecilia di Jacob De Haan, compositore olandese di Heerenveen (1958 - viv.), autore di brani per orchestra di fiati. Un’opera godibile, serena, senza indugi drammatici, a tratti settecentesca nella scrittura melodica e nelle armonie (evidenti gli echi mozartiani). Originale tuttavia, e quel che più conta, assai gradevole, senza forzate ambizioni di modernità. Un’opera di tradizione, potremmo dire, sia pure con qualche novità sul piano della concezione spirituale. Mancano, ad esempio, i momenti di raccoglimento che la tradizione sacra ci consegna, come la meditatio del “Crucifixus” del Credo, ad esempio. O l’attesa rassegnazione dell’Agnus Dei. Note caratteristiche che rendono questo lavoro di Haan originale, almeno sotto il profilo emozionale. L’esecuzione, diretta dal bravissimo Antonio Di Vittorio, prevedeva un organico medio di fiati, organo e quattro voci soliste, due soprani, tenore e basso: Simona Mincone, Gabriella Di Peppe, Giovanni Di Deo e Lucio Di Giovanni, egregiamente all’altezza dei rispettivi ruoli. Grande fusione dell’orchestra. Degni di nota i soli del flautista Stefano Mammarella e del trombista (o trombettista, vexata quaestio mai risolta) Silvio Di Paolo. Un’esecuzione di grande dignità artistica, che dimostra che per la buona musica si può scegliere anche una modesta chiesa di campagna, eseguita da formazioni “minori”, che senza clamori e tra immaginabili difficoltà organizzative, tengono alto il nome della musica italiana.

Concezio Leonzi