Pubblicato Venerdì, 13 Ottobre 2017
Scritto da P.P.

ATRI: LA CATTEDRALE FERITA

INTERVISTA A TUTTO  CAMPO AL PARROCO DON GIUSEPPE BONOMO

UN GRIDO DI ALLERTA:
FATE PRESTO, NON ASPETTATE UN ALTRO SISMA!

Abbiamo incontrato il parroco don Giuseppe Bonomo per parlare con lui della situazione della nostra Cattedrale chiusa da più di un anno per i noti eventi sismici. E' stato un incontro cordiale, utile per ripercorrere le tappe di un iter segnato da amarezze e speranze. Abbiamo il piacere di dare ai nostri lettori notizie certe e di prima mano sulle prospettive dei lavori necessari per la attesa riapertura del Duomo, casa di Dio nella città e monumento di meravigliosa bellezza.

Tutti viviamo l'amarezza di vedere quelle porte chiuse, tutti avvertiamo, con tristezza, il silenzio delle campane, colonna sonora delle feste più belle del nostro calendario.

La città tutta soffre la chiusura del Duomo, ne risente la vita sociale ed economica, è penalizzata la comunità ecclesiale priva da mesi della sua "casa", l'attività turistica è duramente compromessa.

Ringraziamo don Giuseppe per la sua disponibilità e per le precise informazioni che ci autorizzano a sperare che si possa mettere al più presto la parola "fine" ad una lunga storia di fatiche burocratiche e di sofferta attesa. (P.P.)


1 - Con quale spirito, da parroco,  vivi la dura esperienza della chiusura della Cattedrale?

E’ tutto più difficile perché  la Cattedrale  è la "chiesa madre". La confusione ingenerata per mesi non sapendo a chi rivolgersi e trovando porte chiuse mi ha realmente abbattuto.

E’ come vivere senza madre, cioè il punto di riferimento affettivo, dove l’affetto e incentrato su Cristo Gesù e la sua  Chiesa, il suo popolo. Mi manca la bellezza della liturgia, questo splendore del vero che sintetizza in modo entusiasmante la  fede, l’occasione dell’incontro, la disponibilità  della confessione, il dialogo con tutti.

Il popolo di Dio, di cui sono indegnamente pastore, inoltre vive una inevitabile confusione, non nell’oggetto della fede bensì nei girovagare fra chiese e nella difficoltà degli incontri in un luogo certo ed aperto sempre. Tutti abbiamo bisogno di un punto fisso da cui ripartire, dell’esperienza originaria della “madre”. Il Duomo di Atri è la casa di Dio della Città, e in cuor mio soffro per tutti coloro che hanno nostalgia della Cattedrale come bellezza, punto aggregativo nella gioia e nel dolore, sede del Vescovo  che vi celebra l’Eucaristia nelle maggiori solennità.


2 - Attualmente è tutto fermo. Quali sono i motivi che impediscono l'inizio dei lavori?

I motivi sono di ordine organizzativo e burocratico. L’iter che abbiamo seguito è stato dettato dalla Soprintendenza Mibac e dall’Ufficio per la  Ricostruzione. Può essere utile ripercorrere per chi legge gli ultimi passaggi di questo iter:

dopo il terremoto del 24 agosto cosa abbiamo fatto

Tutti questi lavori sono stati pagati dalla Diocesi e dalla Parrocchia in parti uguali con il contributo di molti fedeli, anche non di Atri.

COSA MANCA

  1. Fatte le integrazioni entro fine ottobre, si rimanda tutto e si attende l’approvazione del comitato per la ricostruzione che indice una conferenza di servizio al fine di accelerare i tempi del restauro. Tale conferenza sarà costituita dall’Ufficio di Controllo di Teramo, la Sovrintendenza Mibac per il territorio competente, gli uffici del comune di Atri competenti per una veloce messa in opera dei lavori.
  2. Il bando per scegliere l’impresa


3 - Hai trovato appoggio nelle autorità istituzionali?

Anzitutto il nostro Vescovo Michele si è speso affinché la Cattedrale di Atri diventasse capofila delle oltre 180 chiese danneggiate in Diocesi. Devo dire che il Ministro Franceschini e l’on. Savini non si sono mai fatti negare così come il Presidente della Regione Abruzzo con cui ho avuto un incontro in cui Luciano D’Alfonso ha promesso il suo interesse. Anche il Comune di Atri, questa estate, si è attivato per la fruizione di parte della Cattedrale con una ordinanza ad hoc.

Ora però, occorre passare dalle parole ai fatti. I politici che ho nominato entrano in gioco soprattutto ora, visto che il nodo burocratico sembra  sciolto. Ogni mancanza di attenzione alla velocizzazione dell’apertura della Cattedrale di Atri è da considerare come insensibilità o cecità politica.

 

4 - Per quanto riguarda la sicurezza, la Cattedrale è stata chiusa per problemi di rilevanza strutturale o per più modesti problemi quali potrebbero essere il distacco di intonaci?

I problemi non sono strutturali anche se sono complessi date le dimensioni della Cattedrale. I lavori sono insomma di consolidamento.

 

5 - Quali sono gli interventi ritenuti più necessari per la riapertura?

Non sono un tecnico ma a quanto ho capito riguardano il distacco degli intonaci, la ricognizione delle parti pericolanti, un lavoro di cuci e scuci nelle zone interessate oltreché un rinforzo generale delle catene.

 

6 - Ci sono i progetti e i finanziamenti?

Come detto i progetti definitivi sono stati depositati e sono stati finanziati a giugno 300.00,00 € a cui potrebbero aggiungersi altri fondi. Ho anche intenzione di finanziare gli interventi di manutenzione ordinaria con iniziative di raccolta fondi parrocchiale.

 

7 - Il disagio è di tutta la città con evidenti negative ricadute economiche. Puoi dare un messaggio di...speranza?

Credo che tutti debbano fare il proprio lavoro. Su questa certezza si può costruire una speranza di apertura entro l’anno. Il popolo di Dio con tutti gli uomini di buona volontà di Atri attendono questa riapertura. Prego per questa assunzione di responsabilità dei singoli uffici che poi sono persone. La mia speranza è che lavorino per il bene comune, tutti. Il mio messaggio: fate che l’opera non venga ritardata, ne va della gioia di un popolo, dell’economia di una città, della fruizione della bellezza da parte di tanti turisti e non  che vengono ad ammirare una delle più belle Cattedrali d’Abruzzo che custodisce tesori inestimabili e meravigliosi.

Per finire un grido d’allerta : non aspettate un altro sisma! Consolidiamo la Cattedrale e a Dio piacendo, non avremo nulla da temere. Prevenire è meglio che curare (e costa meno)!